Rivista "IBC" XXV, 2017, 1
Dossier: Il Catalogo forma ed essenza del patrimonio
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier / progetti e realizzazioni
Con design industriale «si indica quel particolare settore della produzione industriale dove al dato tecnico si accompagni un elemento estetico» (Dorfles, 1977); progetti, prototipi e oggetti che, accanto a una funzione utilitaria, coniugano una componente estetica e abbiano un carattere iterativo sottostando a leggi di mercato e di marketing, sono stati oggetto di una ricerca sulla materia sviluppata da IBC ad ampio raggio e su svariate tipologie di musei e raccolte, biblioteche e archivi dell’Emilia-Romagna.
All’evoluzione del design concorrono vari fattori: il rapporto tra arte e tecnica, l’importanza della radice del design industriale nelle arti applicate, trasformatasi con operosa complessità nell’associazione di artigianato, arti visive e scoperte tecnologiche e industriali, la straordinaria comunione osmotica tra arte, architettura, scienza e tecnica che il design riflette nel suo uso quotidiano e che testimonia l’evoluzione culturale, tecnologica ed economica della società occidentale degli ultimi centocinquant’anni.
Il censimento del design negli istituti culturali della regione Emilia-Romagna: ha indagato 439 realtà museali di cui 50 hanno dimostrato nuclei collezionistici inerenti la materia – disegni, progetti, prototipi, oggetti - che per i suoi indefiniti e ambigui confini è stata circoscritta in alcuni insiemi, e sottoinsiemi a seconda del caso, in base ai più recenti studi sull’argomento (A. Bassi, 2008; F. Clivio, H. Hansen, P. Mendell, 2014; M. Vitta, 2011).
Nel corso della ricerca, viste le diramazioni della materia, si è ritenuto opportuno ampliare il censimento anche al design museografico di musei e biblioteche (Silvia Ferrari), e ai documenti custoditi negli archivi del territorio (Mirella Maria Plazzi), con una rilevanza di 28 casi di allestimenti museografici tra musei e biblioteche e circa 76 fondi archivistici monografici.
Il materiale inerente il design è stato enucleato dal resto delle collezioni, fotografato e schedato utlizzando il sw © Samira con la scheda N (Nucleo), a sua volta agganciata alla scheda principale M (Luogo contenitore) di riferimento.
La materia è stata così suddivisa:
- prodotti manifatturieri e arti applicate all’industria
- design d’autore
- design anonimo,
quest’ultimo ulteriormente discriminato in:
a) Anonimo di tradizione: oggetti di epoca e condizione di produzione preindustriale, ove prevale l’antica tradizione del saper fare e produrre. Prodotti scaturiti da un’idea progettuale, non più artigianali ma già seriali per quantità e organizzazione del processo di produzione.
b) Anonimo: manufatti dell’era industriale che hanno portato soluzioni di problemi. Prodotti storici tutt’ora in produzione.
c) Anonimo d’autore: oggetti apparentemente anonimi ove, anche se progettati da un autore, essi rimarranno anonimi nella fruizione e, soprattutto, nell’intenzione progettuale che li sottende.
d) Oggetti d’uso quotidiano (hidden forms): cose realizzate in maniera del tutto anonima che, per forma, fabbricazione, modo d’impiego o materiali, offrono qualcosa d’insolito, cose che raccontano storie, ma che sono sottoposte a processi d’innovazione tecnica e ingegnosità umana.
Tale censimento ha messo in evidenza un atlante delle tipologie così suddiviso in base all’ADI Design Index: design per l’abitare, arredo urbano, design per la persona, design per la mobilità, design per il lavoro, design dei materiali e dei sistemi tecnologici, design per la comunicazione.
A breve termine è prevista la pubblicazione della banca dati dei Luoghi del Design in Emilia-Romagna all’interno del Catalogo del Patrimonio Culturale http://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/ e del libro in formato ebook E-R design: estetica del quotidiano nei musei dell’Emilia-Romagna a cura di C. Collina, con saggi di Raimonda Riccini, Flaviano Celaschi, Claudia Collina, Simona Riva Giovanna Cassese Beatrice Cunegatti, Silvia Ferrari e Mirella Maria Plazzi e mostre diffuse sul territorio.
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