Rivista "IBC" XXV, 2017, 1

musei e beni culturali / mostre e rassegne

La camera di Arturo

Davide Gnola
[Direttore del Museo della Marineria di Cesenatico (Forlì-Cesena)]

È nata dalla collaborazione assidua e amichevole tra Arturo Zavattini e l’IBC, Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, – che ha portato alla recente costituzione dell’archivio del padre Cesare alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia – l’occasione della mostra Arturo Zavattini fotografo. Viaggio in Italia 1950-1960, allestita durante le festività natalizie alla Galleria comunale “Leonardo da Vinci” di Cesenatico: mostra che da Arturo è stata fortemente voluta proprio in ragione di un legame forte e indissolubile con la sua regione di origine, e che è stata resa possibile da una fattiva trama relazionale tra istituzioni diverse.

Si deve alla grande esposizione promossa nella primavera scorsa dal Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari di Roma, di cui l’allestimento di Cesenatico costituisce un ampio ritaglio, la riscoperta di Arturo Zavattini fotografo. A lui, personaggio schivo e appartato, i curatori Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane riconoscono finalmente in questa occasione un ruolo di primo piano nella storia della fotografia italiana del ‘900.

Fu il padre Cesare a regalare ad Arturo ragazzino la prima macchina fotografica, una Ferrania Condor: grazie a quella autorevole iniziazione, Arturo diventa negli anni successivi osservatore e testimone sensibile dell’Italia del dopoguerra e di quel mondo del cinema e della fotografia che la fece diventare soggetto di alta ispirazione e di impegno culturale e sociale. Il giovane Zavattini è immerso nel mondo vivace e pieno di opportunità del cinema di quegli anni e non può restarne fuori: inizia come aiuto-operatore e assistente, poi come operatore, infine come direttore della fotografia, collaborando a film importanti come Umberto D. di Vittorio De Sica, Roma ore undici di Giuseppe De Santis, e con altri registi come Alessandro Blasetti, Federico Fellini, Giuseppe Ferrara, Franco Indovina, Alberto Lattuada, Luigi Magni, oltre che naturalmente con il padre Cesare. Ma nella casa paterna, il giovane Zavattini ha anche modo di incontrare di persona alcuni dei maggiori fotografi del Novecento, come Paul Strand, Herbert List, Ernst Haas, ed Henri Cartier-Bresson, che sarà sempre per lui un ineguagliabile punto di riferimento, come rivela anche una fotografia con dedica del maestro francese.

Nel 1952 Arturo conosce l’antropologo Ernesto de Martino, che lo invita ad accompagnarlo nella sua celebre spedizione nel Mezzogiorno italiano. Qui Zavattini documenta incontri e sopralluoghi con scatti che uniscono al valore di documentazione etnografica una straordinaria qualità fotografica. Da questo momento l’attività di fotografo si affianca stabilmente al cinema, ma senza che da questo lavoro emergano pubblicazioni o mostre: per Zavattini, la fotografia diviene “una forma di riflessione privata, strumento di conoscenza e di relazione umana”, e anche occasione di iniziative e sperimentazioni che si svolgono insieme ad artisti, come Renzo Vespignani, oppure ad associazioni e circoli fotografici, in televisione (sue le monografie dedicate a fotografi per la serie Apriti sabato, nel 1978), o nelle scuole, proseguite sino ad anni recenti.

Dopo la morte del padre, nel 1989, Arturo assume l’impegno assiduo di custode e curatore dell’Archivio Cesare Zavattini, seguendo le varie iniziative dedicate a valorizzare la memoria del grande scrittore, sceneggiatore, regista e pittore. È in questa veste che inizia a collaborare con l’IBC in stretto rapporto col suo direttore Nazareno Pisauri, lungo un percorso che condurrà poi nel 2012 alla donazione dell’archivio alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.

In tutti questi anni, tuttavia, le migliaia di scatti realizzati in decenni di lavoro, in gran parte allo stato di negativi, al più corredati da provini o stampe di piccole dimensioni, restano conservati nel suo studio romano. La riscoperta avviene proprio grazie alle prime immagini scattate durante la spedizione di Ernesto de Martino, nel contesto dell’attività di studio e ricerca svolta dal Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari. È lì che Francesco Faeta, antropologo da sempre interessato ai temi della visione e della rappresentazione, ha modo di riscoprire le fotografie di Zavattini coinvolgendo nel lavoro di selezione e cura Giacomo Daniele Fragapane, studioso di storia della fotografia. Il risultato è quello di riportare alla luce e presentare al pubblico, con uno studio organico e completo, l’opera di un grande fotografo italiano, che oltre alla mostra nel prestigioso museo della Capitale vede anche la pubblicazione di un ampio volume edito da Contrasto, che documenta anche le altre sezioni presenti nell’allestimento romano che non hanno potuto trovare spazio a Cesenatico, come gli scatti realizzati in Thailandia e a Cuba, o i ritratti e scene di backstage con vari registi e attori degli anni ’50 e ’60.

La mostra di Arturo Zavattini è stata anche una degna occasione per la riapertura, in spazi ristrutturati e con una nuova formula di gestione, della Galleria comunale “Leonardo da Vinci”, un luogo con una lunga tradizione espositiva che è stato oggetto due anni fa di un importante e pregevole restauro. La Galleria ha recuperato e valorizzato le sue caratteristiche di edificio storico (si tratta del primo mercato del pesce all’ingrosso di Cesenatico, una sorta di piccolo padiglione costruito nel 1929 e più volte rimaneggiato), ma il restauro ha comportato la sostituzione delle tamponature in muratura con ampie vetrate, con la conseguente necessità di utilizzare per gli allestimenti strutture autoportanti leggere: da qui, la decisione di privilegiare nella programmazione futura la fotografia, la grafica, l’illustrazione, anche allo scopo di conferire alla Galleria una più spiccata identità. L’altra importante novità è quella della formula di gestione: poiché diventava sempre più difficile sostenere a carico del bilancio comunale la spesa per il personale di sorveglianza della Galleria, si è previsto al suo interno un bookshop con annessa caffetteria, il cui gestore – scelto attraverso un’apposita gara riservata ad operatori del settore – garantirà oltre all’apertura al pubblico anche il sostegno alle spese di funzionamento, dando modo al contempo di sperimentare una maggiore dinamicità dello spazio culturale. I dati delle prime settimane di apertura hanno già mostrato l’efficacia di questa nuova formula, con moltissime presenze e una frequentazione estesa a fasce di pubblico che prima non erano solite visitare mostre. La futura programmazione espositiva, curata dal Servizio beni e attività culturali del Comune di Cesenatico, avverrà soprattutto ricercando collaborazioni con altre gallerie, musei o fondazioni interessate a veicolare le mostre da loro prodotte in un contesto sicuramente molto vivace quale quello della costa romagnola. 

Mostra:
Arturo Zavattini fotografo. Viaggio in Italia, 1950-1960
Galleria comunale “Leonardo da Vinci”, Cesenatico
3 dicembre 2016-8 gennaio 2017

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