Rivista "IBC" XXV, 2017, 1
territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / pubblicazioni
Sergio Venturi (1945-2011) è stato funzionario e poi dirigente presso l’IBC, l’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, fra il 1978 e il 2005, ma prima di questo definitivo approdo aveva vissuto quella temperie culturale nel passaggio dagli anni sessanta ai settanta, partecipando attivamente alle campagne di rilevamento dei beni culturali in territorio rurale appenninico bolognese e maturando una profonda conoscenza delle forme di edilizie storiche, abitazioni, rustici, mulini, oratori e altri manufatti minori. Andrea Emiliani, assoluto protagonista di quegli eventi e poi modellatore dell’IBC, ebbe a delineare con grande efficacia la figura di Sergio Venturi, introducendo una raccolta di scritti del nostro ( Alicuius iter, Reggiolo, 2008): “Sergio Venturi […] ha finito per dedicare la sua intera vita di studio e di sperimentazione all’Istituto per i Beni Culturali […] e di militare così per decenni entro quella prima rete e trama di possibilità che questa nuova istituzione, inedita e tale rimasta nel silenzio calato purtroppo sul rapporto tra patrimonio culturale e naturale e strutture decisive dell’ente Regione […] Credo che sia già chiaro a molti che la conoscenza del paese italiano […] sia quasi del tutto da accreditarsi al lavoro privato, di alcuni scrittori, di giornalisti erranti, di ricercatori preoccupati. Questa è esattamente la schiera talvolta peregrina, quasi sempre interdetta e furente alla quale appartiene Sergio Venturi […] nello stile delle origini d’una politica dei beni culturali”. Da questo magistrale ritratto ci estendiamo ad un ambito che s’integra con la conoscenza del territorio rurale, che va alla storia delle pratiche di lavoro, che tocca la costruzione del paesaggio agrario, grande campo d’indagine per le predilezioni culturali del nostro studioso. Diversi anni fa gli fu segnalata la presenza di un manoscritto anonimo presso l’Archivio Guidotti Magnani di Bologna, Instrucione da osservarsi dal nostro fattore di campagna, testo risalente al quarto o quinto decennio del Settecento. Venturi ebbe il merito di trascriverlo e pertanto di far emergere dall’oblio un’opera agronomica di indubbio interesse, ora pubblicata per impulso del Centro Studi Ville Bolognesi, laboratorio di ricerca promosso dal Comune di Zola Predosa in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna. Il volume – Istruzioni per un fattore. Le opere e i giorni in una tenuta bolognese del Settecento. Testo trascritto da Sergio Venturi – va ad inserirsi ne I quaderni del Lavino, pubblicazioni di cultura, ambiente e storia promosse dall’Associazione Culturale Zeula, e contiene scritti di Massimo Montanari, Armando Antonelli, Mauro Carboni, Marina Foschi, Antonio Nicoli, Daniele Pascale, Filippo Ribani. Le pagine di testo sono piacevolmente intervallate da significative immagini fotografiche riprese nel 1908 da Paolo Senni nella tenuta delle Tombe presso Lavino di Mezzo e raffiguranti momenti di vita agricola, certamente distanti dall’epoca del manoscritto, ma tuttavia ancor validi tramiti per la comprensione di un mondo scomparso, fatto di uomini, donne, bambini, animali, mezzi di trasporto, case, manufatti per il lavoro, nei fatti molto vicino fra Settecento e primo Novecento. Il valore dell’opera è messa in luce nella prefazione di Massimo Montanari, che sottolinea come il fattore, figura di mediazione fra la proprietà e i lavoratori, in altri testi agronomici sia personaggio sempre contemplato ma relegato sullo sfondo; mentre qui sia lui il protagonista al centro della scena, al quale sono rivolte le minuziose istruzioni su come comportarsi per organizzare il lavoro (con indicazioni anche molto tecniche) e anche su come trattare i contadini, con una non frequente concessione ad una funzione istruttiva “in una società che affidava spesso all’ignoranza il compito di smussare i motivi di conflitto, per un quieto mantenimento dell’ordine sociale. È l’espressione forse più suggestiva di cosa significhi essere un ‘mediatore culturale’”.
Istruzioni per un fattore. Le opere e i giorni in una tenuta bolognese del Settecento, testo trascritto da Sergio Venturi, con scritti di Armando Antonelli [et al.], Castello di Serravalle (Valsamoggia), Epika, 2016.
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