Rivista "IBC" XXIV, 2016, 1
biblioteche e archivi / convegni e seminari, didattica
L'articolo che segue è un estratto da una ricerca più ampia condotta nel 2012 sul tema dell'emigrazione dalla Bassa Romagna in occasione dell'Open day di biblioteche e archivi dell'Unione della Bassa Romagna e sfociata in un omonimo opuscolo curato da Elisa Dondi e dalla sottoscritta (1). L'indagine ha avuto come obiettivo quello di studiare come i comuni che costituiscono l'Unione (Alfonsine, Bagnara, Bagnacavallo, Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo, Massa Lombarda e Sant'Agata sul Santerno) affrontarono il fenomeno della grande ondata migratoria dall'indomani dell'Unità allo scoppio del primo conflitto mondiale. La mobilitazione intorno al fenomeno interessò enti, istituzioni, così come le vite degli individui e dei nuclei familiari nella doppia declinazione di chi partiva e di chi restava. Le carte studiate hanno infatti restituito un interessante specchio della vita istituzionale e commoventi scorci della vita dei singoli. Esse si trovano conservate presso l'Archivio di Stato di Ravenna e gli Archivi storici dei comuni dell'Unione. In particolare all'Archivio di Stato di Ravenna si è consultato il fondo della Prefettura, serie "Archivio generale", relativamente alla voce "emigrazione", mentre per gli archivi storici comunali si è rintracciata documentazione interessante nella serie "carteggio amministrativo" alle categorie XIII "esteri" e XV "oggetti diversi". Le tipologie documentarie analizzate comprendono circolari ministeriali, prospetti statistici ed elenchi nominativi, relazioni redatte dai sindaci e inviate alle prefetture per monitorare il fenomeno sui territori di competenza, carteggi tra sindaci, famiglie dell'emigrante e consolati, carte pubblicitarie dei vettori di navigazione, manifesti, locandine e delibere del Consiglio.
La mobilitazione delle amministrazioni e delle comunità afferenti può essere riassunta in quattro azioni fondamentali: monitorare, regolamentare, avvisare, informare e assistere.
Monitorare
Dotarsi di strumenti statistici con cui rilevare il movimento migratorio fu da subito un'esigenza degli enti. I prospetti statistici sono per lo più di due tipologie: prospetti trimestrali e annuali redatti a livello di circondario ed elenchi nominativi dei migranti compilati dagli uffici delle anagrafi comunali, entrambi inviati alla Prefettura. Questi documenti sono importanti perchè rilevano il fenomeno migratorio sia per l'aspetto numerico che per la tipologia di emigrante. Da entrambi si ricava che per quello che riguarda la Bassa Romagna questi è un migrante definito "temporaneo", ovvero un individuo che spesso si muoveva singolarmente per motivo di affari o per cercare lavoro, ma non con l'idea di rimanere all'estero.
Regolamentare
All'inizio del XX secolo lo Stato si dota di una legge organica in materia, la n. 23 del 31 gennaio 1901, che modifica nell'impianto la precedente del 1888 che trattava l'emigrazione essenzialmente come un fenomeno interessante la sola pubblica sicurezza. Con questo nuovo strumento legislativo viene istituito un organo centrale alle dipendenze del Ministero per gli Affari esteri, il Commissariato generale dell'emigrazione e si sancisce l'obbligo per i migranti di dotarsi di passaporto. Per ciò che concerne i vettori, la legge stabiliva che dovessero comunicare al Commissariato tariffe, destinazioni e durata del viaggio, informazioni che a loro volta venivano da questo inviate ai comuni per essere affisse all'albo pretorio. Con l'aumento esponenziale del fenomeno, le compagnie di navigazione si dotarono dei cosidetti "procacciatori", una sorta di intermediari sul territorio, individuati tra i commercianti del paese in virtù della supposta rete di relazioni cittadine consolidate. Nei comuni della Bassa Romagna troviamo infatti tra i procacciatori tabaccai, orefici, barbieri e calzolai.
Avvertire
È forse questa l'azione più testimoniata - negli archivi storici comunali - dalle numerosissime circolari che il Commissariato inviava alle prefetture, sottoprefetture e comuni. Si tratta di una mole di documentazione enorme atta ad avvertire l'emigrante rendendogli noto cosa avrebbe trovato in terra straniera in termini di clima, offerte di lavoro, pericoli legati alla sicurezza pubblica e all'essere italiano. Una serie consistente di queste circolari sono dedicate a donne e bambini. Dalle Hawaii si avvisano gli operai italiani che non avrebbero trovato altro lavoro "se non nelle piantagioni di zucchero dove farà moltissimo caldo e soprattutto ci sarà la concorrenza dei cinesi e dei giapponesi che sono molto più abili in questo lavoro e anche più abituati al clima umido" (2); dal Cile il monito "se voi andate come braccianti, incontrerete tante e tali difficoltà a trovar lavoro che finirete per abbandonare quel paese ridotti a male dagli stenti e dalle privazioni" (3). Molte circolari mettono in guardia l'emigrante dagli inganni assicurativi nell'eventualità di infortuni sul lavoro, altre lo avvisano che il clima sociale di molti paesi è ostile agli italiani, così come testimonia una circolare dalla Svizzera datata 1907, in cui si recita: "negli ultimi tempi si è verificata una forte recrudescenza fra gli immigrati italiani: risse, reati contro il buoncostume aggressioni a mano armata e che di conseguenza la pubblica opinione è allarmata e comincia a reclamare misure restrittive contro l'invasione operaia italiana" (4).
Informare
Compito degli organi istituzionali era anche di rendere noto quali fossero i mestieri più ricercati all'estero, quale il salario e quale il costo della vita del paese ospitante. I lavoratori della Bassa Romagna che emigrarono furono per lo più impiegati nella costruzione di infrastrutture (linee ferroviarie, canali, strade), nelle miniere e in particolare, per il Comune di Bagnacavallo, molti raggiunsero l'Ungheria durante la stagione della raccolta delle erbe vallive, mestiere in cui eccellevano gli abitanti della frazione di Villanova.
Assistere
In virtù della legge del 1901 nei comuni vennero istituiti dei comitati per l'emigrazione con funzioni gratuite. Essi erano composti dal pretore o dal giudice conciliatore, dal sindaco, da un ministro del culto, da un medico, da un rappresentante delle società operaie, agricole o di mutuo soccorso e fungevano da raccordo tra Stato e comunità con lo scopo di informare e avvisare in modo organico su ogni aspetto del viaggio, dalla partenza all'arrivo. Importante era anche l'assistenza che i Comitati o i sindaci offrivano in termini di intermediazione con i familiari degli emigranti, sia per questioni di natura puramente burocratica, ma anche (e i casi non sono pochi) per rintracciare notizie del congiunto di cui molto spesso si perdevano le tracce.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale molti di questi comitati si trasformano in comitati "pro rimpatriati" o "di soccorso agli operai rimpatriati". Rimpatriare non significava solo che la persona rientrava fisicamente (il più delle volte senza lavoro), ma anche ottemperare a una serie di procedure per sciogliere il legame stabilito con il paese straniero in termini di contratti di lavoro e d'affitto, conti bancari, assicurazioni, etc. Se si considera poi che nel territorio della Bassa Romagna il biennio 1912-1913 rappresenta l'apice dell'emigrazione in termini numerici, è intuibile come il cambiamento repentino di condizione rendesse tutto più complicato. Da Alfonsine il Sindaco nell'estate 1914 fa affiggere il seguente esplicativo manifesto:
"Cittadini, di fronte alla spaventevole implacabile bufera di sangue e di devastazione che si è scatenata sulle nazioni d'Europa di fronte alla enormità dei lutti e degli sconfinati orrori che derivano da una gigantesca lotta di razze e di predominio, anche l'Italia a malgrado della sua neutralità risente purtroppo, attraverso l'anima dei suoi figli, le conseguenze incalcolabili dell'immane sciagura, migliaia di nostri fratelli di tutto bisognosi disperati accasciati e vinti sono stati costretti a far ritorno alla grande madre".
1 P. Carroli - E. Dondi, A/R andata e ritorni. L'emigrazione dalla Bassa Romagna dall'Unità al 1915, Faenza, Edit, 2012.
2 ASCBc, carteggio amministrativo, cat. XIII, cl. 2, fasc. 1, anno 1890.
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