Rivista "IBC" XXIV, 2016, 1
biblioteche e archivi / convegni e seminari, didattica
Partendo dall'esperienza della mostra storico-documentaria Tracce dell'emigrazione parmense e italiana fra XVI e XX secolo, allestita presso l'Archivio di Stato di Parma dal 16 aprile al 27 giugno 2009 ( 1 ) e frutto di varie ricognizioni nel patrimonio archivistico dell'istituto, si può tentare, ripercorrendone le fasi salienti, di fornire una serie di indicazioni operative di percorso sia per agevolare la ricerca che per favorire la comprensione delle problematiche trattate. Del resto la sedimentazione documentaria che l'archivio offre è una sfida continua alla presa di coscienza e conoscenza del nostro patrimonio e uno stimolo a riappropriarci di un passato importante della nostra storia.
Affrontando il tema dell'emigrazione in modo trasversale ad ogni periodo storico alla ricerca di una lunga durata del fenomeno, vagliata la bibliografia ( 2), l'approccio metodologico per "affrontare le carte" di svariati fondi impone la consultazione dei relativi strumenti di accesso, anche se spesso molto sommari.
Segnali dell'emigrazione parmense affiorano da un censimento della popolazione di Parma ( Archivio del Comune di Parma, Estimi, bb. 1933-37; anni 1545-1636) e del contado ( Archivio del Comune di Parma, Estimi, bb. 1945-1946; anno 1545), voluto da Pierluigi Farnese all'inizio del suo ducato nel 1545 come strumento di governo per accertare lo stato sociale e finanziario del paese e ritagliarsi una propria identità nel mosaico dei piccoli stati autonomi italiani.
Nonostante le lacune di documentazione, che renderebbero incompleto uno studio a tappeto, sia per la città che per il contado, è proprio in questi quinternetti, stilati per località, che si trovano relativamente al Cinquecento le prime testimonianze del fenomeno migratorio parmense.
Se nelle zone di pianura e di collina i riferimenti sono scarsi, questi abbondano invece nelle zone di montagna, come Tizzano, Belvedere e Corniglio. A Carobio, ad esempio, il mistrale, che effettua la rilevazione indicando nome e cognome del capofamiglia, il nucleo famigliare («le boche») e l'età di ognuno, su 181 abitanti ne indica 28 assenti ( 3).
In calce alle registrazioni di varie comunità nella giurisdizione di Corniglio compare spesso una nota, che si ripete quasi a conferma di quanto il flusso migratorio nella seconda metà del Cinquecento da quelle zone fosse un fatto noto e acquisito: «Vanno in marema da duodeci sin ai sessanta et stanno fuori otto mesi, et alcuni no(n) tornano alcuni vi stanno quattro et sei annj»( 4).
Nel fondo Saline è presente un estimo del 1581 finalizzato alla tassazione del sale. È un censimento degli abitanti e del loro bestiame d'allevamento, nel territorio compreso tra la media e l'alta Val d'Enza, di confine tra il Ducato di Parma di Ottavio Farnese e quello estense di Alfonso II. Comunità per comunità, viene rilevato ogni nucleo familiare («foco»), con nome e cognome del capofamiglia, numero dei componenti con esclusione dei minori di sette anni d'età, numero dei bovini («bestiami grossi») e numero dei caprini-ovini («bestiami minuti») di proprietà ( 5).
Sono i primi segnali di un'emigrazione che troverà modalità e forme sempre diverse nel corso dei secoli. L'afflusso verso le pianure e le città si rivela il rimedio cronico alla povertà del territorio dell'Appennino. La crescita demografica del primo Cinquecento e le carestie della fine del secolo ne acuiscono la portata.
A seguito dell'editto di Caprarola ( 6), a lungo applicato e richiamato, anche se inizialmente ideato per garantire la vigilanza sugli spostamenti e sulle frequentazioni "estere", magari ostili al Ducato, dei feudatari e delle classi elevate, si impone l'obbligo della richiesta scritta a chi varca i confini. Tali documenti, nella veste a volte di suppliche e ricorsi, si possono rintracciare in fondi come gli Atti giudiziari ( 7 ) o il Supremo Consiglio di Giustizia e di Grazia e Consiglio della Dettatura o Ufficio dei Memoriali, la suprema magistratura dei ducati di Parma e Piacenza per circa due secoli, e permettono di dar voce a un'umanità errante, costretta ad «andare in volta», girovagare, elemosinare, per procacciarsi il vitto, alla ricerca di mezzi di sostentamento, documentando le motivazioni e le destinazioni dei richiedenti nella quotidianità della sopravvivenza ( 8).
Alla scelta delle varie località di destinazione presiedono la contiguità geografica, la presenza di rotte migratorie già sedimentate e in definitiva le connessioni costruite nel tempo per legami amicali o con i vari mercati del lavoro. Le aree prevalenti di partenza sono quelle dell'arco appenninico. Dalla montagna partono per la maremma Toscana e la Corsica (segantini) in autunno e rientrano in primavera. Dalla pianura partono nel periodo estivo per il Lombardo-Veneto per la mietitura o per lavori agricoli.
È possibile anche tracciare, esplorando il fondo Patenti, b. 68, le vicende di interi nuclei domestici, di reticoli parentali, di catene migratorie locali o professionali. Tra i mestieri itineranti, praticati quasi in esclusiva dagli abitanti della giurisdizione di Compiano, che comprendeva Bedonia, Bardi e Borgotaro, spicca sicuramente quello dei commedianti, uomini dediti agli spettacoli di strada che si esibiscono con orsi, scimmie, cammelli, cani, e pappagalli ammaestrati, oppure con diversi strumenti musicali, come il violino, la ghironda, la piva. Si creano vere dinastie di ambulanti, come i Bernabò e i Capellini. L'abitudine migratoria si protrae per oltre tre secoli nella zona delle alte valli del Taro e del Ceno tanto che l'allontanamento regolare costituisce un elemento di mantenimento dell'equilibrio economico di soccorso alla famiglia ( 9).
Ai primi dell'Ottocento, il rilascio di passaporti per gli agricoltori stagionali, confermando la prassi consolidata, ribadisce lo stato di estrema precarietà soprattutto delle comunità montane. Nel fondo del Governatorato di Parma (1805-1860), nella corrispondenza tra i sindaci e la sottoprefettura, si evidenziano le difficoltà dei richiedenti anche di far fronte al pagamento della tassa per il rilascio del passaporto. Il governo francese abbassa la tassa a un franco, e in seguito il governo di Maria Luigia la elimina del tutto per gli agricoltori indigenti ( 10).
Il Censimento dei Ducati di Parma, Piacenza e Lunigiana del 1849, nel fondo della Presidenza dell'Interno, nonostante qualche lacuna, restituisce i dati di tutti i cittadini presenti sul territorio, raggruppati per famiglie, frazioni, comuni, con indicazioni della destinazione degli emigranti e dell'attività da loro svolta, e conferma le specializzazioni lavorative e le consuetudini migratorie ( 11).
Anche nella Segreteria di Stato e di Gabinetto (1816-1848) così come nella successiva Segreteria Intima di Gabinetto (1849-1859) ( 12), si possono trovare documenti e rapporti con l'estero, fino al passaggio di competenze, dal 1851, al Dipartimento degli Affari Esteri (1847-1859). In questo fondo sono numerose le serie di interesse: le serie III e IV contenenti le pratiche e la corrispondenza tra il ministero degli esteri del ducato e le sue Legazioni e Consolati all'estero e la serie VI di Alto Buongoverno che si occupa del rilascio di passaporti, di legalizzazioni di atti e di informative ( 13). È soprattutto in questa documentazione che affiorano le problematiche più stringenti relative alla precarietà e vulnerabilità della condizione di emigrante, in balia di truffatori o, in condizione di clandestinità, di sfruttatori senza scrupoli. Emblematica è soprattutto la condizione dei giovani, bambini o ragazzi affidati a conduttori di spettacoli che nelle relazioni consolari risultano spesso abbandonati all'estero, obbligati a chiedere l'elemosina, in balia di impresari disonesti, dispersi o morti ( 14).
Le stesse problematiche sono affrontate nei documenti del fondo del Dipartimento di Grazia, Giustizia e Buongoverno (1846-1859) istituito nel 1846 con competenze tra l'altro, su polizia, buongoverno e ordine pubblico ( 15), prima di pertinenza della Presidenza dell'Interno.
Resterebbero da indagare, perché uffici deputati a trattare problemi relativi al flusso migratorio della popolazione, i fondi della Questura di Parma e della Prefettura di Parma, se non avessero subito perdite e dispersioni in seguito ai bombardamenti nel 1944 del Palazzo della Pilotta, sede all'epoca dell'Archivio di Stato. Nelle Disposizioni di massima (1875-1973) , impartite dal Ministero dell'Interno ai questori , tuttavia, si possono ritrovare le tracce delle traversie di sfortunati emigranti irregolari che in Algeria sono costretti ad arruolarsi nella Legione straniera, o in Francia e in Corsica costretti ad accettare inique condizioni di lavoro, pena il rimpatrio. Non mancano le segnalazioni di truffe operate da agenti non autorizzati che imbarcano i migranti verso destinazioni diverse da quelle promesse (Buenos Aires invece degli Stati Uniti). Anche l'atteggiamento delle autorità non è sempre lineare, passando da atteggiamenti protezionistici al rilascio agevolato di passaporti, sino ad arrivare a vietare l'espatrio di mano d'opera specializzata ( 16).
Le fonti d'archivio, così variegate e molteplici, nel rincorrersi dei diversi livelli di approccio, offrono la possibilità di far luce sull'evoluzione del fenomeno migratorio, consentendo di ricostruire una parte importante della storia del territorio e di cogliere con maggior attenzione i caratteri della propria identità, così come si sono andati costruendo nel tempo, per meglio affrontare il presente e la nuova prospettiva multietnica della nostra società.
1 La mostra, oltre a chi scrive, è stata curata da Mario Palazzino, al quale si deve l'ideazione e il coordinamento, Antonella Barazzoni e Lucia Togninelli. Il catalogo è consultabile a questo indirizzo:www.archiviodistatoparma.beniculturali.it/getFile.php?id=74(31 agosto 2016)
2 Si rimanda alle indicazioni bibliografiche del catalogo.
3 Descrizione degli abitanti del Contado Parmigiano, 1545, «Questy se son li boche de la Vila di Carobio Vila di Tizano». A.S.PR, Archivio del Comune di Parma, b. 1946.
4 Descrizione degli abitanti del Contado Parmigiano, 1545, «Le boche del Comune de Polida», ASPR, Archivio del Comune di Parma, b. 1946.
6 Bando del 29 giugno 1602 del duca Ranuccio Farnese sul divieto di «absentarsi et habitare de suoi sudditi fuori di questo stato», ASPR, Comune di Parma, Gridario, b.2133.
7 Costituito da varie serie, contiene documentazione di carattere giudiziario dal XVI al XIX secolo.
8 ASPR, Supremo Consiglio di Giustizia e di Graziae Consiglio della Dettatura o Ufficio dei Memoriali, serie V, b. 28: ad esempio, 13 ottobre 1613, Lorenzo Ronzoni, un tempo soldato ora «stropiato», presenta un'istanza al duca per ottenere una dilazione di pagamento di sei mesi per l'impossibilità di far fronte alle ingiunzioni; chiede inoltre di poter conservare il cavallo per procacciarsi il modo di saldare i debiti.
9 Attraverso la ricerca nei Registri Parrocchiali e nello Stato Civile della provincia di Parma, si ricostruiscono i nuclei famigliari; analizzando il fondo degli Estimi e Catasti farnesiani e borbonici è possibile ricostruire la destinazione di parte dei risparmi degli emigranti investiti in acquisti di terre.
10 ASPR, Governatorato di Parma, b. 139.
11 Da Bardi partivano i suonatori d'organetto portatile per Londra e Parigi; da Boccolo i merciai ambulanti per la Francia e gli stagionali segantini per la Lombardia. L'emigrazione diventa un sistema di vita trasmesso nell'ambito famigliare e nel paese d'origine e può spiegare la specializzazione di certi mestieri concentrati in alcuni villaggi e la scelta omogenea all'interno di una medesima comunità. ASPR, Presidenza dell'Interno, Censimento Comune di Bardi e Boccolo, b. 473.
12 ASPR, Segreteria Intima di Gabinetto; ad esempio le bb. 275-277, 296: passaporti.
13 ASPR, Dipartimento degli Affari Esteri, serie III, Legazioni e Consolati Parmensi all'estero, bb. 20-31; serie IV, Legazioni estere presso la Real Corte di Parma, bb. 32-33; serie VI, Alto Buongoverno, bb. 46-80.
14 ASPR, Dipartimento degli Affari Esteri, b. 46, fasc. 7; nel febbraio del 1851 il ministro degli esteri di Parma avvia la ricerca per via diplomatica di due giovani affidati nel gennaio del 1850 dai genitori a un suonatore di organetto portatile, diretto a Vienna; uno dei due ragazzi viene ritrovato in Ungheria insieme a una scimmia, entrambi in pessime condizioni di salute, da un collega del suonatore di organetto, che si affretta a scrivere al conterraneo più interessato alla scimmia, fonte di reddito, che al fanciullo. Nel 1852 Carlo III emana un decreto che impone l'iscrizione dei minori sul passaporto dei genitori o di qualche stretto famigliare e prevede la sanzione della confisca dei beni se non rientrano in patria entro un determinato periodo.
15 ASPR, Dipartimento di Grazia, Giustizia e Buongoverno, serie IX, Stato civile, Emigrazione, bb, 198 (1849-1859); serie XII, Polizia e buongoverno: relazioni con estero, bb. 258; passaporti, bb. 293-299; serie LX, Statistiche della popolazione, bb.706-710.
16 ASPR, Questura di Parma, Gabinetto, Disposizione di massima: fascc. 609-676, emigrazioni all'estero; fascc. 676-711, passaporti.
Passaporto rilasciato da Prospero Manara, ministro e segretario di stato e affari esteri, ad Antonio Celestini, 'che con alcuni suoi compagni di Compiano Stato di S.A.R. va in Toscana, in Corsica, ed in Sardegna con un dromedario e diversi animali selvatici per procacciarsi il vitto'. 1783, Archivio di Stato di Parma, Patenti, b. 68
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