Rivista "IBC" XXIII, 2015, 4
musei e beni culturali, biblioteche e archivi / pubblicazioni
"Il dato certo e innegabile è che l'inattesa quantità di dipinti che continuano a venire alla luce... oltre a rendere lo studio della natura morta un campo tra i più ardui e difficili di tutta la storia dell'arte, denunciano come il genere secondario... in realtà sia stato un aspetto primario e fondamentale della civiltà figurativa di alcune regioni d'Europa". Così, nel 1987, Federico Zeri sottolineava il ruolo da protagonista del genere pittorico della "natura silenziosa", still leven nei Paesi Bassi o, come nella locuzione in uso dal XIX secolo, "natura morta". Sono più di 14.400 le fotografie della Fototeca Zeri che costituiscono la sezione intitolata a questo tipo di produzione, raccontata attraverso immagini di dipinti che si scalano dal XVI al XIX secolo.
Un fondo straordinario, che per consistenza, oltreché per ricchezza di documentazione, rappresenta la raccolta più significativa dedicata a questo genere figurativo, al centro dell'attenzione dello studioso. Un interesse coltivato da sempre, o quanto meno dai primi anni Sessanta quando, all'indomani della grande mostra del '52 con la quale Sterling rilanciava la natura morta, Zeri frequentava la casa di Paul Getty a Londra e rimaneva affascinato da un quadro di Frans Snyders esposto nella biblioteca: un capolavoro, raffigurante Interno di cucina con figure.
Quell'incontro fu determinante: "non mi sono mai stancato di esaminare l'abilità somma con cui erano descritti i chicchi dei grappoli, le penne e le piume, la ruvida scorza dei melograni", raccontò poi il critico, che contribuì alla storiografia sulla "natura silenziosa" con i due volumi storici editi nel 1989 da Electa (La Natura morta in Italia), una pietra miliare che diede il via ad acquisizioni fotografiche incrementate negli anni. Di questo studio testimoniano le migliaia di immagini messe assieme nel tempo; confrontate, interrogate, catalogate, le fotografie offrono una documentazione formidabile che illustra in tutte le sue varianti quel tipo specifico di pittura individuando aree, protagonisti, temi e catturando la storia nascosta degli oggetti, l'alimentazione, l'ambiente, l'economia: in una parola, la vita. Così, attraverso trionfi di frutta, intrecci di ortaggi, trofei di selvaggina e vivande di ogni tipo, i quadri attraversano trasversalmente il tempo e diventano documenti di studio, consultabili nel database della Fondazione, punto di riferimento per gli storici a livello internazionale.
Oggi, nell'anno dell'"Expo" intitolato al cibo, grazie a Unicredit, la Fondazione Zeri ha dato alle stampe La natura morta di Federico Zeri. Il volume, a cura di Andrea Bacchi, Francesca Mambelli ed Elisabetta Sambo, presenta i risultati delle indagini sulla sezione "natura morta" della Fototeca, proponendosi come una pubblicazione fondamentale per le ricerche su questo genere di pittura e come uno strumento interdisciplinare straordinario, del quale si avvertiva la necessità. Nel libro si indagano la storia, la formazione e le caratteristiche di questa raccolta straordinaria, insieme al contributo dello studioso alla conoscenza della natura morta, e si dedica un'attenzione particolare all'iconografia, questa scienza irrinunciabile grazie alla quale, nel testo, le arti figurative dialogano con le arti decorative, la letteratura, la musica, fino alle scienze e per molti aspetti alla cultura materiale, richiamate da ciò che raccontano i quadri.
Così, finalmente, una lettura in chiave di iconologia permette il dialogo tra ambiti diversi ma non separati, privilegiando la botanica. È Con l'occhio del naturalista, infatti, come nel titolo del capitolo che chiude la pubblicazione, che Anna Letizia Zanotti e Antonella Iacoviello affrontano nel volume il riconoscimento delle diverse specie vegetali rappresentate dai dipinti, riconoscendole e analizzandole secondo il variare del gusto del pubblico e degli artisti in un percorso che affianca il lavoro dello storico dell'arte a quello dello scienziato. Un supporto veramente moderno, che permetterà agli studiosi di conoscere e di identificare gli oggetti che compongono le nature morte: fiori, frutta, ortaggi, pesci, selvaggina, suppellettili, strumenti musicali, vetri, ceramiche e persino i tappeti "Lotto", o ad arabesco, adagiati sulle tavole imbandite.
Un traguardo ambizioso, certo, ma perfettamente raggiunto con uno strumento utilissimo sia nella pubblicazione a stampa che come repertorio on line inserito nel progetto interdisciplinare "La natura morta come fonte per lo studio della cultura materiale in epoca moderna", visitabile sul sito della Fondazione. E ci preme a questo proposito ricordare come l'impegno delle due studiose in questa lettura trasversale si sia esteso, in occasione di "Expo 2015", anche all'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, che nella sezione "Semi" della piattaforma "IBC multimedia" ha dedicato un tag tematico alla natura morta rappresentata nei musei regionali, dove l'evoluzione delle specie vegetali può essere letta attraverso lo specchio della pittura.
La natura morta di Federico Zeri, a cura di A. Bacchi, F. Mambelli, E. Sambo, Bologna, Fondazione Federico Zeri, 2015.
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