Rivista "IBC" XXII, 2014, 4

musei e beni culturali / itinerari, media, mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Un nuovo percorso multimediale riunisce più di 40 tra musei, raccolte e istituzioni dedicate alla musica presenti sul territorio regionale.
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Isabella Fabbri
[IBC]
Micaela Guarino
[IBC]

Il patrimonio musicale conservato nei musei dell'Emilia-Romagna è ricco e diffuso e, per qualità e varietà, è in grado di illustrare in modo esemplare la storia musicale della regione. La musica, da queste parti, ha sempre giocato un ruolo importante: pensiamo ad avvenimenti e circostanze significative, come l'ideazione della moderna notazione da parte del monaco benedettino Guido d'Arezzo, vissuto nell'abbazia di Pomposa; il protagonismo di corti come quella estense; la nascita della storiografia musicale con padre Giovan Battista Martini. Qui sono nati compositori come Arcangelo Corelli, Girolamo Frescobaldi, Giuseppe Verdi, Ottorino Respighi e tanti protagonisti della vita musicale: da Luigi Illica ad Arturo Toscanini, da Luciano Pavarotti a Mirella Freni.

Anche per questo, fin dall'inizio degli anni Novanta, con l'entrata in vigore della prima legge regionale dedicata ai musei, l'Istituto regionale per i beni culturali ha avviato e realizzato progetti di valorizzazione centrati sulla musica e collaborato a iniziative specifiche, in particolare sulla liuteria. Si sono così sedimentate, nel tempo, conoscenze e relazioni che hanno permesso di seguire l'evoluzione di un settore dei beni culturali ancora non abbastanza conosciuto, ma vitale e affascinante.

Di che cosa parliamo dunque quando parliamo di beni musicali? L'eterogeneità di questa tipologia di beni consiglia di individuare alcuni tematismi con cui rappresentarli.

Il primo di questi tematismi è ovviamente legato ai protagonisti della musica originari della nostra regione o che sul nostro territorio hanno lasciato tracce rilevanti del loro passaggio e della loro attività, e intreccia musei e luoghi. A cominciare dai luoghi verdiani - Roncole, Busseto, Sant'Agata di Villanova sull'Arda - e dai musei e dalle dimore storiche che in questi territori conservano documenti, cimeli, oggetti appartenuti al Maestro. L'associazione tra questi luoghi e la musica è ormai così forte che essi finiscono per attrarre nuovi musei musicali, come quello recentissimo che, a Busseto, è stato dedicato a Renata Tebaldi. La grande interprete, pur vantando origini familiari parmensi, ha passato in realtà a Milano gran parte della sua vita. Ai luoghi verdiani in senso stretto si ricollegano poi Parma e i suoi musei: in particolare la casa natale di Arturo Toscanini e le più recenti istituzioni culturali dedicate alla musica e alla storia del teatro d'opera.

Verdi, insomma, informa di sé in modo coerente la cultura di un intero territorio, quello stesso che il critico Bruno Barilli definisce, con un'espressione diventata famosa, "il paese del melodramma". Per altri personaggi il legame con l'Emilia-Romagna è meno diretto e duraturo. Pensiamo per esempio al pesarese Gioachino Rossini, vissuto nella sua prima adolescenza a Lugo e a varie riprese a Bologna. Nella cittadina romagnola, dove lo ricordano la casa museo e il teatro, il compositore attese a un importante apprendistato musicale sotto la guida dei canonici Malerbi; a Bologna e dintorni, case e salotti furono testimoni del suo umore, prima ben disposto e poi decisamente ostile, verso "una città di aggressioni e mortadelle".

Anche Pietro Mascagni, livornese di nascita, è ricordato a Bagnara di Romagna da un piccolo museo allestito nei locali della parrocchia. Il museo testimonia della lunga relazione che legò il compositore alla cantante Anna Lolli, originaria di Bagnara, e, insieme a un importante epistolario, conserva ritratti, fotografie, spartiti, il pianoforte del Maestro, cimeli vari.

L'Ottocento non è certamente l'unico secolo in cui la nostra regione ha fatto musicalmente parlare di sé. Tra Seicento e Settecento, Bologna acquista fama nazionale ed europea con la creazione dell'Accademia Filarmonica e con il prestigio intellettuale di padre Giovan Battista Martini, teorico, storico, insegnante. Il Museo internazionale e biblioteca della musica ne conserva oggi il patrimonio, costituito da una ricchissima biblioteca di manoscritti e stampe, dall'epistolario e da una quadreria composta di ritratti di allievi e corrispondenti. In quel periodo, a Bologna, accorrono musicisti da ogni parte d'Europa: con padre Martini studia il figlio minore di Bach, Johann Christian; sempre con lui - e in qualche modo con il suo aiuto - il giovane Mozart supera l'esame per l'aggregazione all'Accademia Filarmonica, titolo che all'epoca dava lustro a qualsiasi curriculum.

Nella sede del museo, a Palazzo Sanguinetti, si può ammirare anche una raccolta di strumenti musicali antichi, tra cui diversi esemplari rari che provengono dal fondo un tempo conservato nel Museo civico medievale.


Gli strumenti musicali rappresentano il secondo tematismo sotto cui riunire musei e collezioni pubbliche e private variamente musicali. Una delle collezioni più belle e interessanti è quella dedicata agli strumenti a tastiera del musicista e studioso Luigi Ferdinando Tagliavini, conservata a Bologna nel Museo di San Colombano. Si tratta di una collezione paradigmatica, perché permette di apprezzare la doppia valenza di uno strumento musicale: il suo essere un oggetto, nello stesso tempo, funzionale e dotato di grande qualità estetica.

Ci si può così incantare ad ascoltare la voce del clavicembalo costruito da Mattia di Gand nel 1685 - tutti gli strumenti della collezione sono funzionanti e vengono regolarmente suonati - e ammirare, in parallelo, i paesaggi romani trasognati e azzurrini dipinti sul coperchio e sulle fasce.

Il rapporto tra funzionalità e aspetto estetico di uno strumento è ovviamente variabile: lo dimostrano per assurdo gli splendidi e inservibili strumenti seicenteschi, in marmo di Carrara, appartenuti al duca Francesco II d'Este e oggi conservati come mirabilia alla Galleria Estense di Modena.

Abbiamo parlato di strumenti nati per suonare nelle corti, nei salotti aristocratici o nei teatri, ma l'Emilia-Romagna vanta una solida tradizione anche sul fronte della musica popolare, legata alle occasioni rituali della festa e del ballo contadino. Ha dato i natali addirittura a uno strumento autoctono: l'ocarina, il flauto in terracotta a dieci buchi dalla tipica forma a "ochetta", inventato da Giuseppe Donati nel 1853 a Budrio, dove un museo ne celebra i fasti e la diffusione internazionale.

Pensiamo poi agli ottoni conservati nel Museo Cantoni di Coltaro di Sissa, nel Parmense, dedicato alla storia dei "Concerti", formazioni di fiati spesso a conduzione familiare, protagoniste della musica popolare da ballo e al museo virtuale che, a Savignano sul Rubicone, si incarica di non farci dimenticare che il "liscio" è nato in Romagna ed è ancora vitale e pieno di energia; o ancora alle cornamuse, alle pive e alle fisarmoniche conservate nel Museo "Ettore Guatelli" di Ozzano Taro e suonate nell'area parmense dell'Appennino.

Se poi si allarga l'orizzonte a tradizioni musicali diverse dalla nostra si scopre che la musica popolare è una riserva pressoché infinita di suoni. Il mondo batte al ritmo di innumerevoli strumenti a percussione: dalle nacchere ai gong ai tamburi di latta del Bronx, e tutti si possono ascoltare al pianterreno di un condominio modenese, dove li espone il Museo-laboratorio "Quale Percussione?".

In questa rassegna di strumenti non abbiamo ancora citato quelli ad arco, a corda o pizzicati, cioè violini, viole, violoncelli, contrabbassi, chitarre. L'arte di costruirli secondo regole e tecniche di altissimo artigianato è stata a lungo uno dei settori di eccellenza nella nostra regione. A Bologna e a Parma, ma anche in centri minori, le botteghe dei liutai hanno prosperato e fatto nascere vere e proprie scuole di liuteria. Tra i protagonisti di questa disciplina ricordiamo Raffaele Fiorini, suo figlio Giuseppe, Ansaldo Poggi, Augusto e Gaetano Pollastri, Luigi Mozzani, Otello Bignami. Molte botteghe liutarie sono ancora attive; altre, in parte o nella loro interezza, sono entrate a far parte di musei. Visitarle ci permette di entrare in contatto con un mestiere affascinante e per molti versi misterioso, che riunisce sapienza costruttiva, saperi specialistici e sensibilità musicale. Ritroviamo botteghe, materiali e strumenti della liuteria emiliano-romagnola nei musei di Bologna, Forlì, Medicina, Brescello, Castel Bolognese, Noceto, Pieve di Cento. Su questo mondo musicale veglia Caterina de' Vigri, santa e musicista. La sua "violetta" si trova ancora oggi nella chiesa bolognese del Corpus Domini.

Una particolare forma di sapienza e invenzione costruttiva può essere rinvenuta in un'altra tipologia di strumenti musicali, quelli meccanici. Per secoli la realizzazione di strumenti musicali in grado di suonare da soli, senza l'intervento del musicista, ha rappresentato una sfida affascinante per inventori e costruttori, complice l'attrazione che sempre hanno esercitato su di noi le macchine e gli automi progettati e costruiti per riprodurre movimenti, gesti o particolari capacità umane.

Il primo strumento meccanizzato è stato un organo, costruito a Salisburgo nel 1502, mentre solo intorno a metà Ottocento è stato possibile costruire un pianoforte automatico. Queste meravigliose macchine musicali - organi da fiera, organi di barberia, piani a cilindro, piani pneumatici, "orchestrion" che riproducevano le voci di strumenti diversi - hanno avuto in Italia e soprattutto in Europa il loro momento di gloria e di diffusione di massa nell'Ottocento e nel primo Novecento, fino alla fine della Prima guerra mondiale.

La nostra regione ospita alcune collezioni di strumenti automatici di grande valore: la più importante e completa apparteneva all'industriale romagnolo Marino Marini. Conservata fino agli anni Settanta a Savio, nel Ravennate, è stata successivamente acquistata dalla Fondazione Carisbo e trasferita a Riola di Vergato, dove è in attesa di una sistemazione adeguata alla sua importanza.

Un'altra raccolta significativa è esposta da pochi anni a Villa Silvia-Carducci, nei dintorni di Cesena: oltre a numerosi strumenti, la villa ospita l'Associazione italiana musica meccanica, impegnata con successo nel non facile compito di trasmettere alle nuove generazioni la passione per questa forma musicale e per la conservazione di questi meravigliosi oggetti.


L'ultimo grande tema a cui è possibile ricondurre molti dei nostri beni musicali riguarda la riproduzione del suono: dalla musica in senso stretto si passa alla sua registrazione in forma di cilindri, dischi, CD e alla sua diffusione attraverso strumenti come fonografi, grammofoni, giradischi, juke-box, ma anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, dalla radio alla televisione.

Il Castello della Musica di Noceto, per esempio, ospita la collezione di dischi d'epoca del giornalista sportivo Bruno Slawitz; ancora al disco d'epoca è dedicato il museo di Sogliano al Rubicone costituito dalla collezione raccolta da Roberto Parenti: oltre a una gran numero di dischi e cilindri, spesso molto rari, il museo espone una serie di fantastici oggetti musicali, dalle chitarre dei Led Zeppelin ai gadget dei Beatles.

Per restare in argomento, a Parma, la Casa del Suono, in collaborazione con l'Università, propone una serie di innovativi impianti di riproduzione sonora, insieme alla collezione di apparecchi storici di don Giovanni Patanè. A Bologna, infine, Giovanni Pelagalli, attraverso i materiali della sua collezione, ha ricostruito la storia dell'evoluzione tecnica della registrazione sonora, dal tin foil di Thomas Alva Edison (la prima forma di fonografo che utilizzava un cilindro ricoperto di carta stagnola) ai moderni DVD.


Comunicare questo tipo di patrimonio non è cosa semplice. La visita a una sala museale che espone strumenti musicali può risultare molto noiosa e poco comprensibile. Abbiamo infatti a che fare con beni che non possono essere semplicemente "guardati", ma che hanno bisogno, molto più di altri, di far sentire la loro voce. Questa verità si scontra sovente con le necessità di una corretta conservazione.

Per far conoscere in un modo più diretto e coinvolgente i beni musicali abbiamo quindi provato a mescolare reale e virtuale. Il primo passo è consistito nel realizzare, in collaborazione con "BAM! Strategie culturali", un itinerario multimediale che abbiamo chiamato "Un Sistema Armonico", accessibile on line su IBC Multimedia, la media library del nostro istituto ( www.ibcmultimedia.it). Il percorso ha riunito oltre 40 tra musei, raccolte e istituzioni dedicate alla musica presenti sul territorio regionale: dalle dimore storiche di musicisti ai musei dedicati, dai musei generalisti che conservano raccolte musicali ad alcune istituzioni particolarmente rilevanti come i conservatori.

Abbiamo costruito l'itinerario multimediale utilizzando brevi testi informativi, gallerie di immagini, file audio, narrazioni e interventi video di una ventina di esperti che hanno ricomposto per noi una sorta di breve storia della musica in Emilia-Romagna. Ovviamente le istituzioni coinvolte non esauriscono il panorama dei beni musicali regionali: mancano all'appello biblioteche e archivi e tutto l'ambito dei teatri storici che, in una regione come la nostra, costituiscono un aspetto fondamentale della storia della produzione e fruizione musicale. In questa fase abbiamo riservato la nostra attenzione alla comunicazione dei musei e delle raccolte.

Riunire in un itinerario virtuale realtà differenti per dimensione, forma proprietaria, rilevanza delle collezioni, omogeneità e coerenza dei contenuti, ha significato per noi il tentativo di costruire una rete. E una rete, anche se solo virtuale, ha in effetti molti vantaggi: primo fra tutti, il fatto che i nodi più forti sorreggono quelli più deboli. È possibile inoltre usufruire di economie di scala: per esempio affidando a una struttura centralizzata periodiche campagne di comunicazione e promozione, e questo è ciò che l'IBC sta facendo a favore di queste realtà. È in questa chiave, del resto, che l'Istituto per i beni culturali può svolgere al meglio una funzione di coordinamento legata al proprio livello regionale.

Per dare respiro e far crescere la nostra rete abbiamo organizzato, in collaborazione con molti dei musei coinvolti, una iniziativa comune: "Un Sistema Armonico Live. Tre giorni dedicati alla musica nei musei dell'Emilia-Romagna": un programma di eventi che, dal 6 all'8 dicembre 2014, ha coinvolto il pubblico in concerti, conferenze, laboratori, visite guidate, convegni e animazioni. A questa iniziativa si accompagna la realizzazione di una mostra fotografica e di un volume che propongono le immagini scattate da Andrea Scardova e permettono di vivere le suggestioni scaturite dal nostro viaggio musicale. 1


Nota

( 1) Un Sistema Armonico. Immagini dai musei e dalle collezioni musicali dell'Emilia-Romagna, a cura di I. Fabbri e M. Guarino, fotografie di A. Scardova, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2014. La mostra omonima è stata allestita nella Sala d'Ercole di Palazzo d'Accursio a Bologna, dal 2 all'8 dicembre 2014.

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