Rivista "IBC" XXII, 2014, 3

musei e beni culturali / media, pubblicazioni

H. Foster, R. Krauss, Y.-A. Bois, B. H.D. Buchloh, D. Joselit, Arte dal 1900. Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, seconda edizione italiana a cura di E. Grazioli, Bologna, Zanichelli, 2013.
Art since 1900

Claudia Collina
[IBC]

Quando nel 2006 uscì la prima edizione italiana di Art since 1900. Modernism, Antimodernism, Postmodernism, Ezio Raimondi mi segnalò subito il volume, che del resto non poteva non essere assai apprezzato da lui, finissimo indagatore anche di testi venuti "dopo la modernità" della letteratura del Novecento, un campo in cui la critica, nel corso del tempo, si è dispiegata in rapporto costante con l'arte. Infatti, nel suo libro Novecento e dopo (2003), che chi scrive consulta abitualmente come inesauribile fonte d'ispirazione, Raimondi precisava che "non vale più un unico criterio interpretativo, ma ne occorrono vari che rappresentano la pluralità delle posizioni e delle conoscenze" per interpretare la realtà, che è sempre composita: dentro questa realtà "bisogna scendere per poter dare luce alle nostre scelte quotidiane, cercando non soltanto di portare avanti il senso vivente del passato, ma interrogando con prudenza e accortezza quello che può essere il senso del futuro".

Nel libro scritto da Hal Foster, Rosalind Krauss, Yve-Alain Bois, Benjamin H.D. Buchloh e David Joselit, la "realtà composita" in cui sono scesi gli autori è immediatamente percepibile nei saggi metodologici che introducono i loro vari approcci disciplinari: per Foster la psicoanalisi dell'arte e i relativi "effetti soggettivi dell'opera", per Buchloh la storia sociale dell'arte riflessa nei suoi "contesti sociali, politici ed economici", per Bois il formalismo e lo strutturalismo quali metodi di spiegazione di forma e significato delle opere, per Krauss il poststrutturalismo e la decostruzione che interrogano "non solo il significato, ma anche l'istituzione": ovvero come le opere vengano definite e considerate arte e quanto siano ambigue le implicazioni di ogni messaggio che esse trasmettono. Alla voce dei primi quattro si aggiunge, nella seconda edizione italiana ampliata nel 2013, la voce di David Joselit, esperto di new media art nell'era della globalizzazione e della digitalizzazione tecnologica. E per stessa ammissione degli autori, per quanto riguarda la "struttura pedagogica", anche questo libro trae ispirazione da un'opera letteraria, e precisamente da A New History of French Literature di Denise Hollier.

A una collazione tra le due edizioni, entrambe curate da Elio Grazioli, esse mantengono invariata l'articolata struttura storica cronologica ad annum, che indaga i momenti particolarmente cruciali nella storia e nella critica d'arte del XX e XXI secolo. I capitoli, 107 nel 2006 e 122 nel 2013, sono tra loro collegati da rimandi che consentono anche percorsi autonomi di lettura, nazionali e transnazionali, di questo straordinario affresco storico-artistico planetario del Novecento e dell'attualità; la seconda edizione presenta inoltre numerosi nuovi capitoli all'interno della cronologia, come per esempio 1925, 1928, 1949 e 1962.

Corredato da box di approfondimento per argomento che ne corroborano l'ossatura manualistica, aperta e composita, il volume è sostanziato da una ricchissima bibliografia (che nella seconda edizione raccoglie, alla fine di ogni capitolo, ulteriori indicazioni di letture riferite a testi o documenti imprescindibili, uniti a un'ampia sitografia) e da due tavole rotonde che scandiscono la metà e la fine del XX secolo con dialettica pluralità di pensiero e gusto per il dibattito, anche con opinioni discordanti, che in un libro definito "dialogico" rispecchiano emblematicamente la "complessità stessa della storia".

L'esegesi degli anni compresi tra il 2007 e il 2010 si aggiunge alla nuova edizione con l'apporto di Joselit, che registra come "marchio della nostra epoca di produzione artistica" la "condizione postmediale", espressa nell'arte delle installazioni e della multimedialità senza preponderanza di alcuno specifico medium, una condizione a cui si oppone una frangia di artisti dissidenti, di stampo modernista, tesi a un ritorno all'unicità della tecnica, ma con nuove modalità di supporti, per lo più di tipo digitale, o relazionale. L'esegesi analizza anche l'estetica antimonumentale delle installazioni create come assemblaggi di oggetti accumulati casualmente in inediti ready made, meglio definite da Foster come "sculture di merci".

La crisi finanziaria del 2008 ha inciso sul sistema occidentale dell'arte contemporanea, ma la commistione tra essa, i media e il mercato è rimasta immutata, come anche la tensione all'estrema spettacolarizzazione che la sospinge sin dalla fine degli anni degli Settanta del XX secolo. Un sistema che, esso stesso, nell'ambito dell'estetica relazionale, può diventare supporto artistico: si pensi a Damien Hirst per fare un esempio su tutti. Le conclusioni degli autori nella tavola rotonda finale, attraverso le parole di Bois, interrogano con dialettica intelligenza "il senso del futuro", e portano il lettore verso auspicati orizzonti di trasformazione dell'attuale mortifera e distruttiva spettacolarizzazione del mondo: "Ma non possiamo dire che questa diffusa amnesia è in gran parte ciò che ci ha motivato a scrivere questo libro? Non penso che resteremo delusi nel pensare che andiamo verso un cambiamento della colonizzazione globale della sfera culturale dello spettacolo, né penso che ce ne lamenteremo".


H. Foster, R. Krauss, Y.-A. Bois, B. H.D. Buchloh, D. Joselit, Arte dal 1900.Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, seconda edizione italiana a cura di E. Grazioli, Bologna, Zanichelli, 2013, 816 pagine, 79,00 euro.



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