Rivista "IBC" XXI, 2013, 3

territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, inchieste e interviste, itinerari, pubblicazioni

A. Scillitani, Tra la Via Emilia e Pavana. Conversazioni intorno all'antica via consolare, Italia, DVD Video, 2013.
Scusi, dov'è il West?

Vittorio Ferorelli
[IBC]

Strano destino, quello delle strade maestre. Così importanti e così dimenticate. Già nel settecento il filosofo scozzese Adam Smith, padre dell'economia politica moderna, osservava che, sebbene di per sé non producessero nulla, queste strade rendevano, in termini di erba e grano, più di ogni altro terreno. Semplicemente perché, facilitando i trasporti, rendevano più produttivo l'intero suolo attraversato dalla loro striscia. Eppure, chi se ne ricorda? Una riprova clamorosa è il caso della Via Emilia, la strada consolare che da ben 2200 anni solca la regione italiana a cui ha anche dato metà del suo nome. Se non fosse stato per il Festival riminese del Mondo Antico, che quest'anno era tutto dedicato al compleanno del "grande decumano", nessuno si sarebbe accorto che questa strada è lì ad aspettarci notte e giorno, ogni giorno, dal 187 avanti Cristo.

Quasi nessuno, in effetti, perché qualcuno invece se n'è ricordato. Un viaggiatore esperto e attento come Paolo Rumiz, per esempio, si è preso la briga di percorrere tutta la Statale 9, da Milano a Rimini, per tastarne il polso con circospezione, come si farebbe con una centenaria un po' malandata. Il viaggio è stato ripreso dal regista Alessandro Scillitani, che ne ha tratto un film in cui le immagini del percorso sono incorniciate da una chiacchierata con Francesco Guccini, da cui il titolo (molto gucciniano): Tra la Via Emilia e Pavana.

Rumiz viaggia a piedi, in bus e in treno, e ogni volta che si ferma in una città o in un paese chiede ai passanti di indicargli la Statale, ricevendo quasi sempre risposte evasive, se non fuorvianti. La sua ipotesi, a un certo punto, è che la strada consolare sia stata divorata dalla sua stessa funzionalità: una via di comunicazione talmente lineare e razionale, che tanta razionalità le avrebbe tolto l'anima. Con il risultato che nessuna strada antica d'Europa somiglia meno di questa a ciò che è stata: neanche una sola iscrizione che proclami la sua esistenza, tanto meno una che ne racconti la storia. Una vera e propria rimozione, a cui non giova neppure l'aura mitizzante inaugurata proprio da Guccini, che nel 1972 faceva correre la fantasia "verso la prateria, fra la Via Emilia e il West". Dove il West, racconta il cantautore emiliano, era il lato di montagna, nei campi dove si andava a giocare ai cowboys, a rubare la frutta dagli alberi e a "morosare" con le ragazze. Mentre la Via Emilia faceva da confine.

Tra i vari interventi che costellano il film di Scillitani (ci sono il geografo Maurizio Benvenuti, lo storico Nicola Cassone, il dirigente comunale Giovanni Galli, l'urbanista Mauro Nicoli, il cantautore Graziano Romani e il fotografo Paolo Simonazzi) se ne segnalano due. Quello di Alessandro Giust, un commerciante di San Giuliano Milanese che rivendica con orgoglio l'appartenenza al tratto lombardo della Via Emilia e, con la sua coloratissima linea di gadget marchiati "SS9", dà a tutti gli emiliano-romagnoli (dirigenti regionali in testa) una lezione di autentico marketing culturale. E quello di Lorenza Franzoni, che a Reggio Emilia anima il Teatro dei Quartieri, secondo la quale l'antica consolare è il più grande monumento orizzontale che abbiamo a disposizione. Un monumento a ingresso libero, tutt'altro che "ufficiale" e niente affatto politicamente corretto, perché percorrendolo si capisce, senza troppi complimenti, tutto ciò che succede in questo paese: dalla cementificazione del paesaggio ai mutamenti dell'agricoltura, fino al rapporto con i migranti.

Alla fine del suo cammino, dopo avere incrociato, per lo più, badanti straniere, TIR sfreccianti, prostitute al lavoro, serrande abbassate e centri commerciali, Rumiz confessa di non aver trovato il mito, ma solo l'impressione amara di non sapere dove stia andando una delle regioni-guida dell'Italia. Il film si chiude con Guccini che evoca Pàvana, il paese di montagna di cui da ragazzo, quando si spostò sulla Via Emilia, sentiva nostalgia. Era quello, in fondo, il suo West. Qualcosa di cui fantasticare al tramonto, quando il profumo dell'erba tagliata veniva giù dalle colline. Tra la realtà e il sogno quella strada scorre ancora, come fa ogni giorno. E chiede rispetto.


A. Scillitani, Tra la Via Emilia e Pavana. Conversazioni intorno all'antica via consolare, Italia, DVD Video, 2013, 50 minuti, senza indicazione di prezzo.

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