Rivista "IBC" XXI, 2013, 3

musei e beni culturali / convegni e seminari, itinerari, pubblicazioni

Itinerari d'arte in Appennino, a cura di R. Zagnoni, Pioppe di Salvaro (Bologna), Gruppo Studi Alta Valle del Reno - Società Pistoiese di Storia Patria, 2013 ("Storia e ricerca sul campo fra Emilia e Toscana", 21).
Itinerari d'arte in Appennino

Elisabetta Landi
[IBC]

È uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno "Itinerari d'arte in Appennino", svoltosi a Capugnano (Porretta Terme, Bologna), presso l'Oratorio del Crocefisso, l'11 settembre 2010. A pochi giorni dalla pubblicazione del catalogo della bella mostra su Pietro Maria Massari detto "il Porrettano", il Gruppo Studi Alta Valle del Reno esce con questo nuovo contributo alla storia del territorio. Alla storia e alla ricerca sul campo, fra l'Emilia e la Toscana, protagoniste della collana editoriale nella quale gli atti sono stati dati alle stampe.

Non è un caso, allora, che questi Itinerari escano con la dedica alla memoria di due rimpianti studiosi: bolognese l'uno, pistoiese l'altra, Amedeo Benati e Vanna Torelli Vignali rappresentarono significativamente quella concezione dello studio inteso prima di tutto come ricognizione, secondo la modalità avviata dal Cavalcaselle e praticata, per il nostro Appennino, da Alfonso Rubbiani, che scrisse pagine indimenticabili su L'Appennino bolognese (1881).

"Oggi sono stato a Vergato" - scriveva Rubbiani - "si comincia la ricostruzione della casa municipale [...]. Il nuovo palazzo sorgerà in stile romanico. La giornata è stata burrascosa: pioveva e le nubi fumavano lungo i dossi dell'Appennino. [...] ho potuto vedere Mont'ovolo che spicca isolato su dalla valle e ho pensato con dolore ai miei studi interrotti riguardo a quella chiesa antichissima e a quegli affreschi del Trecento".

Le pagine dell'inventore dell'Aemilia Ars, ricercatore delle radici storiche della nostra regione, diedero il via ai restauri sugli edifici della montagna bolognese, dei quali racconta Paola Foschi, e ragionarono per la prima volta sulle caratteristiche del romanico locale, illustrate, negli atti, da Italo Moretti. Ma, soprattutto, furono quelli i primi segni di un rinnovato interesse per l'Appennino che avviò un'intensa stagione di studi.

Una stagione proseguita, idealmente e a un secolo di distanza, dal Gruppo coordinato da Renzo Zagnoni, che anche in questo contributo, come in tutte le miscellanee edite precedentemente e nei tanti articoli della rivista "Nuèter", indaga ad ampio raggio sull'arte e sulla cultura dell'alta valle del Reno, proponendosi come un referente scientifico per la conoscenza del patrimonio storico, storico-artistico e antropologico di quel comprensorio. Una densità, e una varietà ben delineate, a conclusione del libro, dalle considerazioni a firma di Franco Cardini.

Ripercorso a tappeto nei saggi del volume - dal Medioevo ad Alvar Aalto, autore della chiesa di Riola (Pagnini) - il territorio vive in tutti i suoi aspetti. Aspetti strategici e tutt'altro che marginali, poiché, come hanno dimostrato negli anni queste capillari ricerche, da sempre la barriera appenninica fu luogo strategico, wasserscheide, cerniera, tra Centro e Nord e tra Esarcato bizantino e Regno Longobardo, prima di diventare l'asse di scorrimento della Via Francigena; qui convergevano spiritualità diverse, mentre metteva le sue radici una devozione diffusa. Stratificazioni ricchissime di cultura, dunque, che si esprimono specialmente nelle pale d'altare.

Esaminata negli atti da un saggio di Daniele Benati, la produzione pittorica dell'Appennino appare di qualità elevata, e mai marginale. Oltre alle novità dei Carracci, introdotte dal Porrettano, il territorio contava su una civiltà figurativa aggiornata, rappresentata da presenze illustri che diffondevano quanto elaborato a Bologna, specialmente nella Controriforma. Così non stupisce trovare, nei tanti luoghi di culto che costellano la montagna, opere pittoriche significative: il Passerotti della parrocchiale di Bargi, il Gessi in Sant'Apollinare a Calvenzano, e i celebri lavori del Tiarini: a Porretta la Madonna e Santi conservata nella chiesa della Maddalena insieme a una grande tela del Brizio, e poi ancora, a Bargi, la Pala del Rosario e a Capugnano la Pala della Peste, con l'insolita iconografia di un Cristo armato di saette come una divinità antica, indizio di una committenza dall'intellettualità alta. Di lì a breve distanza, nella parrocchia di Castelluccio, ci attende il sottinsù spettacolare dell'Assunta di Domenico Maria Canuti.

Accanto ai quadri da altare, negli oratori e nelle pievi si sgranano affreschi interessanti, dove la parlata emiliana si fonde a elementi di derivazione estense o di provenienza toscana, illustrati nel volume da Andrea Pini e da Renzo Zagnoni. I cicli di Montovolo e di Montepiano; le pitture degli edifici di culto al confine con il Pistoiese, dalle intriganti commistioni di stile; le decorazioni dell'oratorio di Gaggio o di quello di Riolunato; le pitture in San Giacomo, a Montese; o gli affreschi di Montebonello. Esiti, molto spesso, di qualità elevata.

Oltre che ai dipinti, la religiosità si affida, sui monti, alla scultura, con una produzione in legno che, dalla seconda metà del Duecento al XVII secolo, attinge non di rado a risultati di pregio, originati dal bosco e dall'arboreto salvatico: noce, pero, pioppo, castagno; le stesse piante dell'economia domestica. Dopo il saggio di Domenico Cerami sulla scultura, è poi l'ornamentazione in stucco, altra espressione della fede locale, a essere presa in esame, in questo caso da Maria Camilla Pagnini, anche con schemi grafici che inducono a riflettere sulla ricchezza degli altari barocchi. E insieme al decoro, il patrimonio, purtroppo in gran parte disperso, degli arredi sacri e degli oggetti funzionali alla liturgia: un argomento denso, presentato, negli atti, da Elena Vannucchi, ricercatrice acribica delle carte d'archivio ed esperta del settore. E poi, ancora, accanto alle arti visive, la musica: sia gli organi storici (Matesic, Pineschi) che i canti popolari (Borghi) che tramandano la preghiera in famiglia e il canto narrativo, un genere nel quale eccellevano le donne, le "carismatiche" cantatrici locali.

Insomma, un ritratto a trecentosessanta gradi dell'arte e della cultura del territorio, che offre allo studioso uno strumento imprescindibile per ricerche future.


Itinerari d'arte in Appennino, a cura di R. Zagnoni, Pioppe di Salvaro (Bologna), Gruppo Studi Alta Valle del Reno - Società Pistoiese di Storia Patria, 2013 ("Storia e ricerca sul campo fra Emilia e Toscana", 21), 200 pagine, senza indicazione di prezzo.

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