Rivista "IBC" XXI, 2013, 3

musei e beni culturali / didattica, leggi e politiche, progetti e realizzazioni, restauri

Il Museo archeologico di Forlimpopoli, intitolato a Tobia Aldini, sta per completare il progetto di riqualificazione che, oltre a realizzare nuovi allestimenti, mira a trovare nuovi pubblici.
Riallestire per raccontare

Silvia Bartoli
[direttrice del Museo archeologico civico "Tobia Aldini", Forlimpopoli (Forlì-Cesena)]
Annalisa Pozzi
[Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna]

A Forlimpopoli la ricerca archeologica e la conoscenza del patrimonio culturale sono stati da sempre particolarmente sviluppati grazie a numerose ricerche e studi e, in particolare, grazie alla figura del maestro Tobia Aldini, direttore del Museo archeologico civico dal 1972 al 2003: a lui si deve un'intensa attività di indagine e di ricognizione, confluita in studi e pubblicazioni sulla città e il suo territorio. Negli ultimi anni la ricerca è stata ulteriormente arricchita da importanti rinvenimenti.

Nel corso del 2000, in via Marconi, a sud del centro urbano, è stata individuata una villa urbano-rustica di epoca romana, inquadrabile come villa di un certo prestigio data l'estensione superiore agli ottomila metri quadrati, la presenza di pavimenti a mosaico e di un impianto termale in connessione alla pars urbana. A ulteriore conferma dell'importanza diForum Popili, si segnala che tra 2003 e 2004, nell'ambito dei lavori per la costruzione di un centro commerciale nella parte occidentale della città, è stata rinvenuta un'estesa necropoli collocata lungo l'antico tracciato della via Aemilia e caratterizzata da circa 300 tombe cronologicamente inquadrabili tra la fine del II e l'inizio del V secolo dopo Cristo.

Nella stessa area è stata rinvenuta un'altra importante testimonianza, che sta a indicare la frequentazione o il passaggio di genti in questo settore in un'epoca ben precedente a quella romana e risalente alla fase finale dell'età del Bronzo. Si tratta di un accumulo di oggetti in metallo, un "ripostiglio" composto da oltre 200 pezzi tutti forgiati in bronzo, comprendenti oggetti di ornamento, armi, asce, alcuni strumenti e utensili, oggetti da toeletta e parti di vasellame.

Sono stati questi ultimi importanti rinvenimenti a delineare la necessità di elaborare un nuovo progetto di valorizzazione e di fruizione dell'intero patrimonio storico e archeologico di Forlimpopoli, progetto che ha posto le basi per i lavori di riqualificazione e di nuovo allestimento del Museo archeologico civico "Tobia Aldini". Il Museo dal 1961 ha sede nella Rocca Albornoziana costruita negli anni 1360-1364, ed è caratterizzato da un percorso espositivo articolato in diversi ambienti allestiti con materiali pre-protostorici, romani, medievali e postmedievali: un nucleo che si è formato ed è cresciuto grazie all'impegno e al contributo di importanti figure di forlimpopolesi quali Andrea Benini e lo stesso Tobia Aldini.

Fin dal 2009, avviando buone pratiche per adeguare il museo ai requisiti richiesti dalla legge regionale 18-2000 e ottenere il riconoscimento di "museo di qualità" da parte della Regione Emilia-Romagna, l'amministrazione comunale, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici, ha elaborato un primo progetto di riqualificazione del percorso espositivo, che ha comportato la sostituzione di parte delle vetrine, la parziale dotazione di apparati didascalici ed esplicativi, il progressivo abbattimento delle barriere architettoniche, l'acquisizione di un nuovo regolamento e la nomina del direttore dopo la prematura scomparsa di Tobia Aldini.

Nel 2011, per favorire la realizzazione di un nuovo e più articolato progetto di riqualificazione e di nuovo allestimento, l'amministrazione comunale ha istituito un comitato tecnico-scientifico di cui sono stati chiamati a fare parte, oltre a rappresentanti dell'ente locale, la direzione del Museo, la Provincia di Forlì-Cesena, l'Istituto regionale per i beni artistici, culturali e naturali (IBC) e, non ultima, la Soprintendenza per i beni archeologici.


La necessità di attuare un aggiornamento delle conoscenze alla luce delle più recenti scoperte, l'esigenza di ripristinare un corretto percorso museale in senso cronologico, in modo da facilitare nei visitatori la comprensione delle dinamiche del popolamento del territorio e delle significative trasformazioni a esso legate, in termini morfologici, economici e sociali, dalle epoche più antiche (preistorica e protostorica) a quelle più recenti (medievale e rinascimentale), insieme alla disponibilità di nuovi spazi espositivi e alla necessità di attuare interventi di riqualificazione del contenitore museale, hanno dato forma al nuovo progetto del Museo "Tobia Aldini".

Tra gli obiettivi fondamentali del progetto: un nuovo allestimento delle vetrine; nuovi restauri; nuovi apparati didattici e didascalici, supportati da sistemi multimediali; l'installazione di corpi illuminanti (a basso consumo energetico) che diano maggiore risalto e valorizzino ulteriormente i reperti e gli ambienti museali; un nuovo punto di accoglienza e un'area dedicata alle attività di studio, utilizzabile anche per attività didattiche; l'abbattimento delle barriere architettoniche. Tutto questo a supporto di un nuovo percorso di visita, più immediatamente leggibile e comprensibile, che prende avvio dalla sala interamente dedicata alla pre-protostoria, dove sarà data particolare rilevanza al "ripostiglio" di bronzi rinvenuto nel corso delle indagini del 2003 e 2004.

Il percorso continuerà con una completa immersione nella Forum Popili di epoca romana, dando risalto al territorio e alla forma urbis, e focalizzando la visita su alcuni aspetti della vita quotidiana (la mensa, l'istruzione, la vita delle donne, l'instrumentum domestico), sui rituali funerari e sulle sezioni dedicate ai mosaici pavimentali, al lapidarium e alla produzione delle anfore "tipo Forlimpopoli", mediante alcuni mirati interventi sul contenitore architettonico. Il percorso terminerà con la sala dedicata all'età postclassica e con l'esposizione del materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi effettuati nella corte della Rocca.


Ci si potrebbe domandare per quale motivo un'amministrazione locale di dimensioni relativamente piccole quale è il Comune di Forlimpopoli - in un momento in cui sono ben note le difficoltà a garantire le necessarie risorse sia umane che finanziarie - debba investire nella cultura e, in particolare, nella riqualificazione di un museo, per di più archeologico. La risposta va individuata nella profonda convinzione della centralità della cultura, e in una visione dell'educazione e della formazione come elementi fondanti di una società più responsabile e solidale. Cinque parole-chiave hanno sotteso e sottendono a tutte le azioni intraprese fino a oggi:

· la valorizzazione delle competenze, ossia la volontà di fare tesoro delle diverse professionalità coinvolte nella redazione e realizzazione del progetto, di mettere a frutto le esperienze pregresse e le conoscenze acquisite;

· il ruolo dell'educazione, nella piena consapevolezza del valore e della funzione educativa dell'istituzione museale nei confronti della/e comunità di riferimento, perché se "sapere è un diritto, fare conoscere è un dovere";

· l'individuazione di strategie, ovvero la necessità, ineludibile se non si vuole che tutti gli sforzi siano vanificati, di una visione ampia e di una prospettiva a lungo termine;

· l'importanza della gestione, ossia l'esigenza di individuare e attuare nuove forme di partecipazione, anche e soprattutto in un piccolo museo come quello di Forlimpopoli (ne va della sua stessa sopravvivenza, dati i tempi in cui ci si trova a operare);

· la necessità della cooperazione, ossia di creare - e questo vale per chi all'interno del museo opera e ne è responsabile nei confronti della comunità - le condizioni migliori per lavorare insieme ad altri musei, ad altre istituzioni culturali della città e del territorio.

Il primo obiettivo che ci si prefigge, pertanto, è valorizzare le collezioni e il contenitore museali e il patrimonio archeologico diffuso nella città. Un obiettivo - si auspica - facilmente perseguibile mediante il completamento del progetto di riqualificazione in atto e la creazione di percorsi archeologici che mettano in stretta connessione il museo con aree di particolare interesse storico e archeologico: quelle del Centro commerciale Bennet e della basilica di San Rufillo, il parco della villa romana di via Marconi.

A seguire, sarà indispensabile favorire un maggiore radicamento nella città: il museo deve essere percepito come "capitale di valore" e "luogo della memoria locale" in primis dalla propria comunità. Una nuova concezione di museo, quindi: aperto alla città, fortementeinclusivo e partecipativo. Un risultato che si può raggiungere grazie alla condivisione di progetti e iniziative con altri attori istituzionali - in particolare quelli che fanno parte del "Tavolo di coordinamento dei presidi culturali" voluto dall'amministrazione comunale: l'Archivio storico; la Biblioteca "Pellegrino Artusi"; "Forlimpopoli Documenti e Studi", la rivista fondata nel 1991 da Tobia Aldini - e grazie al coinvolgimento, nella produzione e nella programmazione delle attività, delle istituzioni regionali, degli enti e delle tante associazioni che compongono il ricchissimo tessuto sociale locale. In questo modo il museo si apre alla città e si propone come "custode" di un patrimonio di tutti e per tutti.

Il terzo obiettivo intende promuovere il museo come centro di ricerca ed educazione, rinsaldando contatti e avviando nuove collaborazioni con le università e gli istituti preposti alla ricerca (per incentivare attività di studio sui materiali già esposti o su quelli allogati nei depositi), e con le scuole di ogni ordine e grado (per costruire percorsi educativi condivisi: corsi di aggiornamento per docenti, attività didattiche e di laboratorio per studenti). Perché siamo fortemente convinti che, come bene ebbe a dire il presidente onorario dell'IBC Ezio Raimondi, è necessario forgiare "un senso della memoria non astratta ma definita dagli oggetti".

Ma la vera sfida è tutta contenuta nel quarto obiettivo, ovvero nello sforzo di implementare il numero dei visitatori e dei "portatori di interesse", al fine di perseguire la sostenibilità del "bene museo". Al di là di alcune azioni da mettere in campo da subito, dovendo mantenere vivi l'interesse e la curiosità per il museo da parte dei suoi "pubblici" anche nel lungo periodo della chiusura e dovendo attuare le ineludibili politiche di marketing promozionale, sarà indispensabile individuare "nuovi pubblici" per soddisfare "nuovi desideri": i giovani, in primo luogo, per educarli alla conoscenza di questo straordinario patrimonio di storia e di cultura; i nuovi possibili visitatori, quelli che dentro un museo non entrerebbero mai e quelli legati al turismo culturale; i nuovi cittadini, portatori di storia, culture e tradizioni spesso sconosciute.

Per questo il museo si propone come luogo di incontro, di dialogo e - perché no? - persino di mediazione culturale: in questo modo si ribalta l'ottica della sua fruizione tradizionale. Per raggiungere questo importante obiettivo ci si deve aprire a un vero, sostanziale cambiamento: lo impone la pesante crisi economica che ha colpito il settore pubblico, ora più che mai. È necessario, quindi, immettere nuove forze, individuare nuove forme di collaborazione, anche fra pubblico e privato: purché si mantengano ben chiari e distinti ruoli e finalità dei diversi interlocutori. Questo vale per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie a supportare la progettazione delle attività culturali, ma vale, ancora di più, per la creazione di nuove forme di gestione, affidate a soggetti esterni alla pubblica amministrazione. Su questo si può e si deve fondare una vera economia della cultura. Soprattutto, per una piena e fattiva condivisione di risorse, competenze e progettualità - e qui la politica dovrà svolgere al meglio la sua funzione di facilitazione nell'attivare azioni e processi - si dovranno creare reti intermuseali o sistemi museali territoriali: concetti non nuovi per chi opera nel mondo dei beni culturali ma, a oggi, non sempre praticati in tutta la loro potenzialità.


Bibliografia

T. Aldini, Il Museo archeologico civico di Forlimpopoli, Forlimpopoli (Forlì-Cesena), Comune di Forlimpopoli, 2002.

La Villa Romana di via Marconi a Forlimpopoli, a cura di C. Guarnieri, Forlimpopoli (Forlì-Cesena), Nuova Tipografia, 2004.

C. Guarnieri, L. Malnati, Antiche presenze: oggetti e vite passate a Forlimpopoli, Ferrara, [senza nome dell'editore], 2005.

A. Coralini, Cultura abitativa nella Cisalpina romana 1. Forum Popili, Firenze, All'Insegna del Giglio, 2010.

L. Malnati, A. Pozzi, Il ripostiglio di bronzi di Forlimpopoli, "Forlimpopoli Documenti e Studi", XXII, 2011, pp. 1-12 (www.forlimpopolidocumentiestudi.i t/default.php?scheda=00175).

A. Pozzi, La conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico a Forlimpopoli, "Forlimpopoli Documenti e Studi", XXIII, 2012, pp. 7-14.

S. Bartoli, Il ruolo dei piani strategici e l'analisi della sostenibilità economica nella progettazione museale. Il caso del Museo Archeologico Civico "Tobia Aldini" di Forlimpopoli, tesi del Master internazionale in Cultural Management, MuSeC dell'Università di Ferrara - Dipartimento di economia e management, anno accademico 2011-2012 (relatrice: Anna Maria Visser Travagli).

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