Rivista "IBC" XX, 2012, 3

musei e beni culturali / itinerari, pubblicazioni

Museo Arte Sacra Città. Il Museo Diocesano nel Palazzo Episcopale di Faenza-Modigliana, a cura di G. Gualdrini, Faenza (Ravenna), Edit Faenza, 2012.
Museo arte sacra città

Alessandra Rizzi
[storica dell'arte]

Secondo Xavier de Maistre è possibile viaggiare senza allontanarsi dalla propria camera. Sono sufficienti buoni libri e molta immaginazione. Anche soltanto sfogliando il volume Museo Arte Sacra Città, per la dovizia delle illustrazioni che lo arricchiscono, si può partire per un viaggio immaginario avendo come destinazione il Museo diocesano di Faenza-Modigliana, nel Ravennate. Le fotografie restituiscono perfettamente gli ambienti e, cosa assai difficile da catturare in riproduzione, non solo gli oggetti singoli ma le opere collocate negli stessi spazi, tanto da essere sufficienti per comprendere al volo il progetto di conservazione e di conoscenza a cui sono destinati i materiali che nel museo sono ospitati. Questo vorrebbe dire però privare ingiustamente il lettore dello specifico, concreto piacere del fruitore d'arte: la visita reale al museo e anche - poiché il museo è parte vitale e complementare del territorio nel quale si trova - alla stessa città, alla cattedrale e alle chiese da cui diverse e significative opere provengono.

Non è frequente trovare un testo così voluminoso e allo stesso tempo tanto agile, che non sigilla le conoscenze ma che si apre a problemi in ambiti tanto importanti quali l'arte, la religione, la spiritualità. Il curatore, Giorgio Gualdrini, è architetto e vive a Faenza. L'attenzione e la passione per l'arte religiosa del luogo in cui vive sono evidenti e dichiarate, oltre che nel libro, anche nell'allestimento del museo, che viene da lui descritto in modo tale da renderci coscienziosamente partecipi dell'opera.

Gualdrini scrive che i musei diocesani si configurano spesso come un labirinto di epoche con molti vuoti e aritmie: "Ma quei vuoti non sono forse comuni alla maggior parte dei musei? 'Come se uno strappasse a caso una pagina da diversi libri scritti in diverse lingue e poi riunisse le pagine in un lussuoso volume. Ecco i nostri musei!'. Rileggo queste parole di Rainer Maria Rilke nel suo Diario fiorentino e mi chiedo se quel lussuoso volume sia sempre il frutto di un caso e non piuttosto di una forzata necessità: quella, per esempio, di sottrarre le opere al rischio di furti preservandole dall'oblio senza per questo pretendere di ricucire tutti i passaggi di un lungo percorso storico la cui religiosa unità quelle opere mai potranno riuscire a ricomporre. [...] I musei diocesani si limitano, infatti, a presentare alcuni episodici momenti della storia della chiesa e della fede cattolica in ambito locale non solo attraverso l'esposizione di opere frutto di elevata creatività ma anche di una più semplice attitudine artigianale. Ambedue le tipologie di opere hanno concretamente accompagnato, nel tempo, il ripetersi e l'evolversi delle azioni liturgiche, delle pratiche devozionali e delle esperienze spirituali del popolo cristiano".

All'inizio del libro l'autore ha scelto di porre la riproduzione di un'opera per lui particolarmente significativa. Si tratta dell'Apocalypsis cum figuris, di Dürer. Più che apocalisse come fine, apocalisse come disvelamento della verità. Si può fare teologia anche mediante la creazione di forme, ricorda l'architetto, che cita in proposito la definizione di Jacques Maritain, "teologia en figures". E come non pensare dunque a Focillon? "Ogni uomo è in primo luogo contemporaneo di sé stesso e della sua generazione, ma è anche contemporaneo del gruppo spirituale di cui fa parte. [...] Così si spiega la funzione dei musei: [essi aiutano] le famiglie spirituali a definirsi e a legarsi, oltre i tempi, oltre i luoghi. [...] Tra maestri che non hanno mai avuto tra loro il minimo legame e che tutto separa: natura, distanza, secoli, la vita delle forme stabilisce stretti rapporti".

Sulla vita delle forme in rapporto alla storia dell'arte il volume offre contributi di classica competenza filologica da parte di Anna Tambini. Si possono trovare chiare informazioni di Ugo Facchini su pale d'altare, suppellettili e usi liturgici, mentre sul restauro degli affreschi trecenteschi della Sala Superior scrivono, da dirette operatrici, Maria Letizia Antoniacci e Simona Versiglia. Romano Ricci e Mariano Faccani Pignatelli ripercorrono con partecipazione la storia del Palazzo Episcopale, tra opere e arredi, ricordando chi lì ha soggiornato.

Scrive Gualdrini che il punto di vista ordina la visione. E infatti l'allestimento del Museo diocesano di Faenza-Modigliana è il risultato di un rigoroso equilibrio e di una grande misura, frutto di una sensibilità tanto rispettosa delle opere sradicate dal loro contesto originario, da offrirsi generosamente a quella libera molteplicità di sguardi che è più volte ricordata e sinceramente auspicata dall'autore, sia per chi visita il luogo, sia per chi legge i saggi in volume. Una pluralità anche qui ricondotta a un punto di vista unificante, che riesce così a coordinare armonicamente le diverse competenze.


Museo Arte Sacra Città. Il Museo Diocesano nel Palazzo Episcopale di Faenza-Modigliana, a cura di G. Gualdrini, Faenza (Ravenna), Edit Faenza, 2012, 520 pagine, 80,00 euro.

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