Rivista "IBC" XX, 2012, 2

Dossier: Le case delle parole - Viaggio nella Romagna dei poeti e degli scrittori

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Al Cardello di Oriani con Ennio Dirani

Ennio Dirani
[vicepresidente della Fondazione Casa di Oriani, Ravenna]

L'edificio monumentale, col parco che lo circonda spingendosi sensibilmente a monte, sarebbe di grande interesse anche se non fosse stato la casa di Alfredo Oriani, che qui visse dall'età di quattordici anni (1866), qui morì (1909), qui è sepolto nel mausoleo retrostante l'abitazione. Soprattutto, qui scrisse i suoi libri, in orgogliosa e disperata solitudine, sempre in attesa di una gloria che mai lo visitò, almeno in vita. "Il mio palazzaccio", lo definì spesso in lettere agli amici. E tale era, in effetti, questo hospitium della vicina abbazia di Valsenio, stando alle fotografie anteriori al restauro-ristrutturazione del 1926.

La casa di quello che Mussolini chiamò l'"anticipatore" del fascismo visse la sua giornata "storica" il 27 aprile 1924, con la cosiddetta "marcia al Cardello", capeggiata dal Duce, che poi, dall'alto del mausoleo, pronunciò un discorso di indubbia efficacia retorica: una vera e propria appropriazione, da parte del regime, di un pensatore e pubblicista sicuramente di destra, particolarmente negli ultimi anni, ma irriducibile individualista e refrattario a ogni inquadramento dietro stendardi di qualsivoglia colore. Durante il ventennio, il Cardello fu meta di pellegrinaggi: un "luogo della memoria", diremmo oggi. Poi venne il tempo dell'inevitabile "espiazione", che non risparmiò neppure i manoscritti di Oriani, purtroppo. Ma l'edificio e il suo parco, soprattutto a opera della nuora dello scrittore, la signora Luigia Pifferi Oriani, furono lentamente ripristinati.

Prima della sua morte, nel 1979, la signora nominò erede universale di tutto il complesso l'ente (ora fondazione) Casa di Oriani, che in questi ultimi trent'anni ha impegnato gran parte delle sue energie nell'approfondimento di una più corretta lettura della figura e dell'opera di Oriani. Senza trascurare la valorizzazione degli aspetti culturali, monumentali e ambientali del Cardello. Dei "pellegrinaggi" rituali a questa dimora storica non se ne fanno più, s'intende. Ma l'interesse non è scemato, né per il monumento e i suoi arredi, né per la sontuosa cornice in cui è inserito, ufficialmente riconosciuta di elevato valore ambientale (Decreto ministeriale 16 giugno 1975). Neppure il visitatore più frettoloso può sottrarsi al fascino della cucina "storica", nonché dello studiolo di Oriani, rigorosamente conservato nello stato in cui egli lo lasciò morendo, con gli oltre cinquecento libri della sua personale biblioteca.

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