Rivista "IBC" XX, 2012, 2
Dossier: Le case delle parole - Viaggio nella Romagna dei poeti e degli scrittori
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /
La villa di San Varano costituì l'ultimo approdo di Aurelio Saffi dopo anni di esilio, cominciati nel luglio 1849, nel momento in cui agonizzava la Repubblica romana.
Aurelio e la moglie Giorgina Craufurd vi si stabilirono con continuità a partire dagli anni Sessanta, conclusa la breve parentesi parlamentare dell'ex triumviro e abbandonati i propositi dell'insegnamento universitario in Inghilterra. E tuttavia, nonostante l'immersione nella campagna romagnola profonda, la villa e soprattutto il giardino mantennero molto dell'atmosfera britannica nella quale la coppia si era formata, al culmine dell'età vittoriana. Giorgina, che sarebbe scomparsa nel 1911, avrebbe custodito intatte fino alla fine le memorie della cerchia più esclusiva del milieu mazziniano, quella degli esuli a Londra, uniti all'Apostolo non solo dalla politica, ma anche da un certo stile di vita anticonformista ed egualitario, da un certo gusto sobrio, persino da una certa idea religiosa.
L'impronta intellettuale europea, molto sofisticata, ancora testimoniata da un biblioteca dalle suggestioni cosmopolite, doveva stridere assai con la realtà rurale e dialettofona delle cameracce repubblicane: due mondi incredibilmente lontani, sprofondati nello stesso contesto. E, tuttavia, la gente di San Varano venerò fino all'ultimo il conte "rosso", uno degli uomini che avevano avuto il coraggio di governare al posto del papa, sia pure per pochi mesi, come "l'ultimo vescovo" di Giuseppe Mazzini, di cui conservavano gelosamente l'icona nei loro circoli.
Una microperiferia arretrata e la scheggia di una grande cultura internazionale interagivano e s'intersecavano nel nome della nazione, della repubblica e dell'umanità. Un incontro che solo la grande illusione romantica dell'Ottocento avrebbe potuto concepire.
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