Rivista "IBC" XX, 2012, 2
Dossier: Le case delle parole - Viaggio nella Romagna dei poeti e degli scrittori
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /
Alfredo Panzini ironizzava sempre su di sé utilizzando l'immagine popolare che i suoi concittadini adottati, i bellariesi, gli avevano attribuito: "Non credo che sappiano precisamente qual è il mio mestiere". Lui, marchigiano poi milanese poi romano, aveva scelto per passarci le vacanze un borgo romagnolo e i suoi abitanti, divisi tra l'attività agricola e quella del mare. Ci sarebbe molto da dire su questa scelta: in un'epoca in cui tutti gli intellettuali cercavano di andare verso il centro dell'Italia e della vita culturale, Panzini (come il suo "fratello" maggiore, Giovanni Pascoli) rendeva sempre più intense le frequentazioni periferiche con gente modesta, gente che non poteva neanche immaginare quale fosse il suo vero mestiere: un uomo importante? Una specie di saggio? Un avvocato capace di risolvere garbugli di ogni tipo?
Di fronte a questi dubbi, Panzini aveva elaborato e ostentava un ruolo semplice, borghese e onesto, quello del professore. Professore come Carducci, professore come Pascoli, ma con una posizione totalmente diversa. La casa da lui comprata sul margine della ferrovia - da una parte il mare (che oggi si intravede ancora tra le costruzioni recenti e più alte), dall'altra un grande parco - diventa per il professore un luogo di rifugio estivo, un luogo di meditazione, di scrittura, di osservazione della società italiana che muta con velocità incredibile
Al termine di un lungo processo di recupero, la Casa Rossa di Alfredo Panzini a Bellaria è oggi a tutti gli effetti una delle realtà culturali più importanti del territorio romagnolo. Insieme alle altre case di scrittori, soprattutto quelle più affini, come Casa Pascoli a San Mauro e Casa Moretti a Cesenatico, la Casa Rossa possiede le caratteristiche che ne fanno un importante luogo di interesse culturale e un contenitore adatto a manifestazioni di varia tipologia. Il recupero ha mantenuto in perfetta integrità le strutture architettoniche e decorative degli ambienti, mentre gli interventi di Claudio Ballestracci (un artista che si occupa da anni di installazioni ispirate alle attività di scrittori) hanno consentito un arredo non invasivo, armonico, in sintonia con lo spirito panziniano, ma anche ironico e moderno. Recuperando alcuni oggetti simbolo della poetica panziniana - la lanterna, la bicicletta, la spiga di grano, la vela - Ballestracci ha ideato strutture leggere che reggono i documenti esposti, i tabelloni illustrativi, le guide per la visita.
Oltre alle strutture e al recupero delle opere della moglie di Panzini, Clelia, ora ripulite e meglio visibili, il patrimonio archivistico dello scrittore, quasi integralmente conservato presso la Biblioteca del Comune di Bellaria, consente di allestire all'interno delle stanze della Casa Rossa percorsi espositivi che di volta in volta permettono un preciso recupero della memoria letteraria rappresentata da Alfredo Panzini nei primi decenni del Novecento.
Il percorso ideato nell'ultimo anno, dopo un'esposizione precedente dedicata ai corrispondenti e agli amici dello scrittore, ha riportato agli occhi del pubblico il ricchissimo materiale utilizzato per la composizione e l'aggiornamento del Dizionario moderno, l'opera più importante di Panzini. Attraverso le schede manoscritte, esposte in alcuni contenitori appositamente ideati da Ballestracci, il visitatore può seguire, leggendo direttamente la grafia dello scrittore e le scelte o gli aggiustamenti per ogni singola parola, l'evoluzione della lingua italiana, e cogliere gli esempi più interessanti di parole vecchie e nuove raccolte con attenzione dallo scrittore.
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