Rivista "IBC" XX, 2012, 2

Dossier: Le case delle parole - Viaggio nella Romagna dei poeti e degli scrittori

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A Casa Pascoli con Andrea Battistini

Andrea Battistini
[docente di Letteratura italiana all'Università di Bologna]

La suggestione che la casa natale di Pascoli suscita nel visitatore non deriva direttamente dagli oggetti che vi si trovano, trattandosi della consueta suppellettile di una famiglia benestante di fine Ottocento che in cucina poteva permettersi un grande focolare domestico e un acquaio in pietra. A colpire emotivamente è il loro valore evocativo e insieme quello del luogo promosso da Pascoli a correlativo oggettivo del nido, del rifugio edenico e materno che, oramai sotto forma di nostalgia onirica, e quindi in contumacia, ricorda per sempre la perdita dell'unità familiare, infranta dalla fucilata che troncò la vita del padre del poeta, assassinato proprio mentre era sulla strada di casa, divenuta da allora "solitaria e mesta". Paradossalmente la materialità tangibile dei suoi muri e delle sue cose rende ancora più struggente il vuoto dell'assenza, mai più colmato in nessuna delle tante abitazioni in cui Pascoli ebbe ad abitare, reso nomade dal suo lavoro di dipendente statale.

Nella ballata in cui la cavallina storna porta "a casa sua chi non ritorna" il ricorso al tempo presente invece del passato, come vorrebbe la consecutio, rende assoluto ed eterno il non ritorno. La dimora di San Mauro acquista la dimensione assoluta e metafisica di una perdita, risarcita però da una fitta mitologia casalinga richiamata al visitatore che, sull'abbrivo degli utensili còlti nella quiete domestica, può trascendere il loro aspetto fisico e riandare con l'immaginazione alle liriche che celebrano "il nero testo di porosa argilla", lo "staccio", l'"aròla", il secchio con il bucato, la bianca tovaglia, la culla e, passando nel giardino, indugiare sui versi dedicati alla "mimosa [...] co' suoi pennacchi di color di rosa" e alle altre presenze floreali delle peonie e delle rose rampicanti.

Se, per riguadagnare il tempo perduto, a Proust occorreva la madeleine, immersa in un infuso di aromi esangui e decadenti, a Pascoli, il figlio del fattore, basta la fragranza della piada. Casa Pascoli, uguale a tante altre, diventa speciale se la si rianima con la bellezza segreta e nascosta della poesia.

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