Rivista "IBC" XX, 2012, 2

musei e beni culturali / didattica, pubblicazioni

Pomodoro. L'oro rosso di Parma fra storia e tecnologia, a cura di M. Calidoni, D. Fornaciari, Parma, Associazione Musei del cibo della provincia di Parma, 2011.
L'oro nella pentola

Valentina Galloni
[IBC]

È l'ultimo nato di una serie di quaderni dedicati ai prodotti che i Musei del cibo della provincia di Parma raccontano in sedi storiche sparse sul territorio. I Musei, e i relativi quaderni, sono dedicati rispettivamente al Parmigiano Reggiano, al Salame di Felino, al Prosciutto di Langhirano e - buon ultimo, eccolo - al Pomodoro.

Se per formaggio e salumi l'accostamento al territorio di Parma è immediato, non altrettanto avviene per il pomodoro, che è divenuto prodotto parmigiano d'elezione per scelta consapevole e tradizione ormai bicentenaria. Il rosso frutto dell'estate è infatti oriundo delle Americhe e, qui in Italia, è diventato famoso come ingrediente della cucina napoletana che celebra "a pummarola in coppa"; nella seconda metà dell'Ottocento si è però sviluppata, a Parma, una tradizione di coltivazione e trasformazione che oggi consente di esportare con successo, in mezzo mondo, l'"oro rosso" insieme alla tecnologia della collegata industria conserviera.

Come per gli altri musei anche il Museo del Pomodoro ha sede in un luogo storico ed emblematico. La Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, sulle rive del Taro, è infatti un'antica grangia benedettina dipendente dal Convento di San Paolo di Parma, dove nei secoli, dopo l'abbandono dell'uso strettamente monastico/produttivo, hanno trovato sede varie iniziative. Agli inizi del Novecento ospitò una delle prime "fabbriche di conserva" e i terreni circostanti divennero campi sperimentali per la produzione dell'oro rosso. Oggi, in una della grandi stalle a pianterreno ritmate dalla sequenza delle volte a vela, trova sede il grande racconto del pomodoro, dalle Americhe a Parma.

La varietà dei temi affrontati dall'allestimento fa di questo Museo una sorta di percorso interdisciplinare che combina storia naturale, storia delle esplorazioni e delle immigrazioni di prodotti e cultura, storia dell'agricoltura e dell'industria agroalimentare, della cultura e dell'educazione alimentare, della diffusione e della pubblicità di un prodotto destinato al mondo. Una serie di temi che ci porta naturalmente a scuola, alle sue discipline, alla scelta di argomenti da trattare e da approfondire, per cui l'immaginario suscitato dal quaderno è ricco di richiami emotivi e pratici.

In realtà il volume va oltre gli assunti puramente scolastici di sviluppo e approfondimento dei temi del programma e, sia in formato cartaceo sia in formato digitale (scaricabile gratuitamente dal sito www.museidelcibo.it), si propone come un mix di proposte di ricerca, esercitazioni e guide alla visita: un sussidiario e, insieme, un libro di lettura. L'obiettivo è fare in modo che il quaderno sia, come deve essere il museo contemporaneo, un'occasione polivalente in cui la narrazione si combina con la meraviglia, l'interpretazione, la conoscenza, la ricerca... Offrendo una serie di spunti che portano il lettore, o la classe con l'insegnante, ad animare le varie storie in cui il pomodoro è protagonista.

Prendiamo come esempio la pagina che invita a considerare le immagini usate nei barattoli di conserva delle fabbriche parmensi sino al 1950. Ci sono 54 marchi che presentano le più varie categorie di immagini: animali, astri, vegetali... Nella categoria dei personaggi compaiono l'Alpino, l'Angelo, il Cavaliere, Dante, Faccetta nera, l'Imperatore. Accadeva così che la massaia, comprando la conserva con l'immagine di Dante, incontrasse forse per la prima volta il grande poeta. Non per nulla il quaderno dedica grande spazio al tema della pubblicità, fino al "pomì" e allo spot della passata che "incontra la pasta".

Nelle sezioni dedicate al Prodotto, al Prodotto che viene da lontano, al Museo e al Territorio intorno al Museo il quaderno sviluppa le fondamentali strategie didattiche della ricerca, della narrazione e dell'esplorazione dei luoghi. Una parte significativa del volume è dedicata specificamente agli insegnanti, con una disamina del valore dell'educazione al patrimonio culturale e dell'importanza del rapporto scuola-museo per l'educazione.

E a proposito di pomodoro, viene in mente l'arguta osservazione riportata da Pellegrino Artusi nel presentare la sua salsa: "C'era un prete in una città di Romagna che cacciava il naso per tutto e, introducendosi nelle famiglie, in ogni affare domestico voleva mettere lo zampino. Era d'altra parte un onest'uomo poiché dal suo zelo scaturiva del bene più che del male: lo lasciavano fare, ma il popolo arguto lo aveva battezzato Don Pomodoro, per indicare che i pomodori entrano per tutto".


Pomodoro. L'oro rosso di Parma fra storia e tecnologia, a cura di M. Calidoni, D. Fornaciari, Parma, Associazione Musei del cibo della provincia di Parma, 2011 (Quaderno didattico, 4 ), 128 pagine, senza indicazione di prezzo.

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