Rivista "IBC" XX, 2012, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, leggi e politiche, pubblicazioni

Un progetto del Comune di Modena cerca di dare ai cittadini la possibilità di individuare le architetture moderne presenti in città, con i loro valori e le loro contraddizioni.
Riconoscere il Novecento

Vanni Bulgarelli
[consulente del progetto "Le città sostenibili" del Comune di Modena]
Catia Mazzeri
[responsabile dell'Ufficio ricerche e documentazione sulla storia urbana del Comune di Modena]

Cultura della città e storia urbana: verso strumenti innovativi

Gli studi e le ricerche sulla storia urbana, e il dibattito sulla cultura della città, devono sempre più fondarsi su azioni e centri strutturati, attenti all'informazione e alla conoscenza proposte ai cittadini. La partecipazione alle decisioni pubbliche sulla trasformazione della città è espressione di diritti di cittadinanza, che sono a pieno titolo nell'agenda delle amministrazioni pubbliche locali. Il rinnovamento della governance di sistemi urbani sempre più complessi richiede conoscenza, non solo tecnica, informazione corretta, adeguata e accessibile. Questa consapevolezza dovrebbe orientare anche i decisori e i pianificatori, sollecitati a superare approcci settoriali.

Serve quindi una lettura non frammentaria dei processi, delle relazioni fra identità storica e progetto, nel costante rapporto tra civis e urbs. Chi si occupa di ricerca e documentazione sulle storie urbane deve possedere e controllare adeguatamente i diversi strumenti a disposizione, concettuali e tecnici, promuovendo la contaminazione multidisciplinare. La costruzione di una "cultura della città" si fonda anche sulla ridefinizione di tali strumenti, per la formazione di un sapere diffuso, che richiede continuità e solidità nell'azione di strutture innovative.


Diritti di cittadinanza e conoscenza delle forme urbane

L'affermarsi dei diritti di cittadinanza nel corso del Novecento ha contribuito, in particolare in Emilia-Romagna, a dare forma alla città. Non ancora sufficientemente indagato è il rapporto tra la definizione di scenari strategici e la costruzione di un sapere collettivo, condiviso, capace di alimentare la coesione sociale, di fondere identità vecchie e nuove, di conservare la memoria senza integralismi, per produrre futuro. La conoscenza delle forme urbane, dell'uso del suolo, delle architetture, è ancora poco considerata a tali fini. Per questo è importante attivare una mediazione esperta tra i cittadini e gli attori economici e sociali della trasformazione della città, attraverso la cultura e la storia urbana.

Nell'ultimo decennio è ripreso il dibattito sulla necessità di ricostruire collegamenti tra ricerca e politiche urbane, sul dialogo tra diverse discipline, sugli strumenti che concorrono alla formazione di una nuova polis. Viene sempre più richiesta una visione unitaria del patrimonio culturale e ambientale, basata sulle relazioni tra identità locale e sviluppo globale, tra memoria e progettazione del futuro.

In Italia, la presenza e la costituzione di strutture aperte ai cittadini, dedicate alla ricerca e all'informazione sulla storia, sui progetti e sulle strategie di sviluppo urbano possono favorire la messa a sistema della rete di istituzioni culturali locali, almeno a scala regionale.


L'Ufficio ricerche e documentazione sulla storia urbana e il progetto "Città e architetture a Modena nel Novecento"

Le riflessioni proposte hanno guidato il Comune di Modena e il suo Assessorato alla cultura nella costituzione, alla fine degli anni Novanta, dell'Ufficio ricerche e documentazione sulla storia urbana. La promozione di una cultura urbana complessa avviene con attività di formazione e informazione e conta su un'ampia rete di relazioni con esperti ed enti a livello territoriale, regionale, nazionale. Tra le tante iniziative, sostenute e seguite da migliaia di cittadini, nel 2001 l'Ufficio ha costruito il progetto nazionale: "Le città sostenibili. Storia, natura, ambiente".

La ricerca, l'informazione e la documentazione sulle trasformazioni storiche della città hanno assunto come chiave di lettura le matrici ambientali, in coerenza con le strategie di sviluppo sostenibile delle città. Lezioni magistrali, conferenze, workshop, hanno accompagnato gli studi, la produzione bibliografica e l'implementazione del sito web www.cittasostenibile.it, che conta circa un milione di contatti all'anno. È stato pubblicato, con versione on line, l'Atlante storico ambientale urbano di Modena, prototipo supportato dal Ministero dell'ambiente, realizzato con il lavoro di sei gruppi di ricerca. Tra il 2007 e il 2009 è stato prodotto e pubblicato il primo annale su La città e l'ambiente a Modena nel Novecento.

Da due anni il percorso si è arricchito con il progetto "Città e architetture a Modena nel Novecento", in fase di ultimazione. Anche in questo caso, lezioni, convegni e incontri rivolti a cittadini e specialisti hanno completato il lavoro di ricerca, che comprende un Atlante delle architetture. Impreziosisce il lavoro una selezione di immagini scattate da Gabriele Basilico nell'ambito di una convenzione con l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), che da tempo offre un prezioso contributo scientifico ai progetti dell'Ufficio. Sono previsti un audiovisivo realizzato a cura dell'Ordine degli architetti della provincia di Modena e itinerari urbani proposti attraverso applicazioni wi-fi.

Tra le sue peculiarità, il progetto conta sulla collaborazione operativa e di ricerca delle associazioni professionali e di impresa, che contribuiscono economicamente. Oltre al sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Modena e all'impegno degli assessorati alla cultura, alla programmazione e gestione del territorio e ai lavori pubblici, partecipano infatti, con l'apporto fondamentale di competenze, il sopraddetto Ordine degli architetti e altri attori del processo di costruzione della città, come Abitcoop, Azienda casa Emilia-Romagna (ACER) della provincia di Modena, Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), CME Consorzio imprenditori edili, Gruppo Hera. Il progetto, per la sua valenza, è stato inserito nell'ambito degli Stati generali del Comune di Modena, per la formazione del Piano strutturale comunale.


Città e architetture a Modena nel Novecento

Pur in presenza di pregevoli lavori storiografici, manca a Modena una più completa storia della città del Novecento proposta attraverso le sue architetture e le sue forme urbanistiche ed edilizie. Una casa, un palazzo, una scuola, un ospedale, un centro aggregativo raccontano la città anche quando si propongono al nostro sguardo distratto e spesso decisamente critico verso gli edifici del Novecento. L'urbanistica e l'architettura degli ultimi decenni ci appaiono talvolta estranei: eppure la città del secolo scorso è il luogo abitato dal novanta per cento dei cittadini ed è una parte importante del paesaggio urbano.

Se è scarsa la presenza di opere "d'autore", non mancano in città edifici di forte valenza storica, che raccontano di conquiste sociali, di diritti, di qualità dell'abitare e del vivere. La ricerca si è posta l'obiettivo di ricostruire le complesse vicende che hanno determinato a Modena, nel corso del Novecento, relazioni intense tra sviluppo, organizzazione dello spazio urbano e politiche riformiste, collegandole alla storia europea e ad analisi sulla città attuale.

Abbiamo voluto verificare in che modo l'affermazione dei diritti di cittadinanza ha dato forma alla città e, viceversa, come il progetto urbano, sempre centrale nel governo delle città, ha contribuito a tale discusso processo nel corso del Novecento.

Il binomio città e architetture ha assunto molti significati nel corso del Novecento. La storia degli edifici e degli spazi del secolo scorso - rappresentati da opere del tardo liberty, del primo razionalismo, dal cimitero di Aldo Rossi e dalle architetture di Vinicio Vecchi alla sede della Cassa di risparmio di Giò Ponti, dalle case popolari e dalle grandi aree verdi al primo "villaggio artigiano" d'Italia, e dalle scuole dell'infanzia, dai PEEP e dagli edifici multipiano alle diffuse tipologie delle case a schiera, fino alla più dinamica scena contemporanea - questa storia così variegata accompagna la maturazione delle forme della democrazia e della cittadinanza, ancora oggi vitali.

Non viene dunque proposta la storia di poche architetture, di particolare pregio, ma una vicenda complessiva, per avvicinare i cittadini ai valori e ai linguaggi dell'architettura contemporanea e alla storia urbana di Modena.


Riflettere sul valore sociale dell'architettura e dello spazio urbano

Oggi la diversa scansione temporale nella formazione delle tante città presenti nello stesso spazio, e la diversa percezione identitaria espressa dalle culture collettive e individuali dei cittadini che ora le abitano, possono accentuarne la frammentazione, spinta dall'emergere degli interessi particolari, e impediscono la selezione e la sintesi della "città nuova" tra permanenze e mutamenti. Per questo, abitare e condividere lo spazio urbano, la sua storia, partecipare alla sua costruzione e trasformazione significa dare senso al "diritto alla città", ovvero alla consapevolezza collettiva di un "bene comune", che va curato, in particolare tra i "nuovi cittadini", come fondamento della democrazia.

Nel volume di prossima pubblicazione, e nelle iniziative pubbliche che accompagnano il progetto, vengono affrontati diversi punti focali. Storici come Carlo Olmo e Fulvio Irace affrontano, rispettivamente, il tema della città dei diritti, in relazione agli attori che trasformano lo spazio urbano, e la storia della relazione tra architettura e organizzazione della società nella progettazione della città pubblica e della "casa per tutti".

Il dialogo tra discipline è assicurato, nelle ricerche su Modena, dagli apporti di storici dell'architettura come Giovanni Leoni, pianificatori come Federico Oliva, economisti come Andrea Giuntini, progettisti come Anna Taddei e Claudio Fornaciari, da architetti ed esperti culturali del Comune di Modena, da attori del ciclo di produzione edilizia e organizzazione della domanda come ACER Modena, ANCE, Abitcoop, CME.

A Modena, nella città dei diritti che si evolvono, un ruolo fondamentale ha la città pubblica, che dalla fine degli anni Sessanta costruisce la rete dei servizi sociali, intesi come poli regolatori della trasformazione urbana e della sua qualità, collegata e inserita negli spazi verdi. Lo spazio pubblico, con le piazze, i viali, le piste ciclabili, i parchi, i servizi scolastici, diventa il tessuto connettivo della città costruita e parla delle relazioni sociali presenti. In questo percorso un ruolo originale assumono le "architetture della partecipazione", prodotto del senso di appartenenza alla comunità: le polisportive, che si integrano con gli edifici di culto e le strutture ricreative e culturali delle parrocchie.


L'Atlante delle architetture e le schede

Il volume è composto inoltre da un atlante corredato da mappe tematiche, che permette di rendere esplicite le ipotesi di ricerca e di lavoro, riportando le schede critiche di oltre 100 architetture e spazi urbani. Le schede sono tratte da un repertorio di 400 opere selezionate, che sarà pubblicato integralmente nel sito web, e aggiornato costantemente, anche grazie alle segnalazioni del pubblico. Le opere sono raccolte in percorsi tematici, che comprendono la città pubblica, la casa, la città della formazione e della conoscenza, della partecipazione e dell'inclusione sociale, del consenso o del controllo, della riqualificazione urbana.

Il progetto dà ampio spazio alle immagini. Quelle dei piani urbanistici e dei progetti, le foto storiche e le immagini dello stato attuale. Come ricorda Piero Orlandi nel presentare lo sguardo e gli "scatti" di Gabriele Basilico sul paesaggio urbano, contributo culturale dell'IBC al progetto, "l'architettura rappresenta concretamente la qualità delle politiche pubbliche messe in atto a Modena nel periodo dal dopoguerra a oggi".

Pensiamo che per un cittadino modenese l'interesse dell'intero progetto possa consistere nella possibilità di riconoscere i valori del Novecento nella città in cui vive, con le sue contraddizioni, nella relazione tra edifici e strutture urbane, in assi visivi diversi, dove tuttavia la cura dell'architettura si collega a obiettivi sociali fortemente perseguiti e dove un'edilizia semplice ha le forme importanti dell'inclusione sociale.

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