Rivista "IBC" XX, 2012, 1
mostre e rassegne, pubblicazioni
Nel ricco tessuto di iniziative che ha punteggiato il 150° anniversario dell'Unità in Emilia-Romagna, e in particolare a Bologna, di notevole interesse, non solo per coloro che si occupano di archeologia e storia antica, è stata l'esposizione allestita fino all'inizio di gennaio presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio: "Quell'amor d'antico. Le origini dell'archeologia a Bologna nelle raccolte dell'Archiginnasio", a cura di Paola Foschi e Arabella Riccò. Una mostra di carta per raccontare una delle discipline più legate alla terra e a ciò che essa restituisce.
La mostra, i cui contenuti sono tutt'ora consultabili sul sito della biblioteca (badigit.comune.bologna.it/mostre/archeologia/index.html), si è anche inserita nell'ambito di "Archeopolis" e "Artelibro", le due manifestazioni che si sono svolte nel settembre 2011 e che hanno avuto, come tema comune, l'archeologia e i libri che di questa disciplina trattano. Attraverso volumi preziosi, documenti, lettere e mappe, il percorso espositivo ha proposto un agile e interessante racconto su come l'attenzione per la fase più antica della storia della città abbia cominciato a maturare - tra spinte scientifiche ed erudite, tra collezionismo e storia dell'arte - grazie a figure quali Montalbani, Malvasia, Aldrovandi e Cospi, per conoscere un interesse più sistematico per la ricerca archeologica soprattutto nel corso del XVIII secolo, quando si rinnova l'organizzazione dei materiali e dei musei anche alla luce di un intento didattico.
Se i secoli precedenti avevano creato antefatti importanti rispetto agli studi e alla conoscenza del territorio antico della città, fu certamente Luigi Ferdinando Marsili, con l'Accademia delle Scienze, a gettare le basi, proprio con le creazioni "Della stanza delle antichità", della futura e fertile stagione di ricerca che esploderà nel secondo Ottocento con esiti davvero importanti, legati agli scavi di Villanova, di Marzabotto, della Certosa; scavi che faranno conoscere, fuori da stereotipi e agiografie, la realtà etrusca di Felsina e del suo territorio. Poi le stele romane restituiranno uno spaccato sugli abitanti della colonia fondata dai Romani lungo l'asse della Via Emilia e ribattezzata Bononia.
La mostra, attraverso i libri pubblicati nei decenni successivi all'Unità d'Italia, racconta l'opera di archeologi e storici: sono gli anni di Gozzadini, di Zannoni, di Brizio. Bologna acquisisce centralità negli studi che riguardano le discipline che studiano la preistoria. Qui si tenne, nel 1871, il V Congresso di antropologia e archeologia preistoriche, e qui, nel 1881, fu inaugurato il Museo civico archeologico, dopo una momentanea e più ristretta sede proprio negli spazi dell'Archiginnasio.
Scorrendo con gli occhi le pagine dei volumi, le corrispondenze tra gli studiosi, i disegni degli oggetti, è possibile per chiunque scoprire nomi e volti che spesso si conoscono perché hanno dato nome a una strada o a una struttura di questa città: magari qualcuno realizzerà che Giovanni Gozzadini, il quale ha dato il nome alla Pediatria dell'Ospedale Sant'Orsola per il generoso lascito effettuato da sua figlia, non era un medico, ma colui che scavò a Villanova di Castenaso.
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