Rivista "IBC" XIX, 2011, 4

territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / immagini, mostre e rassegne, leggi e politiche

Bonifica e memoria a sessant'anni dall'istituzione dell'Ente per la colonizzazione del delta padano.
Terre nuove

Stefano Piastra
[docente di Geografia umana all'Università di Bologna]

A Bologna, dal 9 al 30 novembre 2011, Palazzo d'Accursio ha ospitato la mostra "Terre nuove. Immagini dell'archivio fotografico dell'Ente delta padano". Curata da Priscilla Zucco, Stefano Pezzoli e Isabella Fabbri in collaborazione con Luciana Finessi e Cristina Vellucci, l'esposizione è stata realizzata dall'Assessorato all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna e dall'Istituto per i beni culturali (IBC); catalogo Editrice Compositori.

L'Ente per la colonizzazione del delta padano, posto alle dirette dipendenze del Ministero dell'agricoltura e delle foreste, si impegnò negli anni Cinquanta e Sessanta in nuovi interventi di bonifica (oltre a quelli già attuati nell'Ottocento e durante il periodo fascista) e soprattutto nell'esproprio e nell'assegnazione delle "terre nuove", rese coltivabili, alle popolazioni del delta. L'obiettivo era modernizzare e dare un futuro a un'area tradizionalmente depressa, trasformando braccianti e lavoratori a giornata in piccoli proprietari terrieri e coltivatori diretti. Divenuto Ente delta padano nel 1966, e, dopo la nascita della Regione Emilia-Romagna, Ente regionale di sviluppo agricolo nel 1977, è stato soppresso nel 1993: funzioni residue, personale e patrimonio sono stati trasferiti all'Assessorato regionale all'agricoltura.

All'interno dell'ingente patrimonio documentario spicca l'archivio fotografico, che comprende oltre 55.000 fotografie, tra positivi, negativi e diapositive, e 183 pellicole, tra film completi e materiali di lavorazione. L'archivio è conservato nella fototeca dell'IBC, che negli ultimi anni si è incaricato di garantire la buona conservazione dei materiali e di catalogare e digitalizzare tutte le immagini. Nel suo insieme, esso costituisce una testimonianza rara e unica di un momento nodale dello sviluppo economico regionale nei suoi molteplici aspetti: la reinvenzione di un territorio con tutte le conseguenze di ordine naturalistico e ambientale, le trasformazioni economiche e sociali, la storia politica dei primi decenni del secondo dopoguerra e dei governi centristi che si sono succeduti nel periodo, la costruzione del consenso, l'iconografia del privato.


Come opportunamente ricordato dalla mostra bolognese organizzata dalla Regione Emilia-Romagna, nel 2011 cadono i sessant'anni dall'istituzione dell'Ente per la colonizzazione del delta padano (EDP). Si tratta di un anniversario importante, relativo a un organo di gestione territoriale, nato nell'ambito della Riforma agraria, il quale, pur in un periodo di attività tutto sommato breve (dal 1951 al 1976: 25 anni, di cui solo i primi 20 furono caratterizzati da realizzazioni intense), ebbe un ruolo centrale nella morfogenesi del paesaggio attuale del delta del Po, sia veneto che emiliano-romagnolo, ora segnato da un insediamento sparso pianificato, da borgate rurali di nuova fondazione e soprattutto da una netta prevalenza di terre asciutte rispetto alle originarie aree umide dolci e salmastre.

Le sfaccettature, le implicazioni, le chiavi di lettura dell'opera dell'EDP sono innumerevoli, e molte pagine attendono ancora di essere scritte in proposito. Lo stesso dicasi circa un bilancio critico dei lavori dell'ente, specie in relazione al rapporto costi-benefici, alla reale utilità e all'impatto ambientale dei drenaggi intrapresi.1 Non è certo questa la sede per fare ciò.

Prendendo spunto dalla mostra e limitando la nostra analisi al solo territorio emiliano-romagnolo, ci preme qui sottolineare come, a sessant'anni di distanza, "l'epopea colonizzatrice" dell'EDP sia ormai pienamente da considerare come uno dei nuclei fondanti dell'identità delle comunità locali del delta. Allo stesso tempo, è evidente come la ricca documentazione scritta, cartografica, fotografica e cinematografica prodotta negli anni dall'EDP abbia assunto connotazioni di un vero e proprio patrimonio.

I materiali dell'EDP risultano però oggi non sempre facilmente accessibili e suddivisi, per giuste ragioni di competenza, tra più soggetti e sedi: se i fondi fotografici sono ora stati divulgati dall'IBC, non può dirsi lo stesso per la documentazione scritta e cartografica, conservata - accorpata a quella dell'Ente regionale di sviluppo agricolo (ERSA), "erede" dell'EDP - presso il Polo archivistico regionale (ParER),2oppure per i filmati, ora presso la Cineteca di Bologna, solo in pochi casi digitalizzati e in minima parte visionabili attraverso altri canali.3

Se, come detto, la "memoria del territorio", nel Comacchiese come in altri territori limitrofi, si basa in buona parte sulla bonifica, appare quanto mai urgente, nell'era globale e in un periodo di rapidi mutamenti quale quello attuale, un progetto culturale che vada nella direzione della riscoperta, del radicamento e del rafforzamento di tale tema, specie presso le giovani generazioni. La proposta che qui si rilancia è quella di un centro di documentazione, ubicato in un luogo del delta e pensato anche e soprattutto per le genti del delta (e in modo particolare per le scuole), che raccolga il maggior numero possibile di materiali iconografici (i più spendibili a livello didattico e comunicativo) incentrati sulla bonifica nell'area deltizia emiliano-romagnola, provenienti dalle raccolte bolognesi ex EDP sopraccitate, ma anche da altri archivi pubblici (in primis l'Istituto Luce),4 e, almeno in parte, dagli archivi privati dei residenti e di altri soggetti locali. L'orizzonte cronologico di riferimento potrebbe non limitarsi agli anni della riforma agraria, ma estendersi anche agli interventi idraulici del periodo fascista. Nell'ovvia impossibilità di smembrare fondi già catalogati, e nella difficoltà di acquisire in modo permanente materiali da privati, è ampiamente percorribile la via della riproduzione cartacea e digitale dei pezzi più significativi.

Non si tratta di un'idea del tutto nuova. Quanto accennato sopra potrebbe infatti essere un segmento o una sezione più o meno autonoma di un più grande "Museo delle culture umane nel delta del Po", incentrato sui rapporti uomo-ambiente nel delta padano e caratterizzato da interdisciplinarità e prospettiva storica di lungo periodo, teorizzato sin dagli anni Ottanta e oggetto di una specifica collana dell'IBC, ma mai compiutamente concretizzatosi.5

Accanto a quelli che potremmo definire i "beni mobili" della bonifica, esiste poi, in un'ottica di conservazione della memoria, un problema di recupero e valorizzazione dei "beni immobili". Non ci riferiamo qui agli impianti idrovori o ad altre infrastrutture idrauliche, che pure hanno già assunto o verranno ad assumere nel futuro prossimo, anch'essi, una valenza storico-culturale. Facciamo invece riferimento a un singolo caso specifico, per certi versi emblematico della scarsa attenzione riservata negli ultimi anni alla dimensione culturale della bonifica emiliana: il monumento alla bonifica della valle del Mezzano, ubicato presso l'idrovora Lepri, in comune di Comacchio, nei pressi del confine con il territorio comunale di Ostellato.

Tale installazione, costruita dall'EDP a ricordo tangibile dell'inizio dei lavori del più vasto drenaggio meccanico del sistema comacchiese (circa ventimila ettari), venne inaugurata il 13 ottobre 1957 da Emilio Colombo, all'epoca ministro dell'agricoltura e delle foreste, il "padre" della cosiddetta "legge stralcio" (numero 841 del 1950) da cui la riforma agraria prese le mosse. L'opera (tralasciando qui il suo reale valore artistico, invero non eccelso) rappresenta una lama che metaforicamente squarcia il muro di isolamento e sottosviluppo economico e sociale che sino ad allora aveva circondato il delta. La cerimonia di inaugurazione, celebrata in un'apposita pubblicazione e immortalata da notevoli filmati cinematografici,6 fu fortemente connotata in senso simbolico (e propagandistico) come momento di rinascita non solo locale, ma nazionale.

Oggi, quello che probabilmente è stato il solo monumento comacchiese a essere inaugurato da un ministro della Repubblica, giace in un desolante stato di totale abbandono, "stretto" tra una strada e l'argine del canale navigabile Migliarino - Porto Garibaldi: la rete di delimitazione è stata divelta; la struttura muraria dell'opera mostra evidenti segni di degrado; l'epigrafe celebrativa risulta praticamente illeggibile; la "lama" in cemento presenta una profonda fessurazione verticale in corrispondenza del suo taglio, quasi a testimoniare simbolicamente il fatto che l'EDP non riuscì mai in realtà a "squarciare" in modo definitivo il "muro" di isolamento al di là del quale il delta era confinato. In aggiunta a ciò, l'incuria ha richiamato ulteriore degrado: lo spazio interno del manufatto è così diventato il luogo in cui smaltire abusivamente rifiuti e persino eternit.

Inutile dire che il monumento del 1957, elemento qualificante del paesaggio della bonifica e vero e proprio "iconema" (citando la lezione di Eugenio Turri),7 meriterebbe di essere restaurato, e magari valorizzato all'interno di un'area di sosta attrezzata con appositi pannelli esplicativi. Potrebbe essere inoltre l'occasione per un'intervista, sul filo dei propri ricordi personali a oltre cinquant'anni di distanza da quel 13 ottobre 1957, col senatore a vita Colombo (classe 1920), che siede tuttora in Parlamento.

Si è ben consapevoli che quanto è stato sin qui ipotizzato, sia in riferimento al centro di documentazione che all'installazione presso l'idrovora Lepri, ha costi non indifferenti, e che, mai forse come in questo periodo, il reperimento di fondi per programmi di ampio respiro sia cosa ardua, sia per gli enti locali che per l'area protetta sotto la cui egida l'operazione proposta dovrebbe svilupparsi (ci riferiamo in primo luogo alla Regione Emilia-Romagna, al Comune di Comacchio e al Parco regionale del Delta del Po emiliano-romagnolo).

Nonostante le contingenze, la progettualità e la programmazione in campo culturale devono però rimanere un punto fermo, pena, nei decenni a venire, la perdita delle radici profonde dell'identità di un territorio, quale il Comacchiese, dove le acque hanno rappresentato nel passato remoto una risorsa da sfruttare, nel passato prossimo un problema da risolvere, e dove i condizionamenti dell'ambiente sull'uomo sono stati storicamente così forti da aver lasciato una traccia indelebile, per certi versi unica, sulla comunità locale.8


Note

(1) Si tratta di un dibattito ancora assolutamente aperto e attuale. Spunti di discussione sono contenuti in: S. Piastra, Man-Waters Interactions in the Po River Delta - Emilia-Romagna Sector, (Land Reclamations: Geo-Historical Issues in a Global Perspective, International Conference held at the University of Bologna, May 14th, 2010; Field Trip Guidebook), Faenza, CartaBianca, 2010. Pubblicazione disponibile anche on line: amsacta.cib.unibo.it/2781/.

(2) P. G. Massaretti, Il fondo Ersa dell'Archivio storico della Regione Emilia-Romagna, "Storia e Futuro. Rivista di Storia e Storiografia", 2005, 8 (www.storiaefuturo.com/it/numero_8/archivi/).

(3) Sui materiali cinematografici dell'EDP conservati presso la Cineteca di Bologna esiste un'ottima tesi di laurea: R. Zorzin, "Per terre nuove uomini nuovi". La propaganda cinematografica dell'Ente Delta Padano, corso di laurea specialistica in Discipline del cinema, tesi di laurea in Cinema europeo, Università di Udine, 2008-2009. Tra le pellicole sviluppatesi sotto l'egida dell'EDP, di Quando il Po è dolce (1952), opera di Renzo Renzi con la collaborazione fra gli altri di Enzo Biagi e Sergio Zavoli, esiste una copia in VHS e una in DVD presso la Biblioteca Sala Borsa di Bologna (Cineteca del Comune di Bologna, Il cinema a Bologna. Renzo Renzi e la Columbus film. Bologna e l'Emilia-Romagna in cinque cortometraggi degli anni '50, Bologna, senza data); Festa a Comacchio (1957) è invece visionabile on line: www.cinemadipropaganda.it/search/record/610.

(4) Tra i filmati dell'Archivio dell'Istituto Luce dedicati alla riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo, rintracciabili sul sito www.archivioluce.com, segnaliamo: La Settimana Incom 00664, Inchiesta per Comacchio, 1 novembre 1951; La Settimana Incom 00673, Colonizzazione del delta padano, 16 novembre 1951; La Settimana Incom 00826, Prima assegnazione di terre nel Delta Padano, 12 agosto 1952; La Settimana Incom 00930, Riforma fondiaria in atto, 15 aprile 1953; L'Europeo Ciac E1080, L'obbiettivo sulla cronaca, Comacchio - Il ministro Colombo dà il via alla bonifica del Mezzano, 24 ottobre 1957. Tali filmati sono in parte presenti anche nel portale dell'Istituto Luce dedicato alla Riforma agraria (www.archivioluce.com/arsial-luce/home.html). Sempre nell'Archivio dell'Istituto Luce si segnalano anche filmati sulle bonifiche nel delta emiliano-romagnolo risalenti al periodo fascista: Giornale Luce B1644, La redenzione della terra nel Ferrarese, 27 dicembre 1939; Come si costruisce una grande diga, senza data.

(5) Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, Comune di Comacchio, Culture umane nel delta del Po. Progetto per un museo a Comacchio, Bologna, Nuova Alfa, 1988. Nella stessa collana ("Per un museo delle culture umane nel delta del Po in Comacchio"), a questo primo volume a carattere museografico e museologico, ne seguirono altri cinque, di ricerca. Tra le strutture di fruizione, poi concretamente realizzate, concepite nella direzione qui tracciata, va annoverata in primo luogo la Manifattura dei Marinati a Comacchio, ora centro-visite del Parco regionale del Delta del Po emiliano-romagnolo.

(6) L'inaugurazione del monumento e della bonifica del Mezzano sono ricordati in un opuscolo pubblicato per l'occasione: Ente per la colonizzazione del delta padano, Lavori per la bonifica delle Valli di Comacchio, Ferrara, Sate, 1957. La cerimonia di inaugurazione del monumento è oggetto di una lunga sequenza del filmato EDP Festa a Comacchio (1957; si veda la nota 3); altri momenti della stessa cerimonia sono ripresi anche in un cinegiornale dall'Archivio Luce dello stesso anno (Comacchio. Il ministro Colombo dà il via alla bonifica del Mezzano: si veda la nota 4).

(7) E. Turri, Il paesaggio e il silenzio, Venezia, Marsilio, 2004, p. 128 e pp. 155-156.

(8) Su tutti, si veda in proposito: S. Cernuschi Salkoff, La città senza tempo. Studio socio-antropologico di Comacchio e le sue Valli, Bologna, Il Mulino, 1981.

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