Rivista "IBC" XIX, 2011, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / pubblicazioni, storie e personaggi

A. M. Guccini, Fare l'Italia, ridisegnare la città: Giuseppe Mengoni, vita tra gli eventi, vita di eventi, Imola, Tipografia Fanti, 2011.
Dalla provincia alla nazione

Stefano Pezzoli
[IBC]

L'Archivio Museo "Giuseppe Mengoni" di Fontanelice (Bologna), in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, ritrova nella traiettoria esistenziale e professionale del tecnico fontanese a cui è intitolato una profonda contiguità con l'evento nazionale. Lo sottolinea una pubblicazione curata da Anna Maria Guccini, direttrice dell'istituto, che ripercorre l'esistenza dell'ingegnere architetto osservandone l'intreccio personale con le vicende che portarono all'Unità.

Guccini guarda al non lungo arco temporale dei 31 anni che vanno dal 1846, quando Mengoni (Fontanelice, 1829 - Milano, 1877) lascia il paese natale per Bologna, passando dalla provincia pontificia alla seconda città di quello stato, al 1877, anno del tragico epilogo di un'intensa carriera, a Milano, la più vitale città del nuovo stato italiano, ove egli muore il giorno prima che venga inaugurata la sua opera più celebre, massima espressione architettonica dell'Ottocento milanese. Anni che lo vedono dapprima passare da un'anonima vita di ragazzo di paese agli studi accademici e universitari, sino alla tesi sostenuta nel 1851. Anni in cui sente e vive lo spirito risorgimentale che lo porta, nel 1848, ad arruolarsi nel battaglione dei Cacciatori dell'Alto Reno, guidato dal conte Livio Zambeccari; e il libro illustra, con le immagini di registrazioni e rapporti, la fisica presenza del Mengoni fra quelle truppe.

E già in questo tempo espressione tecnica e artistica stanno a fianco del sentimento politico, come dimostra un suo acquerello di apparato celebrativo per la promulgazione dello Statuto Albertino nel 1848. Nel 1854 ottiene il diploma che lo rende "idoneo alla professione di ingegnere civile" e inizia a lavorare nel settore di massima modernità per l'epoca, quello delle ferrovie, dove è alle dipendenze della società delle Strade ferrate Lombardo-Venete e dell'Italia centrale, che dalla stessa dicitura enuncia una mescolanza fra passato e futuro, fra stati preunitari e penisola che già evolve dall'accezione geografica. Poi, dopo la liberazione di Bologna, lavora alla sistemazione monumentale di porta Saragozza, al palazzo Poggi Cavazza di via Farini e al progetto per la stazione ferroviaria. Ancora riemerge la dimensione patriottica quando disegna addobbi, decorazioni e luminarie per l'ingresso di Vittorio Emanuele II a Bologna nel maggio del 1860, che ci restituisce la festosa e un po' strabiliante immagine di Carlo Bossoli.

Poco dopo, appena proclamata l'Unità, scompare il suo massimo artefice, il conte di Cavour, e la solenne celebrazione voluta dal Comune di Bologna vede ancora protagonista Mengoni, che progetta il catafalco commemorativo realizzato nella basilica di San Petronio il 26 giugno 1861. Quindi il salto, il passaggio alla scala nazionale con i progetti per Milano, Firenze e Roma. Ci sono già stati i disegni progettuali di chiara ispirazione rinascimentale per i municipi di Malalbergo e Castel Bolognese, ma tutta l'attenzione del libro si focalizza sulla "Sistemazione di Piazza Duomo e vie adiacenti" a Milano, alla partecipazione alle tornate di concorso del 1862 e 1863, che si concludono con un'affermazione di Mengoni sottolineata anche con l'immagine del quadro La posa della prima pietra della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano di Domenico Induno: dove si coglie il re che, sotto il vigile sguardo del sindaco milanese, riceve la cazzuola da un accorto ma determinato Mengoni.

In seguito, dato conto del notissimo fabbricato d'intricato eclettismo della Cassa di risparmio di Bologna, si arriva al Mercato coperto di San Lorenzo a Firenze, dove il solido bugnato di gusto rinascimentale s'incrocia con la trama metallica e aerea delle ampie navate. Poi Roma capitale, con il "piano di sistemazione e ampliamento" e il passaggio a tutto campo all'urbanistica. L'approccio a questa disciplina, già toccato con la piazza interna di porta Saragozza, si era sviluppato con la galleria milanese; qui il piano si apre a tutto il centro storico, prevede sventramenti, isola monumenti, contempla una grande galleria, e certo fa strage del minuto tessuto medievale, ma forse con un'impronta maggiormente organica e coerente rispetto alle realizzazioni di epoca umbertina e fascista. In chiusura del volume stanno le immagini delle illuminazioni di piazza Duomo a Milano per la visita dell'imperatore Guglielmo nel 1875, anch'esse disegnate da Mengoni, che al tempo aveva raggiunto riconoscimenti ampiamente oltre i confini nazionali, fino dall'Accademia di Belle Arti di Rio de Janeiro.


A. M. Guccini, Fare l'Italia, ridisegnare la città: Giuseppe Mengoni, vita tra gli eventi, vita di eventi, Imola, Tipografia Fanti, 2011, 80 pagine, senza indicazione di prezzo.

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