Rivista "IBC" XIX, 2011, 2

Dossier: Imago - Catalogo di opere grafiche on line

Imago. Un po' di storia, anche futura

Giuseppina Benassati
[IBC]

Poco più di dieci anni di gestione di un catalogo on line di opere grafiche consentono la proposta di un bilancio e di prospettive future: questo a partire da almeno un accenno di genesi e da qualche chiarimento sulla struttura, la funzione e l'uso di un catalogo che, se per ubicazione delle opere catalogate è regionale, è nazionale per numero e contenuto informativo delle risorse digitali, ed è poi internazionale per i formati e i protocolli di import/export dei dati (imago.sebina.it/SebinaOpacIMAGO/Opac).

Partito da un censimento capillare condotto sui patrimoni delle istituzioni pubbliche presenti sul territorio, Imago è divenuto catalogo collettivo mediante l'evoluzione tecnologica degli strumenti catalografici adottati, assestati su standard biblioteconomici sia dal punto di vista teorico che della gestione informatica dei dati. Avviato contestualmente alla fase nascente ed eroica del Servizio bibliotecario nazionale (SBN), ha da quasi subito utilizzato infrastrutture in possibile colloquio con l'Indice per la gestione dei dati, rilevati con il metodo e la struttura indicati da regole nazionali quali la Guida alla catalogazione per autori delle stampe (ICCU - Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane, 1986).

Sicuramente è stata la felice intuizione dei promotori della Guida - l'adozione di regole condivise in diversi ambiti disciplinari per la descrizione di medesime opere, le stampe, che in virtù di variabili itinera collezionistici e conservativi potevano indifferentemente trovarsi in contesti bibliotecari, museali e archivistici - a consentirci il progetto di trasformazione di un censimento condotto sul campo, nell'ipotesi di un catalogo collettivo le cui registrazioni bibliografiche potessero coesistere indipendentemente dal contesto conservativo di appartenenza, per poi essere integrate con le risorse disponibili all'interno dell'Indice. È in quest'ottica che, in virtù della legge 84 del 1990, il catalogo collettivo regionale si è trasformato nel Sottoprogetto ICCU "Banca dati delle stampe", divenuto Imago nella presentazione pubblica, avvenuta nel dicembre 2000.

L'accenno a questo iter - cui, per molteplici motivi e circostanze sfavorevoli, non ha fatto seguito un primo popolamento dell'Indice con i dati del progetto - vuole rimarcare che è stata l'adozione in toto del principio informatore della Guida a mostrarci come il lavoro di catalogazione, per essere veramente efficace, dovesse travalicare gli argini tipologici da questa indicati (le descrizioni delle stampe originali) per rendere conto del complesso di relazioni che un'opera o un documento intrattengono con altri documenti all'interno e nel contesto di specifici itinera creativi, editoriali e collezionistici. È stato ben presto chiaro che per catalogare esaustivamente il patrimonio delle grafica, sino a quel momento quasi misconosciuto in Italia o trattato soltanto nella specificità di studi settoriali, era necessario estendere il raggio d'azione agli interi complessi documentari. Siamo passati dalla catalogazione delle sole stampe di un fondo, o di una collezione, a quella di tutti i materiali presenti (disegni, riproduzioni, fotografie, ritagli...) nonché alla restituzione descrittiva di interi insiemi collezionistici. Tutto ciò ha fatto sì che il catalogo sia divenuto un territorio virtuale ricco di dati specifici, perennemente al confine tra universo biblioteconomico, archivistico e museografico.

Ed ecco il problema o, forse, la ricchezza imbarazzante di questo complesso documentario, specifico e al contempo trasversale a tante discipline, dalla storia dell'arte all'arte contemporanea, dalla storia delle tecniche alla storia dell'editoria, alla storia tout court. Se consideriamo che Imago ha accolto, dalle iniziali collezioni di stampe storiche, porzioni consistenti di archivi culturali del Novecento, passando per la produzione di artisti attivi anche sul fronte della grafica editoriale, delle arti minori e della pubblicità, conoscendo le peculiarità delle cosiddette "carte povere" (figurine, scatole di fiammiferi, eccetera) e della fotografia in tutte le sue declinazioni, non ultima quella della fotografia digitale contemporanea, vediamo come il progetto e l'obiettivo iniziali - il recupero critico di un universo misconosciuto, da sempre appannaggio di una ristretta élite di filologi e cultori della materia - siano divenuti ben altro.

Mano a mano che si sono trattati materiali e tematiche differenti, Imago si è sempre più connotato come luogo virtuale della sperimentazione catalografica, palestra per l'affinamento di regole e teorie, e per la definizione di prassi per il trattamento di numerose tipologie di materiali: stampe, storiche e non, ma anche carte povere, grafica e fotografia d'autore contemporanea, cartoline, archivi culturali. L'esito di questo lavoro, che affrontando sempre il nuovo è per forza sperimentale, si è poi riversato nell'attività svolta all'interno dei cataloghi di Polo, ricadendo pertanto anche sull'evoluzione del back office del software di catalogazione, nonché sulle funzionalità dell'OPAC [On line Public Access Catalogue, ndr], e ha innervato gli interventi diretti di catalogazione che la Soprintendenza per i beni librari ha finanziato e coordinato scientificamente in virtù della legge regionale 18-2000.

Il filtro scientifico della catalogazione ha reso di fatto disponibile un caleidoscopico universo iconico, inimmaginabile sino a pochi decenni orsono. L'obiezione è che nella rete ci sono già numeri quasi infiniti di immagini, per cui a chi e a che cosa serve la strabordante quantità di risorse di Imago (1200000 informazioni)? Imago propone dati scientifici su immagini selezionate e vagliate dal filtro della storia, più o meno recente. È pertanto nella restituzione critica all'utente, o meglio all'internauta, di informazioni su beni culturali complessi che sta il senso dell'operazione. Tale restituzione avviene con l'adozione di standard e di regole di catalogazione, rimaste statiche per oltre un ventennio.

La pubblicazione delle REICAT (Regole italiane di catalogazione per autore, Roma, ICCU, 2009) e della prima bozza di Linee guida per la catalogazione in SBN del materiale grafico: manifesti, stampe, disegni (documento disponibile in rete mentre siamo in stampa) ha recentemente modificato lo scenario. Spiace constatare che, malgrado gli enunciati di principio, si tratti di opere dall'impianto librocentrico che poco recepiscono delle peculiarità della grafica.

Lasciando a sperabili tavoli e confronti tecnici la disamina delle specificità catalografiche, mi preme sottolineare comunque la contraddizione palese tra l'innovativo portato, anche teorico, scaturito da decenni di esperienze condotte sul campo, e la pubblicazione di normative il cui filo conduttore pare essere la programmatica distanza da tutto ciò che ha a che fare con la prassi, alimentata dalla regola che viene adattata e affinata grazie alle infinite specificità dei materiali. Regola e prassi sempre e comunque condotte, in ambito bibliotecario, nell'ottica della cooperazione e dell'interoperabilità.


Il lavoro condotto su centinaia di migliaia di stampe, disegni, fotografie e cartoline, ha evidenziato punti di forza e criticità di una prassi catalografica assestata su di un modello estetico-filologico i cui strumenti di indagine, dall'esame visivo diretto, alla collazione e ricerca nei repertori, sino all'esercizio dell'attribuzione, hanno esaltato il loro potenziale conoscitivo nel coniugarsi a un software di catalogazione relazionale. La grande mole di dati gestiti, comparabili e velocemente modificabili, ha evidenziato il superamento, o meglio la necessità di ridefinizione, dei contorni e delle funzioni dei repertori a stampa, e l'esigenza di storicizzare informazioni storico-critiche che parevano assolute e che invece si sono relativizzate in corso d'opera mediante il ritrovamento di nuovi stati, varianti, copie, utilizzi all'interno di corredi illustrativi.

È evidente che tutto ciò va ben oltre i confini disciplinari dell'impresa e investe il dibattito in corso sul modello culturale offerto dalle risorse disponibili su web. Imago dimostra come la struttura statica e alfabetica dello storico impianto enciclopedico - rintracciabile negli authority files Autori, titoli, soggetti e classi - si animi di molteplici relazioni dinamiche (tra le opere, i loro stati, i contesti di appartenenza). Dinamici, in un catalogo di tale struttura, sono pertanto i contenuti e il loro grado di relazione: quest'ultimo, filtrato da definizioni specialistiche (altro stato, copia, contraffazione, variante, ripresa...), può dilatarsi o contrarsi liberamente, al contrario dei limiti temporali e spaziali della pagina a stampa.

Imago configura un modello descrittivo/interpretativo pluralistico, aperto, opposto alla chiusura e all'autoreferenzialità del repertorio tradizionale. Ma cosa accade, poi, con le continue trasformazioni della rete, qual è il possibile impatto dei social networks rispetto al lavoro scientifico di catalogazione e ai modi della fruizione? Imago può passare dal web come luogo della comunicazione al web come luogo della creazione? Essendo costruito con l'adozione di uno standard biblioteconomico e avendo un formato di import/export in UNIMARC, può essere, se non gestito, interrogato come ogni altro catalogo bibliografico nell'ambito di vaste piattaforme nazionali. Intese e progetti attualmente in corso con il Ministero per i beni e le attività culturali stanno predisponendo la possibilità di interrogazione e di accesso alle risorse a partire dal portale Internet culturale, realizzato nell'ambito del progetto "Biblioteca digitale italiana" e "Network turistico culturale" (BDI & NTC) che vede la presenza dell'IBC tra gli istituti culturali partner.

L'esito di questa intesa allargherà enormemente la fruizione e l'accessibilità dei dati, favorendo quella crescita di conoscenze che, da sempre, ha animato il nostro lavoro. Non dimentichiamo che la grande quantità di immagini digitali disponibile tra qualche mese renderà Imago un composito "libro a figure" virtuale, sfogliabile indipendentemente dai dati, comunque sempre sottesi alle risorse in qualità di ineliminabile ossatura scientifica. Oggi non riusciamo a prevedere come si modificherà Imago con il moltiplicarsi degli accessi, quanto la sua dilatata accessibilità potrà consentire la creazione di molteplici "repertori" a partire da elementi diversi da quelli canonici. Certo è che lo studio e la trasposizione digitale di immagini, per secoli rinchiuse all'interno di collezioni quasi dimenticate, ne hanno decretato una seconda vita virtuale comunitaria, strettamente legata alle sorti e all'evoluzione del web, sicuramente non prefigurabile all'inizio dei lavori e nemmeno alla prima presentazione del catalogo nell'ormai lontano 2000.


Le istituzioni partecipanti a Imago

· Archivio "Giovannino Guareschi", Roncole Verdi (Parma)

· Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti", Modena

· Biblioteca civica Gambalunga, Rimini

· Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Gabinetto disegni e stampe, Bologna

· Biblioteca comunale "Augusto Majani-Nasica", Budrio (Bologna)

· Biblioteca comunale Manfrediana, Faenza (Ravenna)

· Biblioteca comunale "Passerini-Landi", Piacenza

· Biblioteca comunale "Aurelio Saffi", Forlì

· Biblioteca comunale "Cesare Zavattini", Luzzara (Reggio Emilia)

· Biblioteca comunale, Imola (Bologna)

· Biblioteca Palatina - Gabinetto disegni e stampe, Parma

· Biblioteca Rubiconia Accademia dei Filopatridi, Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena)

· Centro culturale "Le Cappuccine" - Gabinetto disegni e stampe, Bagnacavallo (Ravenna)

· Centro di documentazione Museo del Trotto, Migliarino (Ferrara)

· Fondazione "Tito Balestra", Longiano (Forlì-Cesena)

· Fototeca "Carlo Volpe" - Dipartimento di arti visive dell'Università di Bologna

· Istituzione Biblioteca Classense, Ravenna

· Istituzione Biblioteca Malatestiana, Cesena

· Istituzione Casa della musica, Parma

· "Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea", Rubiera (Reggio Emilia)

· MAR - Museo d'arte della città di Ravenna

· Museo "Renato Brozzi", Traversetolo (Parma)

· Museo della figurina, Modena

· Museo internazionale e biblioteca della musica, Bologna

· Museo del Risorgimento, Bologna

· Museo Schifanoia, Ferrara

· Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, Bologna

Azioni sul documento

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