Rivista "IBC" XIX, 2011, 1
Dossier: Segni di Unità - Il Risorgimento nel patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /
Dal 9 ottobre 1813 al 27 gennaio 1901, la vita di Giuseppe Verdi scorse parallelamente alle vicende che hanno condotto l'Italia all'Unità e la sua musica ne ha sicuramente segnato le tappe fondamentali. Il suo certificato di nascita fu redatto in lingua francese, perché a tale nazione apparteneva in quel momento la piccola frazione dove il musicista vide la luce (Le Roncole). Solo due anni dopo, la vicina Busseto entrò a far parte del ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, sotto la guida dell'arciduchessa d'Austria Maria Luigia, che lo governò fino alla morte, avvenuta nel 1847. Nel 1848 il compositore acquistò il podere di Sant'Agata, compreso il casale che con vari interventi avrebbe poi trasformato nell'attuale villa, dove avrebbe trascorso sempre più lunghi periodi della sua vita e dove avrebbe composto alcune delle opere più belle della maturità.
Chi entra nelle stanze della casa, trasformata in museo dagli eredi e conservata esattamente come la lasciò il Maestro, non può non percepire la presenza della sua imponente personalità, ma ha anche l'occasione di immergersi nell'atmosfera di quel secolo così denso di avvenimenti, nella consapevolezza che molti dei personaggi che lo hanno vissuto sono passati per queste stanze e ogni oggetto presente ne conserva traccia. In una delle vetrine che costituiscono la piccola mostra permanente è possibile ammirare, per esempio, la pagina del Nabucco con la grande aria di Abigaille del secondo atto, scritta a Parigi nel 1851 appositamente per l'album da collezione della contessa Clarina Maffei, che lo donò poi al Maestro stesso: oggi è uno dei tesori più singolari della sua preziosa eredità.
Chiara Carrara-Spinelli, figlia del colto e sensibile conte Giambattista e della contessa bresciana Ottavia Gambara, discendente della poetessa Veronica, aveva sposato giovanissima Andrea Maffei. Fu nel 1835 che la loro casa cominciò ad accogliere ospiti illustri, personaggi di spicco del mondo artistico e letterario, ma anche patriottico. Per quasi mezzo secolo, nel suo famoso salotto milanese, si avvicendarono le menti più brillanti dell'Ottocento: Massimo D'Azeglio, Giulio Carcano, Tommaso Grossi, Giuseppe Giusti, Carlo Cattaneo e poi ancora Listz e Balzac. Qui viene introdotto anche Giuseppe Verdi, che stringerà nel tempo un rapporto di profonda amicizia con Carcano e con la stessa Clarina. E sarà proprio qui che il Maestro farà la conoscenza di Alessandro Manzoni, per il quale nutriva da sempre una stima che rasentava la venerazione.
Nel 1861 Verdi cedette alle insistenze di Cavour e accettò di entrare a far parte del primo Parlamento italiano come deputato, incarico che ricoprì per quattro anni, pur non ritenendosi adatto alla vita politica. Il musicista, che fu anche uomo di grandi emozioni - come si capisce facilmente ascoltando la sua musica, ma anche leggendo il suo ricco epistolario - e che non avrebbe mai permesso ad alcuno di utilizzare la sua musica per scopi che non fossero puramente artistici, così aveva scritto allo statista torinese il 21 settembre 1859: "Non scorderò mai quel suo Leri, dov'io ebbi l'onore di stringere la mano al grande uomo di Stato. [...] Accolga con bontà, Eccellenza, queste sincere parole del povero artista, che non ha altro merito se non quello di amare e d'aver sempre amato il proprio paese."
Crediti iconografici
Per le immagini si ringraziano: la famiglia Carrara Verdi (Carlo Ambrogi); l'Istituto nazionale di studi verdiani (Maria Luigia Pagliani); Video Type Multimedia Communication.
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