Rivista "IBC" XIX, 2011, 1

Dossier: Segni di Unità - Il Risorgimento nel patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /

Musei e non solo

Patrizia Tamassia
[IBC]

Il legame tra Risorgimento e musei non si esaurisce con i "musei del Risorgimento". Tuttavia questi ultimi hanno un'identità culturale così definita da essere giunta fino ai nostri giorni dagli anni Ottanta dell'Ottocento, quando la classe dirigente dell'Italia appena unita si pose, secondo una felice formula, l'obiettivo di "fare gli italiani". Questo tipo di museo è uno degli strumenti dell'articolato progetto di creazione della coscienza nazionale: altri e più incisivi furono, per esempio, la monumentalizzazione e la rivoluzione toponomastica delle nostre città.

Sono almeno tre le date fondamentali per una cronologia dei musei risorgimentali in Emilia-Romagna. Nel 1884, all'Esposizione generale italiana di Torino, il Padiglione del Risorgimento segna la nascita della valorizzazione pubblica delle vicende che portarono all'unificazione; per la nostra regione parteciparono le città di Bologna, Ferrara, Forlì, Modena e Reggio Emilia ed è proprio in queste città che furono istituiti i primi musei del Risorgimento. Nel 1888 la mostra storica "Il Tempio del Risorgimento", allestita nell'ambito dell'Esposizione generale di Bologna, segna un'altra tappa importante, che portò alla nascita, quasi contemporanea, del Museo di Bologna. Nel 1904, infine, un altro impulso parte dall'Esposizione regionale romagnola.

La formula adottata negli allestimenti museali di quegli anni si basa essenzialmente sul coinvolgimento, anche emotivo, del visitatore, ottenuto con l'esposizione di cimeli, oggetti personali (quasi reliquie) e materiale iconografico: le gesta dei patrioti, il loro sacrificio, divengono il codice simbolico attraverso cui gli stessi protagonisti tramandano la storia del Risorgimento. I "Padri della Patria" e gli uomini della comunità locale che avevano preso parte alle vicende risorgimentali vengono celebrati insieme: identità locale e identità nazionale si fondono, per creare un comune senso di appartenenza alla Patria.

Nel 1997, l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna e il Museo del Risorgimento di Bologna hanno realizzato un censimento dei musei del Risorgimento e delle raccolte storiche di interesse risorgimentale in Emilia-Romagna: il quadro che emerge presenta una grande ricchezza di materiali ma uno stato di sofferenza generale, che comprende la chiusura di alcuni musei. Proprio in seguito a quel censimento, l'IBC dà l'avvio a una campagna di catalogazione informatizzata, con il duplice scopo di conoscere i materiali e di metterli a disposizione del pubblico, anche dove non siano fisicamente accessibili.

A partire dal 1998, con i piani museali annuali, sono stati finanziati interventi di catalogazione in molti musei del Risorgimento della regione - operazione che continua tuttora - e nel Catalogo del patrimonio consultabile on line a partire dal sito dell'IBC sono presenti almeno 3000 schede riconducibili a queste realtà museali (bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/samira/v2fe/index.do). Le immagini proposte in queste pagine, tratte per la maggior parte proprio dal Catalogo regionale, esemplificano la varietà e la ricchezza dei materiali conservati nei musei del Risorgimento. E sono, soprattutto, un invito a riscoprire e a interrogare questo patrimonio.


Crediti iconografici

Per le immagini si ringraziano: il Museo del Risorgimento di Bologna; il Museo del Risorgimento di Faenza (Ravenna); il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara; il Museo del Risorgimento "Aurelio Saffi" di Forlì; il Museo del Risorgimento di Modena; il Museo del Risorgimento di Ravenna; il Museo "Don Giovanni Verità" di Modigliana (Forlì-Cesena); la Pinacoteca civica di Forlì.

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