Rivista "IBC" XIX, 2011, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali
"Se guardiamo l'Emilia-Romagna di 50 anni fa" - ha scritto Vasco Errani introducendo la mostra romana "Ragioni e testimonianze d'Italia" - "possiamo riconoscerla, non la sentiamo estranea. Nella regione di allora troviamo alcuni tratti essenziali ancora vivi oggi, mentre festeggiamo i 150 anni dell'Unità d'Italia. Troviamo le radici, i modi, i valori, le speranze che hanno fatto la cronaca e la storia di questo mezzo secolo". Con la sua presenza al diciottesimo Salone ferrarese del restauro, l'Istituto per i beni culturali ha fatto proprie le parole del presidente della Regione Emilia-Romagna, così pronte a ricercare, anche nel codice politico, l'intervento inventivo e spesso spregiudicato della cultura e dell'intelligenza.
La libertà - tanto quella "da", quanto quella "per", del liberale positivo - si può dire sia di casa nel lavoro dell'IBC. Con questo spirito, che è di servizio e di invenzione, l'Istituto ha elaborato una serie di indagini a illustrazione del Centocinquantesimo, puntando sul doppio binario della curiosità e della conoscenza, come annunciano gli stessi titoli del dossier di questo numero. Qui la materia è varia, come le voci che ne danno il senso, ma il metodo è sempre lo stesso: un'attenzione prolungata e paziente, come voleva Calvino, ai fenomeni del reale e dell'umano.
Hannah Arendt, sempre così penetrante e così innovativa, ha scritto che un bene culturale diviene tale quando cessa di essere un oggetto d'uso. In realtà, quando l'oggetto d'uso esce dalla prassi di una funzione determinata, si apre il problema del suo senso, del suo valore simbolico attivo in una comunità vivente. È per questo che non esiste il bene culturale isolato in sé stesso ma solo in sequenza, parte di un sistema che specifica questa o quella forma della vita: di qui, dunque, gli itinerari che abbiamo aperto nelle pianure della nostra pagina. Questa, in fondo, è l'Italia che ci hanno consegnato, con i loro errori e le loro passioni, gli uomini del Risorgimento: una molteplicità di stili e di ragioni che sperimentano la loro diversità, nel confronto quotidiano delle costanti e delle somiglianze così visibili nella natura e nel territorio che chiamiamo italiano. Dai beni culturali viene la lezione che per distinguere bisogna anche unire. E questa riflessione non può non accompagnarsi a un'idea del federalismo che diventi prassi.
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