Rivista "IBC" XVIII, 2010, 4
musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, restauri
La Rocca di Dozza, fortezza d'impianto medievale posizionata sulle prime colline della campagna imolese, sorge all'apice di un piccolo centro abitato, annoverato fra i borghi più belli d'Italia. Antica residenza nobiliare della famiglia Malvezzi-Campeggi, nel 1960 fu acquisita dal Comune di Dozza e oggi è sede dell'Enoteca regionale e di un Museo (gestito della Fondazione "Dozza città d'Arte") da poco riconosciuto "di qualità" dalla Regione Emilia-Romagna, anche grazie a un complesso lavoro di restauro architettonico e di riallestimento delle collezioni conclusosi nel settembre 2010.
A partire dal 1988, anno in cui la Soprintendenza approvò il piano complessivo per il restauro della Rocca, numerosi sono stati gli interventi che hanno coinvolto l'intero edificio, gli arredi e le opere d'arte conservate. L'Amministrazione comunale, con il sostegno della Regione, dell'Istituto regionale per i beni culturali, della Provincia di Bologna e della Fondazione Cassa di risparmio di Imola ha provveduto, per esempio, al recupero funzionale di alcuni locali, al consolidamento del piano interrato, al rifacimento dei solai, al monitoraggio dei dissesti, alla messa a punto dei sistemi di illuminazione e videosorveglianza, all'adeguamento degli impianti alla normativa sulla sicurezza; sono stati inoltre sondati e ripristinati gli antichi apparati decorativi della Rocca e restaurati gli arredi originali; infine, in seguito a una seria riflessione, stimolata da nuovi studi storici e ricerche d'archivio, è stato rinnovato l'allestimento delle sale espositive e ripensato l'intero percorso di visita.
Quest'ultimo, tramite l'uso di supporti multimediali differenziati, strutturati su diversi livelli di approfondimento, è oggi in grado di agevolare la lettura e la comprensione del monumento, rispondendo alle esigenze del pubblico più eterogeneo. Accedendo alla Rocca, nel vano antistante alla biglietteria, uno schermo accoglie subito il visitatore: su di esso è proiettato ininterrottamente un filmato che, in pochi minuti, offre un assaggio di ciò che sarà possibile vedere all'interno. Un piccolo bookshop fornisce gratuitamente la guida pieghevole, che propone tre itinerari di visita, riconducibili alle principali fasi evolutive dell'architettura della Rocca: la fortezza medievale (secoli XIII-XV), la residenza rinascimentale (XV-XVI) e quella settecentesca (XVI-XVIII). All'interno di ogni sala, pannelli descrittivi, leggìi e schede di approfondimento illustrano le specificità degli ambienti, la loro storia e la vita delle persone che li abitarono.
Il Museo della Rocca di Dozza offre stimoli anche agli appassionati di arte contemporanea, vista la presenza del Centro studi e documentazione sul Muro Dipinto, legato all'omonima manifestazione d'arte che si tiene a Dozza, ogni due anni, dal 1960: vi si possono consultare importanti testimonianze e documenti, tra cui 150 bozzetti delle opere realizzate per la biennale da alcuni degli artisti più famosi (Borgonzoni, Brindisi, Frasnedi, Jori, Licata, Mascellani, Matta, Pozzati, Purificato, Saetti, Sarri, Sassu, Schweizer, Sughi, Zancanaro, Zigaina), alcuni "strappi" (i dipinti asportati dalla sede muraria d'origine per esigenze di conservazione) e un consistente patrimonio fotografico, archivistico e bibliografico. Vi si trovano poi le preziose donazioni "Leoni" e "Mascellani", e una collezione di ritratti donata al Comune da Teresio Arcangeli.
Infine, presso la Rocca, si trova anche uno spazio dedicato alle esposizioni temporanee, destinato a ospitare piccole (e grandi) collezioni, significative per l'originalità dei temi trattati, la rarità e la preziosità degli esemplari raccolti. La mostra sulla musica automatica, aperta fino all'8 dicembre 2010, ne costituisce un perfetto esempio: dedicata agli strumenti musicali meccanici del periodo compreso tra il 1800 e il 1930, attraverso un suggestivo percorso multimediale, tra stanze sonorizzate, installazioni video e sistemi interattivi, consente a tutti di godere ancora una volta, in prima persona, dell'incanto del suono di questi antichi strumenti.
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