Rivista "IBC" XV, 2007, 1

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni

La Fondazione Dozza città d'arte ha istituito un centro di studi e di documentazione sulla Biennale che ha trasformato questo luogo in un capolavoro.
Il borgo dei muri dipinti

Anna Maria Aldrovandi Baldi
[giornalista]

Arrivando a Dozza (Bologna), è quasi un rituale obbligato affacciarsi al muretto della piazza, ammirarne il paesaggio, indugiare sulla quinta delle dolci colline e assaporarne il silenzio. L'atmosfera del borgo immerge il turista in un mondo medievale, sovrastato dall'imponente Rocca Sforzesca. Qui, in locali appositamente attrezzati, trova la sua sede naturale la Fondazione Dozza città d'arte, che ha recentemente istituito il Centro studi e documentazione della Biennale del "Muro dipinto", allo scopo di raccogliere, catalogare, conservare ed esporre al pubblico tutto il materiale artistico e documentario relativo all'evento ideato dalla Pro Loco nel 1961 (www.fondazionedozza.it).

Il massimo interesse dei visitatori si concentra sui bozzetti inviati a suo tempo da ogni artista per una valutazione dell'intervento proposto. "Tenendo conto che nelle diverse edizioni della Biennale hanno dipinto i muri del borgo molti fra i più interessanti artisti italiani degli ultimi 45 anni" - precisa Marilena Pasquali, direttore artistico della Fondazione - "la raccolta di questi bozzetti si presenta come una significativa carrellata di presenze artistiche e di spunti visivi, una vera e propria pinacoteca di progetti e di idee, alcuni realizzati e altri no, ma tutti ugualmente validi a restituire il sapore, l'atmosfera, il clima di una mostra di pittura unica in Italia per i suoi caratteri peculiari, per la sua durata e per i suoi risultati".

Il centro del piccolo borgo è popolato da trecento residenti, che vivono all'interno di piccole case colorate, distribuite su due sole strade che partono dalla Rocca e si dipanano giù verso la valle. Per chi viene da fuori l'impressione immediata è quella di trovarsi in un palcoscenico e di aggirarsi all'interno di un'ordinata scenografia teatrale, affacciata su un'ampia veduta, delimitata da uno sfondo collinare che ricorda un paesaggio di Simone Martini.

Il presidente della Fondazione è Eugenio Riccomini, che nel suo pittoresco linguaggio così parla di Dozza: "L'Italia è formata da un pulviscolo di piccoli e grandi centri, borghi e città, tutti aspiranti a una propria, peculiare identità. Una caratteristica molto positiva, assolutamente sconosciuta nei grandi paesi europei, come Germania, Francia, Russia, che hanno un'unica identità, assolutamente in contrasto con quel pullulare di presenze individuali che fioriscono in Italia. Un tipico esempio di ciò è Dozza, dove la nascita del 'Muro dipinto' ha stimolato e alimentato volontà, curiosità, interesse per questa piccola propaggine di Romagna".

In concomitanza con il Centro studi e documentazione del Muro dipinto, sempre nella Rocca, è stata inaugurata una mostra di 30 opere grafiche di Carlo Leoni, generosamente donate dagli eredi alla Fondazione. Carlo Leoni appartiene a una categoria di artisti che si può definire il sale dell'arte italiana. Artisti che, come Morandi, ritengono il loro lavoro "una questione privata", non finalizzata a mostre e pubblicità. Un artista-artigiano, che mai ha seguito mode e tendenze, che ha operato in modo personale, con un segno semplice, aereo, emotivo, riuscendo a portare alla luce la semplicità intima delle cose. Un artista di cui è indispensabile conservare la memoria, anche attraverso queste acqueforti, custodite all'interno della Rocca e visibili al pubblico.

 

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