Rivista "IBC" XVIII, 2010, 4
musei e beni culturali / convegni e seminari, restauri, pubblicazioni
Il 26 marzo 2010, nell'ambito della XVII edizione del "Salone del restauro" di Ferrara, la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna ha promosso un incontro tecnico sul rapporto tra opera d'arte e scienze applicate a fini diagnostici. Gli organi periferici emiliano-romagnoli del Ministero per i beni e le attività culturali hanno proposto alcuni esempi del loro operato volto alla tutela, in cui emerge l'impiego di strumenti fino a qualche tempo fa impensabili. Le presentazioni sono già confluite in un'agile e densa pubblicazione, curata da Paola Monari e caratterizzata dall'eterogeneità degli argomenti e dei materiali considerati, a testimonianza di un'operatività al servizio di un patrimonio tanto ricco quanto complesso. Tra i numerosi contributi, tutti di grande interesse, qui se ne citano solo alcuni, a titolo esemplificativo.
Per il restauratore, che di norma si prefigge un "intervento minimo", tendenzialmente non invasivo, i risultati delle indagini diagnostiche sono fondamentali per comprendere dove e come intervenire, prefigurando le operazioni più idonee e i relativi esiti. Un intervento di restauro mirato ha riguardato gli arazzi Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre e Diluvio Universale, appartenenti alla serie di sei dedicati alla Genesi: un nucleo di ben 21 "panni" cinquecenteschi di scuola fiamminga, di pertinenza del Capitolo metropolitano del Duomo di Modena. Daniela Ferriani e Donatella Mascalchi hanno stilato un corposo paragrafo dedicato alle indagini diagnostiche effettuate in questo caso. Sono state considerate sia la materia costitutiva degli arazzi che quella estranea, come per esempio la polvere che nel tempo, insinuandosi nel tessuto, ha fatto virare al giallo gli originali colori dei manufatti: le analisi hanno utilmente fornito informazioni sia per l'intervento di restauro che per la ricerca storica sui manufatti, scoprendo o ipotizzando alcune coincidenze tra lo stato fisico e quanto risulta documentato.
Gli apparati decorativi musivi sono caratterizzati da materiali costitutivi tra loro assai diversi che, all'atto del restauro, possono presentare rilevanti criticità: ne consegue la necessità di un'attenta valutazione preliminare di tutti i risvolti operativi che possono presentarsi, come si evince dal contributo di Cetty Muscolino, Ermanno Carbonara, Claudia Tedeschi e Marco Orlandi. Ragioni stilistiche e tecniche fanno sì che in un mosaico convivano materiali lapidei, ceramici e vetrosi (categoria, quest'ultima, molto complessa). Raccogliere dati e valutare lo stato conservativo di un mosaico richiede quindi tempi lunghi e questo contrasta con le tempistiche del restauro, fondamentali se si tratta di un cantiere-scuola. La Scuola per il restauro del mosaico di Ravenna (sezione staccata dell'Opificio delle Pietre Dure) ha impostato una metodica operativa supportata dalle tecnologie informatiche, a cui affida l'elaborazione di schede con i dati relativi agli apparati musivi (in questo caso Sant'Apollinare Nuovo), organizzando sinteticamente tutte le informazioni propedeutiche al restauro.
Allargando l'ambito geografico, il volume presenta L'iniziativa Maratonarte per la tutela degli strumenti musicali, relativa a uno dei sette progetti speciali di tutela e recupero di beni culturali, promossa a suo tempo dal ministro Rutelli (ne scrivono Beatrice Bentivoglio-Ravasio e Michele Palazzo). Il progetto, proposto dalla Direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici della Lombardia, ha riguardato studi e indagini innovative in vista del restauro di un importante nucleo di strumenti musicali del Museo Correr di Venezia, tra cui spicca l'organo portativo a mitra con canne di carta realizzato da Lorenzo Gusnasco da Pavia nel 1494, unico esemplare giunto a noi benché tanto diffuso nelle corti del Rinascimento italiano. Pregevolezza e precarietà conservativa del bene hanno richiesto delle attenti indagini preliminari, tra cui le microtomografie ad altissima risoluzione ottenute con un tipo di acceleratore di particelle circolare e ciclico, il sincrotrone: una tecnica mai utilizzata in questo ambito, i cui risultati sono stati straordinari.
La rassegna si chiude con il contributo della direttrice generale regionale emiliano-romagnola, Carla Di Francesco, sul fenomeno del vandalismo grafico nel centro antico di Bologna. Se le manifestazioni di questo tipo palesano problematiche sociali da affrontare nelle sedi e con gli strumenti opportuni, resta nell'immediato la necessità di eliminare da monumenti ed edifici storici gli effetti deturpanti. In questa ottica si colloca il protocollo d'intesa siglato nel 2009 tra il Comune e gli organi periferici del Ministero, che ha lo scopo di delineare corrette linee guida per l'eliminazione dei graffiti secondo requisiti minimi di correttezza operativa e standard di qualità uniformi. Accorgimenti da adottare per tutte le facciate che danno sulle vie del centro storico, siano o meno dichiarate di interesse monumentale, poiché questo ha caratteristiche urbane tali da configurarsi come un continuum storico e architettonico.
Ricerche per lo studio e la valorizzazione dei beni culturali. Sperimentazioni in Emilia-Romagna, a cura di P. Monari, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2010, 133 pagine, 35,00 euro.
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