Rivista "IBC" XVIII, 2010, 1
musei e beni culturali, biblioteche e archivi / immagini, progetti e realizzazioni
Le foto storiche e quelle a colori pubblicate in bianco e nero in questo numero di "IBC" provengono dal Liscio@museuM, il centro di documentazione virtuale sulla tradizione della musica e del ballo di coppia tradizionali in Romagna. Il centro è nato prima di tutto da una passione forte e da una scommessa, già consapevole della sua concezione trasversale e forse marginale nel panorama eccellente degli istituti culturali della nostra regione. È nato dalla convinzione che sia necessario riprendere a ricercare e a riflettere sulla complessità storica, ma anche recente e contemporanea, di un fenomeno su cui molto poco si è studiato e meditato. È nato, infine, nella difficoltà di costruire una struttura dotata dei requisiti tecnici e scientifici idonei al reperimento e al trattamento di una documentazione eterogenea, e dalla sfida di riuscire, nel contempo, a elaborarne delle proposte culturali, a trasmetterne la qualità di testimonianza e di valore culturale.
L'idea è scaturita dalla neonata Istituzione Cultura Savignano del Comune di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena) insieme ad Andrea Samaritani e a Giuseppe Pazzaglia dell'agenzia fotografica Meridiana Immagini di Bologna, con cui si era stretta una collaborazione in occasione della mostra e del catalogo realizzati dal Comune di Rimini per i cinquant'anni di Romagna mia, la canzone divenuta bandiera della Romagna nel mondo. Il Liscio@museuM, inaugurato alla fine del 2006 nell'ambito dei servizi e delle attività dell'Istituzione Cultura Savignano, ha scelto una denominazione e un logo che rendessero l'idea di che cosa trattasse e di come se ne sarebbe occupato, in quanto nasceva come museo virtuale. Così battezzato, il centro di documentazione si proponeva subito come una contraddizione in termini e ben presto ha fatto arricciare qualche naso.
Di recente, nel Salento, assistendo a un'esibizione di gruppi della taranta, quando il mitico interprete di quella tradizione musicale, Uccio Aloisi, ha esordito con le sue pizziche indiavolate al grido di "Vai col liscio!", mi è venuto da sorridere. L'aneddoto rivela semplicemente che la musica da ballo romagnola (soprattutto romagnola, ma non solo) è ovunque conosciuta e considerata come e in quanto "liscio". Il progetto di un museo vero e proprio, tuttavia, sarebbe probabilmente rimasto tale, per via dei costi ormai insostenibili, della difficile reperibilità dei materiali, prevalentemente appartenenti a collezioni private. Ci ha quindi soccorso la fiducia che le risorse offerte dalle tecnologie digitali potessero consentire in tempi ragionevoli una visibilità alla documentazione progressivamente acquisita.
Del resto, un museo del liscio esisteva ed esiste a Savignano: si tratta della cospicua raccolta di dischi, manoscritti musicali, fotografie, manifesti, registrazioni video, filmati, articoli, programmi di spettacolo e di sala, strumenti musicali, cimeli, premi e trofei, oggetti personali dislocati nei vari ambienti della Casadei Sonora, la casa di edizioni musicali condotta da Riccarda, la figlia di Secondo Casadei, e dalla sua famiglia. Vi si può ripercorrere la vita e la carriera del più rappresentativo compositore, interprete ed esecutore della musica da ballo romagnola, quel genere unico e inconfondibile da lui creato e di cui egli stesso si chiedeva perché mai lo chiamassero "liscio", dal momento che una musica brillante e incalzante come la sua, fatta per uno stile di ballo veloce e saltato, di liscio non aveva proprio nulla.
Liscio@museuM non poteva che partire da qui, da una collaborazione con la Casadei Sonora che prevede l'acquisizione, la riproduzione, la repertoriazione, l'ordinamento e la catalogazione delle varie serie documentali: tanto per fornire un dato indicativo, i ballabili conservati sono milleduecento, di cui oltre mille incisi su disco. Una delle ragioni che ha motivato il progetto è stata senza dubbio la scelta di Secondo Casadei di fare di Savignano la sua patria elettiva, insieme all'accortezza della figlia Riccarda, che, anche in tempi in cui sarebbe mancata la necessità o il tempo, ha conservato documenti e testimonianze oggi fondamentali. Senza i quali non si potrebbero più ripercorrere aspetti della vita e del costume legati a quasi un secolo di attività professionale di Secondo Casadei e alla sua eredità musicale.
I legami territoriali del Liscio@museuM non finiscono qui: a Savignano è nato Carlo Brighi, detto Zaclèn, considerato il capostipite della musica da ballo romagnola. Musicista colto di origini popolari, ha dedicato la vita a trasmettere alla gente comune le versioni riadattate dei celebri valzer degli Strauss, delle polche e delle mazurke, che imperversavano nell'Europa di metà Ottocento e che aristocrazia e ricca borghesia avevano abbracciato come novità intriganti. I balli di coppia, che avevano soppiantato le danze staccate delle corti europee, erano infine penetrati negli ambiti cittadini della piccola borghesia e in quelli delle campagne, segnando la fine dei balli della tradizione popolare. È in questo periodo, tra Ottocento e Novecento, che la musica di Carlo Brighi, insieme a quella di orchestre e orchestrine sempre più proliferanti, comincia a diventare tradizione, dilagando nelle aspirazioni, nelle abitudini, nelle passioni della Romagna del ballo, con una forza e un'invadenza che non hanno paragone. Anche di Carlo Brighi (di cui però null'altro è rimasto) le Raccolte Piancastelli della Biblioteca comunale di Forlì conservano oltre ottocento spartiti originali di ballabili, su milleduecento composizioni stimate.
Se l'origine della tradizione del liscio, o piuttosto della musica da ballo romagnola, si fa coincidere con la musica di Zaclèn, nato nel 1853 a Fiumicino di Savignano, la sua eredità venne raccolta da Secondo Casadei, nato a Sant'Angelo di Gatteo nel 1906 e poi, dal secondo dopoguerra, vissuto a Savignano. Quando alla sua morte, nel 1971, gli subentra il nipote Raoul, il liscio esplode come fenomeno di costume e si distacca dalla tradizione, unendo al picco di popolarità l'immagine di una Romagna accogliente, esuberante, estroversa e voluttuosa. L'esportazione del liscio in Italia e nel mondo, e il suo successo clamoroso, segnano anche il principio di un'inevitabile decadenza: la moltiplicazione delle orchestre (di cui molte raffazzonate), le cadute di stile, qualità e professionalità, la banalizzazione del genere (fino alla frequente sostituzione delle basi registrate alla musica dal vivo), la formalizzazione e l'omologazione degli stili di ballo e delle esibizioni, l'abbandono e la chiusura dei locali, la mancanza di rinnovamento e di creatività sia nella musica che nel ballo: sono questi alcuni dei probabili motivi (insieme a molti altri, connessi a mutamenti nelle consuetudini, nella cultura, nel gusto) che hanno tracciato il cammino discendente del liscio e del ballo di coppia.
Già il termine "liscio" - sulle cui origini, significati e attribuzioni tanto ci sarebbe da dire - in Romagna, come altrove, è pregiudiziale sinonimo di abitudine senile e antiquata, snobbata dai giovani, ma anche da contesti culturali autorevoli, attendibili, quantomeno non ordinari: una pratica emarginata persino negli ambienti del loisir della gente comune. Locali che inesorabilmente chiudono per cedere ad appartamenti, dancing e balere scomparsi lungo chilometri di riviera, orchestre sopraffatte dall'impossibilità di tirare avanti o costrette ad adattarsi ai repertori più ibridi e alle mode più transitorie, scuole che per sostenersi investono sui balli caraibici e latinoamericani... Mentre la pratica del liscio si salva, casomai, come disciplina sportiva, chiuso nell'agonismo dei palazzetti, ingabbiato in requisiti tecnici virtuosi, a discapito di quelle componenti e pulsioni trasgressive che il ballo di coppia da sempre induce.
Eppure, questa musica nata per il ballo vive e sopravvive in Romagna da un secolo e mezzo, adattandosi e assecondando l'evoluzione di gusti, abitudini, modalità di divertimento e di intrattenimento. Ha incontrato e attraversato momenti d'oro e fasi critiche, ha acceso emozioni e sentimenti, ha generato figure più mitiche e carismatiche di leader politici e religiosi, ha scandito stagioni e calendari, ha infiammato anime e corpi mescolandosi alla passione politica e alla propensione amorosa, ha fatto sentire protagonisti individui e comunità, generazioni e folle. Ha animato locali scintillanti della marina, piattaforme estive, circoli cittadini, botteghe e cameroni di campagna, riti contadini di lavoro, sedi di circoli e di partiti. E ancora sagre, feste paesane e cittadine, fiere, teatri, veglie e veglioni. E in seguito dancing e balere, ricorrenze e anniversari civili e religiosi, veglioni politici, bagni e spiagge, feste e festival.
Il mondo attuale del liscio romagnolo è ancora popolato da non poche orchestre e scuole di ballo. Ci sono poi gli "schioccatori" di frusta, gli "scarriolanti", i gruppi folkloristici, i cori; emittenti, trasmissioni radiofoniche e televisive, edizioni musicali, fiere, saloni, impresari, fan club, artigiani degli strumenti, degli abiti e degli accessori, collezionisti. Un mondo di cui c'è ancora molto che sorprende, in cui ci si addentra come in una foresta intricata, con sentieri visibili o nascosti, talmente diramati che non si sa a volte che direzione prendere: percorsi fatti anche di insidie perché, come accade in ogni realtà vivace e competitiva e anche gelosa custode delle proprie competenze, molti sono gli orientamenti, le scelte, le varianti. Ce ne siamo accorti in questi tre anni di lavoro e di ricerca, condotti in maniera discontinua ma assidua: tre anni in cui, parallelamente, il Liscio@museuM ha iniziato ad acquisire varie tipologie di materiale storico e documentario, ha indagato e rappresentato a ventaglio la dimensione contemporanea, ha promosso e partecipato a incontri ed eventi. Nelle situazioni e tra i personaggi in cui ci siamo imbattuti non avremmo mai immaginato di incontrare tanta vitalità, determinazione, passione, e di esserne a tal punto contagiati.
Una delle motivazioni che ha portato alla nascita del Liscio@museuM era l'esigenza di ripercorrere, attraverso l'acquisizione di materiali d'epoca e documentazioni contemporanee, la vicenda della musica da ballo da un secolo e mezzo a questa parte, per risalire alle sue origini. Nella vulgata, infatti, il fenomeno viene identificato con la musica "solare" e l'orchestra-spettacolo di Raoul Casadei dei primi anni Settanta, al più con l'ultimo periodo dello zio Secondo, mentre invece affonda le radici in uno dei più straordinari percorsi di storia e costume, che ha visto la Romagna imporsi nella giovane nazione italiana come laboratorio sociale, come caso politico, come realtà atipica, nel bene e nel male.
Era forse il momento di interrogarsi, insomma, su una tradizione che ne ha dominate altre, parallele e analoghe, tutte rimaste in ambiti circoscritti; una tradizione che è divampata e ha resistito per la capacità di proporsi e di svilupparsi come professionalità e impresa, divenendo, a livello nazionale ed extranazionale, un modello di riferimento indiscusso di ballo collettivo e di divertimento di massa; una tradizione giunta però in qualche modo a una resa dei conti, sia nei confronti della sua longeva e inesausta popolarità, sia per una dimensione che oggi appare ripetitiva, svuotata, incapace di quel salto di qualità che ha consentito ad altre tradizioni musicali di diventare o di confermarsi emblemi della cultura di una nazione o di un territorio: quello che in Argentina è accaduto con il tango, in Spagna con il flamenco e, più di recente, in Italia, nel Salento, con la pizzica.
A Savignano, nella sede di Palazzo Vendemini, dove si trovano anche la Biblioteca e l'Archivio storico del Comune, il centro opera con le attrezzature allestite attraverso successivi contributi della Provincia di Forlì-Cesena. Fin dall'inizio si è dotato di un proprio sito web (www.lisciomuseum.it) e di una postazione al pubblico in cui, per ora solo localmente, possono essere consultati i materiali acquisiti e ordinati per serie: circa duemila fotografie storiche e documentarie, oltre tremila foto contemporanee d'autore, corrispondenti a una cinquantina di reportage e servizi fotografici, un'ottantina di documenti video tra registrazioni d'epoca, film, documentari e videointerviste realizzati in periodi e occasioni diverse, ottocento brani musicali della tradizione (da 78 giri, LP e 45 giri), oltre duecento brani di liscio contemporaneo.
Fra le attività più recenti si segnalano:
· la collaborazione al film documentario di Davide Cocchi, L'uomo che sconfisse il boogie. Le avventure di Secondo Casadei, prodotto e realizzato nel 2006;
· le rassegne estive con piccole formazioni di liscio DOC contemporaneo e gruppi di riproposta (2007, 2008, 2009);
· la collaborazione alle iniziative coordinate dalla Provincia in occasione del centenario della nascita del maestro Secondo Casadei (2006) e dell'ottantesimo anniversario del debutto dell'orchestra (2008);
· la prima pubblicazione della collezione "Liscio@museuM": Carlo Brighi. Suoni e immagini della Romagna fra Ottocento e Novecento, di Antonella Imolesi Pozzi, Elisabetta Righini, Paola Sobrero, con CD allegato contenente una selezione di brani di Carlo Brighi eseguiti dalla Piccola Orchestra Zaclèn (Villa Verucchio, Pazzini editore, 2008), a cui seguirà a breve la seconda, dedicata alla Storia della musica da ballo romagnola dal 1860 al 1980, a cura di Franco Dell'Amore.
Una delle maggiori ricchezze acquisite in questi tre anni dal Liscio@museuM è la straordinaria rete di rapporti che sono scaturiti dai contatti, dalle conoscenze, dagli incontri, dalle interviste, dalle riprese video e fotografiche, dagli eventi. Da questa rete emerge un patrimonio inestimabile di competenze, di esperienze, di interessi, di professionalità, che testimoniano la potenzialità e la vitalità del fenomeno, insieme a un rinnovato interesse a ritrovarsi, a riconoscersi, a collaborare per ridare vigore a una tradizione unica e distintiva, che per molti coincide ancora con la quotidianità della vita e del lavoro e che per altri rappresenta comunque un impegno o un interesse perseguiti e assecondati da sempre. Il viaggio continua, ora anche alla ricerca e nell'incontro di altri "lisci", quelli che hanno contribuito, nelle rispettive specificità, a delineare la tradizione musicale (e culturale) della nostra regione, quelli di altre culture regionali e di altre rinnovate consapevolezze. Per continuare a farli vivere.
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