Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

Dossier: Gli archivi fanno sistema

biblioteche e archivi, dossier /

Regioni all'opera

Dimitri Brunetti
[Regione Piemonte, Settore biblioteche, archivi e istituti culturali]
Stefania Franzoi
[Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici, Settore beni librari e archivistici]
Roberto Grassi
[Regione Lombardia, Direzione generale culture, identità e autonomie, Portale del patrimonio culturale e valorizzazione degli archivi storici]
Micol Raimondi
[Regione autonoma della Sardegna, Direzione generale della Presidenza, Servizio trasparenza e comunicazione]
Paola Ricciardi
[Regione Toscana, Area di coordinamento cultura e sport, Settore biblioteche, archivi, istituzioni culturali e catalogo dei beni culturali]
Andreina Rigon
[Regione del Veneto, Direzione beni culturali, Servizio beni librari, archivistici e musei]
Maria Vittoria Rogari
[Regione Umbria, Servizio beni culturali, Sezione Soprintendenza ai beni librari, biblioteche, archivi storici]

Lombardia

Questa storia deve essere raccontata, perché comincia da lontano. Comincia con la legge finanziaria del 1986, che stanzia contributi per la valorizzazione dei "giacimenti culturali" attraverso le "moderne" tecnologie informatiche. In quell'anno, Regione Lombardia e Soprintendenza hanno da poco avviato un intervento sugli archivi comunali di antico regime: i nostri giacimenti. Il progetto, "Archidata", ottiene i finanziamenti: in due anni di attività, 1987-1989, vengono ordinati e inventariati una trentina di archivi e costituita una banca dati di circa 60000 record. Quella esperienza consegna in eredità due principi. Il primo è che per descrivere in ambiente informatico archivi anche molto diversi tra loro è necessario condividere delle regole. Non si parla ancora di standard ma l'idea è un po' quella. Il secondo principio è che, per utilizzare l'informatica nel lavoro d'archivio, non è indispensabile dotarsi di hardware potente e costoso. Meglio spendere i denari per il lavoro scientifico che per le macchine.

Gli anni seguenti vedono l'applicazione di questi due principi. È del 1992 la pubblicazione della Guida operativa all'ordinamento e alla inventariazione degli archivi storici: contiene un primo insieme di regole per la descrizione. Ancora non si parla di standard, ma ci stiamo avvicinando. Sempre nel 1992 viene licenziata una prima release del software Sesamo, strumento di produttività individuale che "gira" su postazioni stand alone. La tecnologia deve essere alla portata degli operatori e deve, prima di tutto, dare una mano nel mestieraccio quotidiano: schedatura, ordinamento, generazione dell'inventario, indici, eccetera. L'idea è quella che l'informatica debba servire ad agevolare il lavoro, contenere i costi e facilitare la consultazione. A quella prima release, sviluppata sulla formidabile ma semiclandestina piattaforma Macintosh, ne seguono altre due (1993 e 1995) in ambiente Windows. Gli archivisti inizialmente lo considerano con una qualche riottosità. Però poi si abituano.

La seconda metà degli anni Novanta vede il tramonto della macchina da scrivere e il trionfo del PC. I prodotti del lavoro archivistico non sono più soltanto i voluminosi plichi degli inventari a stampa ma anche le banche dati che si possono trasmettere su CD e consultare con facilità. Il patrimonio di descrizioni archivistiche nei formati di Sesamo cresce rapidamente e si pone il problema della loro pubblicazione su web. Nel 2002 un accordo tra Regione e Archivio di Stato di Milano, esteso nel 2004 alla Soprintendenza, avvia la creazione di un unico sistema. Incaricata del progetto è l'Università di Pavia che, da quel momento in poi, si configurerà come il principale partner scientifico. Anche in vista dell'allestimento di un sistema nazionale, viene deciso di utilizzare SIUSA. Il software, o meglio la sua declinazione lombarda PLAIN, funziona di fatto come un "collettore" destinato ad accogliere le basi dati prodotte sul territorio con Sesamo. Dal collettore, o database di cumulazione, i dati sono poi migrati in altro ambiente per la loro pubblicazione on-line.

Nel marzo del 2003 viene inaugurato il portale Lombardia Storica, dove, nella sezione PLAIN, è possibile consultare le descrizioni archivistiche. Descrizioni che a oggi riguardano circa 200 enti o istituti di conservazione, poco meno di un migliaio di fondi (complessi di primo livello), 1400 soggetti produttori, alcune centinaia di migliaia di schede di livello inferiore quali serie, sottoserie, unità. Tra queste ci sono anche quei famosi 60000 record prodotti dal progetto "Archidata" nella seconda metà degli anni Ottanta. Al momento, lo sviluppo del sistema archivistico lombardo segue due distinte direzioni: quella della semplificazione e quella del raccordo con gli altri sistemi dei beni culturali. Per quanto riguarda il primo aspetto, accenno solamente al fatto che stiamo progettando la release n. 5 di Sesamo. Il nuovo applicativo dovrà garantire maggiore integrazione col sistema di cumulazione e accorciare il cammino dei dati, dalla schedatura al web, restando però fedele alla logica della massima praticità di utilizzo da parte degli operatori.

Per quanto riguarda il dialogo con i sistemi di catalogo degli altri beni culturali, sono già state effettuate sperimentazioni di qualche interesse come, per esempio, il collegamento punto a punto tra un determinato manufatto descritto nel proprio sistema (bene architettonico, stampa fotografica, eccetera) e la documentazione archivistica pertinente descritta in PLAIN. Tuttavia un processo di integrazione a livello sistemico si potrà ottenere solo attraverso l'interrogazione contestuale e la gestione condivisa di authority files di enti, persone, elementi toponomastici. Nel 2009 il portale Lombardia Storica è stato dismesso e le sue risorse trasferite in Lombardia Beni Culturali, dove affacciano anche le descrizioni di altre componenti del patrimonio: opere d'arte, architetture, reperti archeologici.

[Roberto Grassi]


Piemonte

Il sistema degli archivi e degli istituti culturali del Piemonte costituisce una realtà ricca, differenziata e diffusa, che è espressione delle identità culturali e storiche del territorio e che ha avuto negli ultimi anni una crescita significativa grazie ai numerosi interventi di censimento, inventariazione e valorizzazione. La Regione Piemonte, in costante collaborazione con la Soprintendenza archivistica, sostiene fin dalla sua istituzione la gestione e la fruizione dei beni culturali attraverso uno specifico quadro normativo, l'erogazione di contributi e la realizzazione di progetti finalizzati ad acquisire una precisa conoscenza del patrimonio culturale piemontese.

A partire dai primi anni Settanta vengono realizzati interventi rivolti al patrimonio archivistico e svolte attività per la conservazione della memoria del Novecento. Nel 1989 l'azione a favore degli archivi si concretizza con un progetto dedicato ai fondi storici del territorio e in questi vent'anni sono stati sostenuti censimenti e riordini indirizzati agli archivi storici comunali, religiosi, di istituti culturali, d'impresa, politici, delle organizzazioni sindacali e del lavoro, dell'associazionismo e di movimento, economici, degli architetti, degli autori e delle case editrici, del cinema, della montagna, di genere e scolastici, agli archivi del risorgimento e dell'unità d'Italia. In particolare sono stati finanziati circa 1400 interventi che hanno coinvolto quasi i due terzi dei 1206 comuni e molte delle 17 diocesi presenti sul territorio regionale, insieme a numerosi altri soggetti.

Dalla metà degli anni Novanta la Regione mette a disposizione sul web le informazioni sui fondi archivistici, incrementando progressivamente la quantità di dati interrogabili dagli utenti. Nel 2001 viene presentato il software Guarini Archivi, finalizzato agli interventi di schedatura, riordino e inventariazione, che da quel momento diventa il sistema informatico regionale di riferimento. In questi anni, per la migliore definizione delle attività e l'identificazione di nuovi modelli di sviluppo, anche in relazione all'innovazione tecnologica, è stato determinante il confronto con le altre Regioni, il dibattito disciplinare con l'università e gli operatori, il rapporto con la Direzione generale per gli archivi, l'azione del Coordinamento delle Regioni e, dal 2003, quella della Commissione tecnica paritetica tra il Ministero, le Regioni, le Province e i Comuni per il censimento e l'inventariazione del patrimonio archivistico.

Il 2008 e il 2009 sono stati caratterizzati da una grande vivacità nel mondo archivistico nazionale e regionale: nonostante la riduzione delle risorse, sta realmente mutando il contesto di lavoro e di sviluppo in cui gli archivisti e gli utenti degli archivi si muovono. La novità più importante è certamente quella della ripresa del progetto di costruzione del Sistema archivistico nazionale (SAN) e della collaborazione interistituzionale, unitamente all'avvio di grandi progetti nazionali, che in Piemonte hanno portato alla collaborazione fra lo Stato, la Regione e il Politecnico di Torino per la valorizzazione degli archivi d'impresa. La riflessione sul concetto di archivio e sull'esigenza di mettere in relazione i beni documentari con gli altri beni culturali, insieme al bisogno di disporre di strumenti di descrizione innovativi, hanno portato alla determinazione di procedere, in accordo con la Direzione generale per gli archivi e la Regione Lombardia, alla realizzazione un nuovo software di censimento, schedatura, riordino e inventariazione degli archivi tradizionali e ibridi.

In quest'ultimo anno, poi, si è lavorato molto per il potenziamento del Sistema archivistico piemontese con il popolamento del portale Guarini-Archivi Web che si pone in relazione con il SAN. L'obiettivo è rendere fruibili in rete gli inventari d'archivio, i censimenti e le immagini correlate, dando risalto sia agli ambiti tipologici più tradizionali, sia a particolari complessi archivistici quali, per esempio, gli archivi Pavese e Bobbio, quelli della Casa editrice Einaudi e dell'Accademia di agricoltura, dell'Accademia albertina di belle arti e del Museo nazionale del cinema, della Lenci e della Borsalino, della Società di studi valdesi e dell'Archivio delle donne. Sempre in questi ultimi mesi è stato reso disponibile il portale web di Teca digitale della Biblioteca digitale piemontese ed è stato arricchito nelle funzionalità e nel patrimonio anche il portale dei beni fotografici, che accanto alle descrizioni catalografiche offre un grande archivio di immagini. Si tratta di progetti che devono trovare un momento di sintesi, in un metamotore per la cultura che permetta l'interrogazione di diverse basi dati e la conseguente ricerca su tipologie differenti di scheda e oggetti.

La conoscenza e la descrizione dei beni culturali, l'accessibilità e l'integrazione delle basi dati, il dialogo fra professionalità affini, la capacità di affrontare in modo coordinato su base locale, nazionale e internazionale la gestione ordinaria e quella di progetto, costituiscono le sfide per i prossimi anni e il reale tema della II Conferenza nazionale degli archivi.

[Dimitri Brunetti]


Veneto

Un'indagine conoscitiva sugli strumenti di consultazione archivistici in uso presso i comuni e presso i detentori di archivi dichiarati di interesse locale, svolta nel corso del 2004, e il ciclo di incontri seminariali "Sistemi informativi archivistici. Strategie ed esperienze", tenutosi a Padova nella primavera del 2005, hanno rappresentato per la Regione del Veneto importanti momenti preliminari all'avvio di una progettualità specifica tesa alla creazione di un sistema informativo archivistico regionale. Sulla scorta degli esiti della rilevazione e delle riflessioni scaturite dagli incontri patavini, la Direzione regionale beni culturali decise di promuovere uno studio per la realizzazione di un sistema in grado di rendere disponibili, su una medesima piattaforma, informazioni relative al patrimonio documentario del territorio regionale. Le esigenze presentate dalla Regione come irrinunciabili nella realizzazione del sistema informativo sono tre: far conoscere ai cittadini i beni archivistici presenti nella regione, incentivando e promuovendo la loro fruizione da parte di un pubblico più vasto possibile, da non identificarsi pertanto esclusivamente con quello degli studiosi/specialisti; essere aderente agli standard internazionali e garantire l'integrazione più ampia con i sistemi archivistici nazionali; essere aperto potenzialmente alla partecipazione di tutte le realtà archivistiche del territorio.

La Regione ha quindi affidato a un gruppo di lavoro composto da docenti e ricercatori dell'Università di Padova uno studio di fattibilità per la realizzazione del SIAR, il Sistema informativo archivistico regionale. Il gruppo di lavoro interdisciplinare dell'Università, al quale hanno fornito collaborazione anche alcuni membri della sezione locale dell'Associazione nazionale archivistica italiana e della Regione, ha proposto un modello di sistema che si contraddistingue per queste caratteristiche: essere super partes rispetto alle scelte software degli enti e istituti regionali e quindi essere svincolato da particolari applicativi proprietari; fondarsi su un'architettura distribuita di tipo cooperativo basata sulla gestione e sullo scambio dei metadati archivistici secondo il protocollo OAI-PMH e Dublin Core; garantire la conservazione nel tempo delle banche dati; privilegiare l'utilizzo di strumenti open source per la sua realizzazione. Il sistema architetturale che scaturisce dallo studio propone quindi un accesso unificato alle risorse archivistiche distribuite nel territorio, mantenendo l'indipendenza e l'autonomia dei singoli archivi partecipanti tramite la condivisione dei loro metadati.

Sulla base di questo modello teorico è stata avviata la costruzione di un prototipo in via di popolamento con i dati inventariali appartenenti ad alcuni fondi archivistici di proprietà e tipologia diversa, provenienti da database stand alone e on-line. I risultati finora emersi dimostrano la capacità del prototipo di rappresentare gli archivi e di rendere ricercabili in maniera cumulativa le loro risorse. Sono altresì emerse alcune criticità, soprattutto legate alla qualità e all'uniformità descrittiva dei dati, in quanto il SIAR si "limita" a visualizzare i dati esistenti, che nascendo in ambienti, formati e contesti progettuali assai diversi, e non all'interno di una struttura informatica e di un piano scientifico condiviso, sono talvolta molto difformi quanto a espressioni e qualità. Ciò richiama anche la necessità, ormai ineludibile, di disporre di un nuovo strumento agile e aggiornato per il censimento e l'inventariazione degli archivi, da rendere liberamente disponibile alle realtà archivistiche del territorio regionale e con il quale poter avviare, in sintonia con gli altri referenti archivistici istituzionali della regione, un'efficace azione di formazione. Lo sviluppo di tale prospettiva non andrebbe comunque a ledere la piena libertà e autonomia, da parte di tutti i detentori d'archivio, di optare per qualsiasi altro applicativo, in quanto la filosofia che impronta il modello SIAR è ispirata proprio al rispetto di tutte le scelte purché standard compatibili.

Il progetto specifico di recupero dei dati inventariali esistenti rappresenta solo una piccola parte di un lavoro molto più ampio, all'interno di un disegno complessivo di salvaguardia e trasmissione della memoria: alla visualizzazione dei dati già prodotti attraverso diversi strumenti di descrizione dovrebbe pertanto seguire un'attività di costante supporto alle nuove inventariazioni, di sostegno alla salvaguardia fisica dei materiali descritti e di valorizzazione degli stessi. Il tutto presuppone la partecipazione delle istituzioni archivistiche al sistema, tramite varie forme di rappresentanza e confronto, in modo che il progetto possa realmente rispecchiare la ricchezza delle risorse archivistiche disseminate nel territorio e interpretarne le esigenze di comunicazione e tutela. In altri termini, creare un "sistema" archivistico nel senso più vero e completo, non solo quindi un sistema telematico: decisamente la parte più ardua e impegnativa del progetto, ma anche l'aspetto che più ci interroga e che ci stimola a costruire nuovi rapporti e situazioni di cooperazione regionale e nazionale.

[Andreina Rigon]


Trentino

Fin dalla seconda metà degli anni Novanta, la Provincia autonoma di Trento ha intrapreso un piano di interventi volto a costruire, tassello dopo tassello, un sistema archivistico territoriale.1 La Soprintendenza provinciale competente in materia,2 dopo le prime esperienze di utilizzo di programmi informatici per l'ordinamento e l'inventariazione degli archivi, ha concentrato l'attenzione sullo studio e sull'applicazione di regole descrittive basate sugli standard internazionali ISAD e ISAAR(CPF), per elaborare infine un progetto organico di sistema diffuso su scala provinciale. Il sistema informativo degli archivi storici del Trentino (AST), messo a punto nel 2006, rappresenta dunque il punto d'arrivo di questo complesso percorso, configurandosi come rete organizzativa e tecnico-scientifica in grado di collegare tra loro le istituzioni archivistiche trentine, favorendo un'effettiva e quotidiana condivisione di dati, metodologie, esperienze, professionalità, servizi.

Il software che costituisce lo strumento informatico del sistema si basa su uno schema relazionale molto articolato, ed è stato concepito per supportare integralmente il complesso delle diversificate attività di tutela, vigilanza e valorizzazione del patrimonio archivistico: al suo interno coesistono dati e funzionalità pertinenti all'ordinamento e alla descrizione inventariale da una parte, alla rilevazione dei dati gestionali dall'altra. Le due sfere, quella scientifica e quella operativa, spesso si intersecano, convergendo nelle medesime schede e restando comunque accessibili con livelli di abilitazione distinti e indipendenti.

Il programma, elaborato con una tecnologia che garantisce flessibilità d'impiego, modularità di sviluppo e gestione di oggetti multimediali (immagini, testi, suoni), è fin d'ora predisposto all'integrazione e all'interscambio, sia con sistemi archivistici sia con banche dati di altri beni culturali. Già operativa, per esempio, è l'interrelazione con il programma Dizionario toponomastico antico-DTA, sviluppato dalla stessa Soprintendenza per schedare i toponimi storici, mentre è prevista la realizzazione di un tracciato di export verso il Sistema archivistico nazionale, secondo modalità da concordare con il Ministero per i beni e le attività culturali. Nel contesto di una spiccata articolazione gerarchica, la responsabilità amministrativa e scientifica degli interventi è distribuita su più livelli. In particolare alla Soprintendenza è demandata la direzione tecnico-scientifica, che si esplica principalmente nella redazione delle regole descrittive,3 nell'addestramento degli operatori attraverso appositi corsi abilitanti, nel recupero e nella contestuale revisione degli inventari redatti con software precedenti.

Il sistema AST è dotato di due diverse interfacce: una riservata agli operatori, attiva fin dal 2006, e una dedicata al pubblico, che al momento esiste in versione prototipale e che nell'arco dei prossimi mesi sarà resa disponibile nel portale Trentinocultura (www.trentinocultura.net). Questo sistema di consultazione, che previa validazione della Soprintendenza sarà alimentato direttamente dalla banca dati, si pone l'obiettivo di divulgare e valorizzare il patrimonio documentario anche presso nuove categorie di utenti, presentando i dati archivistici secondo modalità scientificamente rigorose ma al contempo amichevoli e innovative. In questa prospettiva si è scelto di offrire due canali distinti di accesso ai dati, proponendo da un lato una consultazione dell'inventario in forma sequenziale (attraverso gli alberi dell'archivio e dei soggetti produttori, nonché sul file testuale dell'inventario stesso), dall'altro un accesso alla banca dati selettivo ma trasversale, per mezzo di strategie di ricerca graduabili in base a competenze ed esigenze dell'utente.

Per il futuro del sistema AST la Soprintendenza punta al perfezionamento di alcune funzionalità particolarmente complesse (per esempio le stampe e la gestione multimediale), alla conclusione del piano di recupero dei dati preesistenti (non solo inventari ma anche immagini) e, soprattutto, all'adesione degli istituti trentini finora non coinvolti direttamente nel progetto.

[Stefania Franzoi]


Toscana

Una notevole ricchezza e varietà di esperienze determinano, nella realtà toscana, condizioni favorevoli alla costituzione di un sistema archivistico regionale in grado di interagire con il SAN, nella prospettiva di rafforzamento della collaborazione Stato-Regioni recentemente delineata. Tra queste condizioni citerei soprattutto l'impegno profuso nella direzione dei censimenti di determinate tipologie documentarie, promossi con progetti regionali o con indagini coordinate dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana, nell'intento di pervenire gradualmente al censimento completo del ricchissimo patrimonio documentario fortemente disperso sul territorio.

Su questo piano i risultati più significativi hanno riguardato gli archivi di persona, indagati per il periodo che va dall'unità d'Italia ai giorni nostri con il progetto regionale "Archivi di personalità della cultura in Toscana tra Ottocento e Novecento", per il quale venne precocemente sperimentata nel 2002 l'immissione dei dati nel Sistema informativo unificato delle soprintendenze archivistiche (SIUSA). Oltre la metà delle 650 schede a oggi acquisite è consultabile nella sezione dedicata al progetto della nuova interfaccia web del SIUSA (siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?RicProgetto=personalita). Altre indagini sistematiche hanno riguardato gli archivi delle case editrici attive toscane (www.fondazionemondadori.it/censimenti/toscana/), gli archivi fotografici, i fondi per la memoria e la scrittura delle donne, le fonti orali e audiovisive.

Se il recupero delle informazioni derivanti dai progetti citati richiede analisi accurate e attente verifiche dei criteri descrittivi adottati, sono invece di più immediata fruibilità, per l'impianto di un sistema archivistico regionale, le informazioni acquisite con altri censimenti realizzati dalla Soprintendenza, immesse nel SIUSA negli ultimi anni. Le tipologie documentarie interessate da questo recupero sono varie: archivi di famiglia, parrocchiali, diocesani, di enti di assistenza e beneficenza, di ospedali e università, archivi di architetti. Anche le informazioni sugli archivi storici comunali sono presenti nel SIUSA, grazie al recupero dei dati derivanti dal progetto "Anagrafe". Da sottolineare che l'attività svolta dalla Soprintendenza archivistica per l'implementazione del SIUSA, riguardante i complessi archivistici afferenti a 290 istituti di conservazione, si inquadra in una strategia condivisa dalla Regione, nella prospettiva della costituzione del sistema informativo regionale prospettato dall'accordo Ministero-Regioni del 27 marzo 2003.

Se il quadro ora delineato consente intanto di individuare il SIUSA, soprattutto per la documentazione conservata negli archivi non statali, come uno dei collettori principali, verso il SAN, delle informazioni sul patrimonio archivistico toscano, l'altro terreno di intervento da considerare, nella prospettiva della definizione di un sistema regionale, è quello del riordino e dell'inventariazione degli archivi storici comunali. Già nel 2001, infatti, considerato che per l'impegno trentennale della Regione e degli enti locali la maggior parte di questi archivi risultava completamente o parzialmente ordinata, e che molti degli inventari, di qualità generalmente buona, erano stati editi in varie collane, venne affrontato a livello regionale il problema della pubblicazione on-line di questi strumenti, attraverso l'utilizzo di metalinguaggi di marcatura dei testi.

Venne così a concretizzarsi la collaborazione tra la Scuola Normale Superiore di Pisa e la Regione sul progetto "AST - Archivi storici toscani in rete", che prevedeva la digitalizzazione degli inventari a stampa, la loro marcatura XML, la realizzazione di un prototipo per la consultazione on-line. Dopo un'analisi di fattibilità a partire dall'esame della struttura degli inventari, la messa a punto delle Document Type Definitions (DTD) e la verifica della validità dei tracciati su un certo numero di inventari, i primi significativi risultati, raggiunti già nel 2005, vennero resi disponibili in rete (ast.signum.sns.it). Decisivo, in questa fase, il contributo di Stefano Vitali, che ha collaborato con la Scuola per l'analisi della struttura degli inventari e le scelte riguardanti i modelli di codifica relativi alle entità Soggetto produttore, Complesso archivistico e Istituto conservatore, in coerenza con gli standard di descrizione archivistica.

Dopo le difficoltà subentrate nel passare dalla fase sperimentale alla messa a regime del sistema, anche il dibattito sul SAN ha contribuito a una ripresa del progetto. Nel 2008 sono stati così rivalutati i risultati raggiunti e le esigenze di sviluppo del sistema ed è stato definito un programma di attività che, oltre al recupero di alcuni inventari, la revisione dell'interfaccia grafica e la messa a punto delle funzioni di ricerca, prevede la creazione di una DTD specifica per i metadati e di un tool di ausilio alla marcatura che agevoli le operazioni di recupero. Un gruppo di lavoro di cui fanno parte esperti e archivisti seguirà la realizzazione del programma e le fasi di recupero, da estendere gradualmente agli oltre 80 inventari a stampa individuati e anche ad alcuni inventari non pubblicati.

A partire da questo progetto, ma nella prospettiva della definizione di una strategia per la costituzione di un sistema archivistico regionale, il rafforzarsi del coordinamento degli interventi nel settore archivistico è un obiettivo ora più facilmente raggiungibile, grazie al consolidamento della collaborazione interistituzionale e ai progressi fatti sul piano della definizione di standard e procedure condivise che agevolino concretamente l'integrazione tra i sistemi.

[Paola Ricciardi]


Umbria

L'attenzione riservata dalla Regione Umbria al settore degli archivi storici affonda le sue radici negli ormai lontani anni Settanta e si fonda sulla costruttiva, leale e continua collaborazione con gli organi periferici del Ministero per i beni e le attività culturali (Soprintendenza archivistica, Archivi di Stato e le Sezioni). Numerosi sono infatti i fondi documentari riordinati o inventariati nell'ambito del programma regionale "Archivi storici" progettato in attuazione dell'allora legge regionale di settore (n. 39-1975) e realizzato direttamente dalla Regione, programma al quale, sotto il profilo editoriale, fa riferimento la collana "Archivi dell'Umbria. Inventari e Strumenti".

La successiva programmazione regionale, in continuità con la precedente e in raccordo con la Soprintendenza archivistica e con gli enti locali, è stata finalizzata a un'effettiva valorizzazione del rilevante patrimonio documentario presente sul territorio e ha consentito il raggiungimento di risultati importanti, primo fra tutti il ripristino di idonei ambienti di conservazione degli archivi storici locali. Si tratta di interventi attivati con fondi regionali ma anche nazionali e comunitari, a cui hanno fatto seguito lavori di conservazione e restauro dei beni finanziati nell'ambito del programma regionale annuale previsto dalla legge regionale n. 37-1990.

Parallelamente alle azioni sopra evidenziate si è dato corso a una serie di progetti di riordino, inventariazione e informatizzazione di fondi archivistici, fra i quali, emblematicamente, piace citare il "Sistema archivistico della Valnerina" (SAV) finanziato dalla Regione utilizzando risorse derivanti da uno specifico programma comunitario (PIM). Un progetto, questo, la cui valenza unitaria, sia sotto il profilo territoriale che per i suoi contenuti tecnici e organizzativi, costituisce un modello per molti versi anticipatore dello stesso dettato del Codice.

La consapevolezza che gli sforzi fin qui condotti e le cospicue risorse investite - dalla progettazione all'implementazione nel portale Umbria 2000 dei dati relativi agli archivi storici, fino alla formazione specialistica di addetti all'informazione archivistica - avrebbero rischiato di essere in larga misura vanificati, ha conseguentemente indotto a valersi di adeguate strategie per la valorizzazione degli archivi riordinati. Così - anche in armonia con quanto previsto nell'accordo siglato il 27 marzo 2003 tra il Ministero, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, i Comuni e le comunità montane, per il censimento e l'inventariazione del patrimonio archivistico - si è elaborato un progetto finalizzato alla realizzazione di un Polo informativo degli archivi storici umbri.

L'azione congiunta delle istituzioni, il cofinanziamento della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, la scelta di partner tecnici qualificati hanno consentito di realizzare ". DOC - Polo informativo degli archivi umbri", progetto che consente la pubblicazione sul web degli inventari degli archivi storici umbri e il reperimento di informazioni di dettaglio relative alle diverse tipologie documentarie. Nella realizzazione del progetto si è posta particolare attenzione allo studio dei sistemi di ricerca e di restituzione dell'informazione, nel tentativo di rendere ". DOC" fruibile alla fascia di utenti più ampia possibile.

Dal punto di vista del coordinamento delle azioni dei diversi soggetti coinvolti nel processo di tutela e valorizzazione del patrimonio documentario, il modello ". DOC" è ispirato alla più ampia interoperabilità con gli altri sistemi informativi già posti in essere sia dal Ministero che dalla Regione Umbria. In questo senso, il Polo informativo degli archivi umbri, attraverso le opportune soluzioni tecniche, intende porsi come anello di congiunzione tra i sistemi informativi archivistici nazionali (in particolare SIUSA e SIAS) e le realtà locali, con l'obiettivo di integrare le informazioni già disponibili sui sistemi centrali con informazioni di maggiore dettaglio, concentrandosi in particolare sulla restituzione on-line dei numerosi inventari archivistici disponibili per gli archivi umbri.

Con la messa a regime di ". DOC" si potranno perseguire tre obiettivi fondamentali: l'ulteriore sviluppo, dal punto di vista informatico e tecnico-scientifico, delle modalità di accesso ai dati da parte degli utenti; l'implementazione delle banche dati disponibili; l'integrazione del sistema archivistico regionale con il Sistema archivistico nazionale. Per il raggiungimento di quest'ultimo obiettivo, il 3 dicembre 2008 la Regione Umbria ha stipulato una convenzione con la Direzione generale per gli archivi del Ministero. Il polo informativo degli archivi umbri ". DOC" si accinge dunque a diventare uno strumento pienamente interoperabile, sia rispetto alle risorse già esistenti nell'ambito del sistema archivistico, sia rispetto a quelle in via di progettazione con il SAN.

[Maria Vittoria Rogari]


Sardegna

Il Sistema informativo degli archivi di deposito della Regione Sardegna (SIADARS) è il prodotto, in continuo sviluppo, della prima ricognizione sistematica del patrimonio culturale custodito negli archivi della Giunta regionale sarda, iniziata nel 2005 e tuttora in corso. Si tratta di una banca dati costituita dalle informazioni sui complessi archivistici conservati negli archivi di deposito dell'amministrazione regionale, sugli uffici che li hanno prodotti e conservati, e dalle informazioni essenziali relative ai locali in cui tali archivi sono conservati e ai loro responsabili. Le informazioni acquisite attraverso la ricognizione diretta nei depositi vengono organizzate col supporto di un software descrittivo costruito dalla Regione Sardegna sulla base degli standard archivistici internazionali, ma nel rispetto della specificità della realtà istituzionale regionale.

Per rilevare uniformemente le informazioni vengono utilizzate cinque tipologie di schede descrittive, ciascuna delle quali corrispondente a un diverso oggetto di descrizione (Atti normativi, Complesso archivistico, Archivi di deposito, Soggetti produttori, Soggetti responsabili). Le schede sono in relazione tra loro attraverso un sistema di collegamenti, in modo che alle descrizioni dei complessi archivistici siano correlate pertinentemente le descrizioni dei soggetti che li hanno prodotti e/o conservati, le informazioni sui locali in cui sono ubicati e sulle fonti normative di riferimento. L'obiettivo è realizzare un sistema di descrizione comune e uniforme degli archivi di deposito regionali, che favorisca la condivisione delle informazioni raccolte in primo luogo con l'utenza "interna": cioè le stesse strutture regionali, che hanno necessità di accedere ai propri depositi per le esigenze dell'attività amministrativa e che possono così disporre di uno strumento di orientamento all'interno di archivi per la maggior parte disordinati e privi di mezzi di corredo.

Le ricognizioni nei depositi stanno portando alla luce un patrimonio documentario rilevantissimo e di cui gli uffici avevano ormai perso la memoria. Del resto, non essendo ancora istituito l'archivio storico regionale, questi archivi conservano anche documentazione propriamente storica: diversi complessi archivistici conservati nei depositi regionali comprendono documentazione assai anteriore al 1949 (anno in cui venne eletto il primo Consiglio regionale) per la presenza di archivi, o parti di archivi, degli uffici statali ereditati e assorbiti dalla Regione insieme alle relative competenze.

La ricerca dei e sui soggetti produttori dei complessi conservati - condotta attraverso lo spoglio delle fonti normative, bibliografiche, documentarie, e le interviste al personale più anziano, e finalizzata a dare le necessarie informazioni di contesto alla descrizione degli archivi - ha comportato la ricostruzione di vicende istituzionali e burocratiche talvolta assai complesse. Dalle numerose schede Soggetto produttore sinora elaborate comincia a emergere la storia istituzionale-amministrativa dell'apparato regionale, ancora poco conosciuta, e i suoi intrecci con la storia dell'autonomia regionale, del territorio e della società della Sardegna nel suo complesso. Per questo motivo le descrizioni dei fondi e dei soggetti produttori elaborate nel SIADARS potranno costituire dei tracciati di riferimento per il trattamento dei nuclei documentari quando questi verranno versati nell'archivio storico.

Parallelamente all'esigenza interna di razionalizzazione degli archivi regionali si è quindi ben presto affermata, grazie alla qualità dei risultati ottenuti, quella della loro valorizzazione: per "aprire" all'esterno gli archivi della Regione, mettendo a disposizione del pubblico le informazioni raccolte nel SIADARS. Sono infatti in fase di studio le modalità per la pubblicazione in rete del sistema informativo. La selezione e l'organizzazione della ricca quantità di informazioni testuali dovrà prevedere anche lo sviluppo di percorsi di ricerca tematici e interdisciplinari e la riproduzione digitale di serie di particolare rilevanza (per esempio, le serie delle delibere della Giunta regionale e dei decreti del Presidente della Regione, conservate integralmente dal 1949 a oggi).

Perché il SIADARS possa divenire effettivamente uno strumento di condivisione e valorizzazione delle conoscenze acquisite sugli archivi regionali, è fondamentale, infine, assicurarne l'interoperabilità. Lo scopo di questa nuova fase del progetto è realizzare, in stretto coordinamento con il costituendo archivio storico regionale,4 l'integrazione con le altre istituzioni archivistiche e l'interoperabilità con i diversi sistemi informativi archivistici realizzati a livello locale e nazionale (SIUSA e SAN in primis). La valenza informativa del SIADARS riceverà un indubbio arricchimento dalla rappresentazione dei legami archivistici e istituzionali degli archivi regionali con le altre istituzioni: come con gli archivi di Stato presenti nella regione, in primo luogo, ma anche con gli altri soggetti pubblici e privati, locali, regionali e nazionali, la cui storia si è intrecciata con quella della Regione e che hanno realizzato sistemi descrittivi dei propri fondi e soggetti produttori.

[Micol Raimondi]


Note

(1) La Provincia gode di competenza primaria in materia di ordinamento, tutela, vigilanza, conservazione, custodia e manutenzione degli archivi della Provincia, dei suoi enti funzionali, dei comuni e degli altri enti locali, degli altri enti pubblici per le materie di competenza provinciale, nonché degli archivi e dei documenti dei privati (decreto legislativo 15 dicembre 1998, n. 506, "Norme di attuazione dello statuto speciale della Regione Trentino-Alto Adige recanti modifiche e integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1973, n. 690 in materia di tutela e conservazione del patrimonio storico artistico e popolare"). La realizzazione di un sistema archivistico provinciale, ivi compresi la formazione e l'aggiornamento di una banca dati del patrimonio archivistico, è esplicitamente prevista dalla legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1 "Nuove disposizioni in materia di beni culturali".

(2) Dopo vari cambiamenti organizzativi, attualmente è denominata "Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici".

(3) In particolare: Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori, Trento, 2006 (dattiloscritto).

(4) Nel 2008 è stato eseguito lo studio di fattibilità per la realizzazione dell'archivio storico regionale, in cui si fa riferimento al SIADARS come strumento descrittivo "ampiamente utilizzabile nel quadro di un archivio storico", e si prevede, tra i compiti dell'archivio, la realizzazione di appositi sistemi informativi e soprattutto la loro interoperabilità con altri sistemi archivistici, regionali e nazionali.

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