Rivista "IBC" XVI, 2008, 4

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Bologna sperimenta la "Biblioteca vivente" con persone-libri disponibili a raccontarsi, confrontarsi e farsi leggere.
Pagine di vita

Rebecca Rossi
[laureata in Sociologia della letteratura all'Università di Bologna]

C'è un catalogo consultabile, con tanti titoli intriganti fra i quali scegliere. Ci sono alcuni bibliotecari pronti a gestire le prenotazioni e consigliare la lettura più idonea a chi si appresta a leggere. Ogni libro ha una copertina, se per copertina intendiamo una maglietta, una pettinatura, o la sciarpa con cui Mamma scout si protegge da un raffreddore non ancora abbastanza fastidioso da rinunciare a farsi sfogliare. È la "Biblioteca vivente" ed è un insieme di libri che parlano, poiché i libri sono persone. Un'antologia di uomini e donne, giovani e meno giovani, tutti disponibili a raccontarsi e confrontarsi, al di là della prima impressione stimolata dal titolo o dalla copertina, con curiosità ed entusiasmo. Nel maggio del 2008, nell'ambito del "Festival delle Librerie" patrocinato dal Quartiere San Vitale di Bologna, si è svolta la seconda edizione bolognese della "Biblioteca vivente"; la terza è stata programmata per dicembre, a un anno dalla prima.

Sembra un gioco di ruolo contro gli stereotipi e le diffidenze, ma funziona come una vera e propria biblioteca. Ogni "libro" decide di condividere il proprio vissuto o una particolare esperienza e sceglie un titolo molto semplice che ne sintetizzi il contenuto: Moglie di mia moglie, Principessa precaria, Lo studente fuori corso. C'è perfino Wonder Woman, sulle mille difficoltà di una giovane donna di oggi, e non ha nulla a che vedere con i fumetti, ma c'è anche Psicosessuologa di massa, che di mestiere i fumetti li disegna, ma in questa occasione preferisce mettere in luce il suo lato loquace e amante del gossip rosa, proponendosi quasi come un volume di saggistica con test psicologici allegati. Nessuna velleità di dar voce a una compagine sociale specifica, però. Solo una collezione di singoli narratori e narratrici che liberano l'accesso al proprio privato, anche solo per mezz'ora. Scaduto il tempo di "lettura", i bibliotecari valutano se prorogare l'ordine del titolo, qualora non ci siano già altre prenotazioni in coda.

La formula originale della "Living Library", antidoto umano al pregiudizio e alle tensioni dell'umanità, è stata elaborata in Danimarca nel 2000 dall'organizzazione non governativa "Stop the Violence", all'insegna del motto: "A stranger is a friend you haven't met yet". Lo scopo era avvicinare fra loro gli individui, attraverso l'uso della dialettica, demolendo le barriere sociali, culturali e razziali. Ora è uno strumento formativo ufficialmente sostenuto dal Consiglio europeo e gli organizzatori sperano in un effetto moltiplicatore che incentivi comuni e organizzazioni non governative ad allestire altre "Biblioteche viventi" nei festival, nelle piazze, nelle scuole e sulle spiagge.

Dopo il primo esperimento, l'iniziativa si è diffusa in tutta Europa e ha trovato discepoli e praticanti in Norvegia, Ungheria, Islanda, Portogallo e, finalmente, anche in Italia, con debutto a Torino, dove è ormai un appuntamento fisso contemporaneamente alla "Fiera Internazionale del Libro". Poi è stata la volta di Trento, Modena e Sassuolo. La "Biblioteca vivente" a Bologna è promossa dal Comitato "Tutti Diversi Tutti Uguali", una rete di associazioni impegnate nel dialogo interculturale, nella sensibilizzazione sui diritti umani e la pace, nello stimolo alla partecipazione giovanile e ai metodi di educazione non formale. Composto da "Amnesty International Gruppo Universitario", "Youth Action for Peace" e "Gruppo Giovani Cassero", il Comitato si è formato nell'ottobre 2006 in occasione della presentazione italiana della campagna "All Different All Equal".

C'è chi paragona la biblioteca vivente alla comunità degli "uomini libro" di Fahrenheit 451, ma nel capolavoro di Ray Bradbury le persone imparavano a memoria interi classici della letteratura per salvarli virtualmente dal rogo, tramandandoli almeno oralmente. Qui, invece, i "libri" si raccontano da soli, senza recitare, né simulare: come Ulisse alla corte dei Feaci, accolto da una Nausicaa gentile, che non fugge impaurita alla vista del naufrago sconosciuto. In effetti un imbarazzo iniziale è possibile, sia da parte del libro alle prese con l'esibizione estemporanea e spudorata di fronte a uno sconosciuto, sia da parte del lettore, ospite sfrontato e visitatore di uno spazio intimo e forse inconfessato. Ma è tutto molto più lieve, divertente e caloroso di quanto si immagini. E chi scrive può garantirlo. Parola di Bolognese a Bologna.

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