Rivista "IBC" XVI, 2008, 4
biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni
Fin dall'inizio, la manifestazione "Terra nostra. Quattro passi nella storia di Rimini", organizzata dal 10 al 31 ottobre 2008, è stata pensata come un "evento culturale complesso": complesso perché, promosso e ospitato dall'Archivio di Stato di Rimini, è stato in realtà reso possibile dalla determinante e stretta collaborazione dell'Associazione "Quei de' borg ad Sant'Andrea" e del Comune di Rimini, e dai contributi accordati a diverso titolo dalla Fondazione Cassa di risparmio di Rimini e dall'Ente Fiera di Rimini, con il patrocinio del Fondo per l'ambiente italiano, degli ordini riminesi degli Ingegneri e degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, e dell'Istituto storico della Resistenza e della storia contemporanea di Rimini.
Un evento complesso soprattutto perché, oltre alla pubblicazione di un libro e di un DVD, ha compreso la mostra documentaria "Porte aperte all'Archivio di Stato. Il territorio della fabbrica di mattoni in Borgo Sant'Andrea", la proiezione del film C'era una volta, a Rimini, la Fornace Fabbri, una visita guidata alla chiesa di san Bernardino (uno fra i monumenti più interessanti e probabilmente meno conosciuti della città) e la presentazione della pubblicazione I Poderi della Ghirlandetta a Rimini: dai Malatesta ai fratelli Davide e Luigi Fabbri, di Oreste Delucca, nella magnifica cornice della piazzetta San Bernardino, per l'occasione sgomberata dalle auto e chiusa al traffico, pedonalizzata e ricondotta, grazie a un sapiente e scenografico arredo urbano, al suo ruolo di punto di incontro e pubblico salotto del rione Montecavallo.
L'obiettivo di fondo di tutte le iniziative è stato presentare l'Archivio di Stato di Rimini alla città e inserirlo nella trama sociale, culturale e urbana, come punto di raccordo delle tante e diverse esperienze di studio e di ricerca e come fattore di riqualificazione di un centro storico che merita queste e altre valorizzazioni. All'evento hanno partecipato, infatti, tutti i commercianti della zona, sia rendendo disponibili le proprie vetrine all'esposizione di cimeli e oggetti della Fornace Fabbri (diventando, perciò, parte integrante del percorso espositivo), sia partecipando attivamente, a vario titolo, alla manifestazione (la libreria per ragazzi "Viale dei Ciliegi 17" di via Bertola, per esempio, ha organizzato con "nonna Azzurra" una narrazione pubblica di favole per bambini), sia offrendo il rinfresco per tutti i partecipanti all'inaugurazione del 10 ottobre. La mostra è stata aperta fino al 19 (i documenti sono stati esposti fino al 31), concludendosi con un'altra manifestazione a cui l'Archivio partecipava per la prima volta: l'"Open Day delle Biblioteche, degli Archivi e dei Musei della Romagna". È stata, insomma, una grande festa per la città, per il rione e per l'Archivio di Stato: tanto più che il periodo della manifestazione è coinciso, non a caso, con quello della festa del patrono di Rimini, san Gaudenzo, che ricorre il 14 ottobre.
Paradossalmente, nonostante conservi documenti che risalgono fin al primo medioevo, l'Archivio di Stato di Rimini è un'istituzione giovane, se non giovanissima. Al momento dell'istituzione della Provincia di Rimini, nel 1992, e con il conseguente passaggio della città al rango di capoluogo di provincia, questa è diventata sede dell'Archivio di Stato. In realtà l'Archivio è pienamente operativo e autonomo da quello di Forlì solo dal gennaio 1999, anche se è vero che fin dagli anni Settanta esisteva una sezione di Archivio di Stato, dipendente dall'Archivio di Stato di Forlì, con sede in via Cattaneo. Il ritardo di dieci anni nel presentarsi ufficialmente alla città è dovuto in buona parte alle ristrettezze economiche e di risorse umane dell'istituto, che ha operato talvolta in condizioni di tale penuria e difficoltà che, con una certa dose di ironia, si potrebbero definire eroiche. Ora, finalmente, raggiunta una certa stabilità, aspira a occuparsi al meglio non solo della conservazione materiale del patrimonio documentario della città di Rimini, costituendone di fatto la sua memoria storica, ma anche a svilupparne il valore culturale: non solo conservare, ma anche valorizzare.
La scelta di dedicare la manifestazione di quest'anno alla storia della Fornace Fabbri è stata fatta in base a due diverse considerazioni. Da una parte si cercava un argomento di facile presa, sia per gli immediati e chiari collegamenti con la realtà presente di una città che si sta per dotare di grandi strutture (Palacongressi, Auditorium), sia perché la fornace, pur vividamente presente nella memoria dei riminesi a livello dei racconti di vita vissuta, è stata di fatto completamente cancellata dal volto della città alla fine degli anni Settanta. D'altra parte, molto del lavoro preparatorio sull'argomento era già stato fatto nel 2007 per l'analoga mostra tenutasi presso il Museo della città di Rimini, anticipata dal volume di Luca Di Bartolo (Rimini, fornace Fabbri, Rimini, Luisè Editore, 2000).
Il film proiettato l'11 ottobre al Museo della città è appunto il catalogo filmato della mostra "C'era una volta, a Rimini, la fornace Fabbri": è disponibile anche su DVD e sarà presto messo in commercio. In quasi due ore di filmato sono compresi tutti i contributi degli studiosi che hanno partecipato alla precedente mostra (archeologi, storici dell'arte, architetti, storici, fotografi, editori, artisti). Ne viene fuori un ritratto completo ed esauriente di uno stabilimento di fondamentale importanza per lo sviluppo urbano e industriale della città, un segno del paesaggio che tanta parte ha nei ricordi di molti riminesi. Il film costituisce, di per sé, un documento di archeologia industriale e storia sociale, una testimonianza audiovisiva di forte impatto e di notevole spessore accanto agli altri documenti esposti nella mostra.
E proprio da quest'esperienza ha preso le mosse l'organizzazione dell'altra mostra documentaria, "Porte Aperte all'Archivio di Stato. Il territorio della fabbrica di mattoni in Borgo Sant'Andrea", e della relativa pubblicazione di Oreste Delucca (peraltro già presente, col suo contributo, nel catalogo filmato). Seguendo la propria vocazione, l'Archivio di Stato ha trascelto dal suo vasto patrimonio documentario i documenti più adatti a tracciare la storia del territorio su cui, poi, è sorta la Fornace Fabbri. Atti notarili del XV e XVI secolo, nonché cabrei del XVIII secolo, sono stati esposti in virtù della loro importanza storico-documentaria, ma anche con un occhio alla particolare valenza estetica (innegabile nel caso dei cabrei settecenteschi). Non a caso - come già provveduto per tutte le pergamene del Diplomatico Riminese, ora integralmente riprodotte in formato digitale ad alta definizione e presto disponibili in linea nel Sistema informativo degli Archivi di Stato (www.archivi-sias.it) - si pensa a un'acquisizione digitale anche per i cabrei.
Il saggio di Oreste Delucca sui Poderi della Ghirlandetta rende conto di questa complessa e puntuale ricerca documentaria, tracciando la storia di una specifica area urbana dal XV secolo ai nostri giorni, un'area - è bene ricordarlo - su cui già erano presenti insediamenti romani, se proprio nel territorio della fornace è stato ritrovato un ritratto bronzeo di Agrippina Minore, ora al Metropolitan Museum di New York. Si profila così una linea ideale tra il passato romano e il presente contemporaneo. La successione dei vari passaggi di proprietà (da quando, il 27 luglio 1452, Isotta degli Atti acquista per 250 lire un podere di sei tornature e poi, il 21 maggio 1471, un altro podere di otto tornature espressamente citato come "Ghirlandetta", fino ai nostri giorni) mette in mostra (è proprio il caso di dirlo) un bel pezzo di storia locale, evidenziando, oltre alle confische e agli espropri di epoca napoleonica, i pesanti interventi sul territorio passato e presente: la deviazione del fiume Ausa, i vari inserimenti edilizi, i nuovi tracciati viari e la stessa costruzione della fornace e relativa cava, di cui rimane traccia tutt'oggi nel cosiddetto "laghetto PEEP".
Il rispecchiamento puntuale fra la mostra documentaria e la pubblicazione, che da quegli stessi documenti è tratta, ha in primo luogo un intento didascalico: vuole svelare al pubblico quella che potremmo definire l'officina dello storico, gli attrezzi del mestiere di cui si serve per raccontare le sue storie. È sembrato un modo abbastanza concreto di mostrare quale sia l'importanza di un archivio di Stato e, soprattutto, di darne un'immagine più amichevole e, se possibile, dinamica.
Sempre in quest'ottica è stata prevista la visita all'adiacente chiesa di San Bernardino, in collaborazione con le Clarisse che la custodiscono (i locali attualmente occupati dall'Archivio facevano parte del convento in cui risiedono oggi le Clarisse). La visita, condotta dallo storico dell'arte Pier Giorgio Pasini, è stata un'ottima occasione per rendere visibile l'Archivio alla cittadinanza e contribuire ancora una volta, e fattivamente, alla rivitalizzazione di un angolo di città di grande bellezza, che non sembra finora avere ottenuto la valorizzazione che merita.
La chiesa, costruita nel 1759 su progetto di Giovanni Francesco Buonamici, è una delle opere meglio conservate del Settecento riminese ed è, purtroppo, raramente visibile al pubblico. L'interno, composto da un'unica navata in uno stile barocco privo delle arditezze e delle esagerazioni del coevo rococò, conserva stucchi e dipinti di notevole pregio. Molto ben conservata all'interno e all'esterno, grazie ai restauri, la chiesa ha potuto così mostrarsi in tutto il suo splendore. Nel parlatorio del convento delle Clarisse, poi, a ribadire il legame circolare con il territorio, è stato esposto il plastico della Fornace Fabbri.
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