Rivista "IBC" XVI, 2008, 2
Dossier: Dentro l'evento - Anatomia di una manifestazione culturale
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /
Con il Festival del Mondo Antico siamo di fronte a un evento densissimo, concentratissimo: 107 eventi in 4 giorni! Potrei tentare un confronto con l'esperienza bolognese, pur contenuta, del nostro Centro studi "La permanenza del Classico", redigendo una tavola sinottica dove mettere a confronto in maniera contrastiva queste due esperienze.
Quello che realizziamo a Bologna è un evento monotematico: un anno il tema è la legge, un anno la morte, un anno la madre e così via. A Rimini c'è la politematicità.
L'evento bolognese è abbastanza omogeneo per la rilevanza degli oratori e anche degli attori, di livello. Quello di Rimini è eterogeneo proprio nei suoi protagonisti: non ci sono solo i grandi nomi del mondo universitario e degli studi, ma anche professionisti della comunicazione e della divulgazione.
Il primo è focalizzato su un pubblico molto colto: c'è gran prevalenza di laureati. Quello di Rimini è un pubblico più interclassista, non è elitario e lo si nota.
Il primo è più ritmato, modulare ed è centripeto nella sua struttura, quello di Rimini è policentrico.
La nostra esperienza bolognese è più legata all'anima, non conta il contesto, basta vedere i temi. Ciò che accade a Rimini è legato anche al territorio, al patrimonio archeologico.
Noi ci vincoliamo a un copione scritto, con qualche correttivo di teatralizzazione: un prologo, una lezione, le letture, poi magari un'altra lezione, l'epilogo, tutto ritmato con stacchi musicali. A Rimini gli eventi sono affidati ai protagonisti ma in alcuni momenti anche al pubblico: durante la presentazione di libri, e anche in altri incontri, ci sono delle interazioni, delle sorprese, c'è una vivacità affidata anche al pubblico e c'è un tasso di imprevedibilità.
Ancora: noi siamo legati a un contenitore fisso (l'Aula Magna di Santa Lucia, l'Aula Absidale), il festival di Rimini è distribuito su più luoghi e più contenitori.
Un'osservazione finale sul tipo di pubblico. Io trovo che a Rimini - posso dirlo perché sono stato invitato e ho partecipato a più edizioni - il pubblico è motivato. Vorrei raccontare un episodio del 15 giugno 2007: Venezia era stata colpita da una pesante tromba d'aria e Massimo Cacciari, che quella sera doveva intervenire al Festival, non era potuto arrivare. Alla Corte degli Agostiniani c'erano 500 posti a sedere e c'era anche gente in piedi. L'effetto Cacciari su questo pubblico era piuttosto evidente, ma dopo l'annuncio che non sarebbe stato presente, seppure il comprensibile disappunto si sia avvertito, sono andate via forse una decina di persone: le altre sono rimaste lì, non certo per Dionigi. Non sapevano cosa avrei detto.
Perché quel pubblico è rimasto? Perche ciò che lo ripagava, comunque, era la formula: c'erano i testi selezionati da ascoltare, c'erano due attori eccellenti, le musiche, i commenti previsti. Una formula indovinata e un pubblico motivato: è così che si costruisce un pubblico serio, perlomeno questo dice la mia esperienza. Credo sempre meno che ci siano manifestazioni con due tipi di pubblico: quello che segue la cosiddetta divulgazione e quello che ascolta l'accademia. Ciò che conta è la categoria della semplicità, che è la categoria più difficile, perché se la verità esiste è semplice e la semplicità è la cosa più difficile.
Quando era in vita, ho avuto la fortuna di essere amico del più grande filologo classico del nostro tempo: Scevola Mariotti. Ebbene lui era semplice, era semplice negli scritti ma lo era anche quando parlava. Era un Maestro. Credo che questa semplicità debba essere fatta propria sia dal grande comunicatore sia dal grande studioso. Il grande comunicatore come il grande studioso sono semplici o non sono tali. Anche al pubblico di Rimini si può leggere la citazione in latino e spiegare l'etimologia di determinate parole. Si può parlare delle apocalissi, come è già stato fatto tre anni fa. Il segreto, è il sermo simplex di oraziana memoria: essenziale, vero, dotto e personale a un tempo, caldo e cerebrale. Infine, se dovessi osare un giudizio di valori, mi spingerei a dire questo: onore a Di Bella per avere ideato questa forma di otium cum dignitate che fa il piacere e il bene di tanti. Nel segno di un passato che è fondativo e contrastivo del presente.
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