Rivista "IBC" XVI, 2008, 1

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, restauri

A Pieve di Cento, nel Bolognese, torna alla luce l'antico Archivio storico notarile. Tra recupero e conservazione, il progetto ha pensato anche al contesto.
Il notaio conferma

Antonella Salvi
[IBC]

Gli interventi di restauro sono sempre importanti, alcuni lo sono in modo particolare, tanto da divenire casi esemplari: quello realizzato nella sede dell'Archivio storico notarile di Pieve di Cento, nel Bolognese, appartiene a questa seconda categoria. Isolato all'interno del Palazzo comunale, l'Archivio è sito in una piccola saletta che ha preservato intatta l'atmosfera di un tempo remoto, con il soffitto a volta decorato e l'intero arredo originale completamente dipinto, in cui sono ordinati i documenti che i notai hanno redatto a Pieve dal 1458 al 1795. È un unicum, un bene culturale di straordinaria importanza non solo perché testimonia il patrimonio storico e artistico del territorio pievese, ma anche perché rappresenta uno dei rarissimi esempi in Italia di archivio notarile completo, creato e conservato nel luogo di origine.

L'occasione di un incontro mosso dai medesimi intenti di valorizzazione - l'attenzione del Comune di Pieve di Cento per il recupero e l'apertura al pubblico di un luogo antico e prezioso per la propria storia e l'identità locale, e l'impegno che da oltre un trentennio l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) ribadisce e rinnova sul fronte della conservazione e del restauro - ha portato a prefigurare la possibilità di promuovere un complessivo intervento di recupero dell'archivio notarile, che è poi confluito in un articolato progetto di restauro. La richiesta presentata dal Comune per il restauro dell'Archivio notarile e per il suo inserimento nel percorso museale del Palazzo comunale è stata accolta fra gli interventi del Piano museale 2003 promossi dal Servizio musei e beni culturali dell'IBC e finanziati in base alla Legge regionale 18/2000. A distanza di qualche anno e attraverso un intreccio di rapporti e collaborazioni, il progetto è stato portato a compimento d'intesa con la Soprintendenza archivistica e la competente Soprintendenza per il patrimonio storico artistico.

Così, dopo che per tre secoli lo scrinium ha raccolto con discrezione le vicende e le volontà delle famiglie del territorio pievese e dopo che per i successivi due secoli il luogo è stato protetto dal silenzio, dal buio, dal microclima e dalla custodia di chi, nel corso del tempo, l'ha mantenuto pressoché secretato e lontano dal rischio di rovinose intrusioni, l'Archivio notarile, del tutto restaurato, potrà ora essere visitato, seppure a piccoli gruppi e su richiesta, finalmente restituito all'intera collettività e non solo a una ristretta cerchia di studiosi e ricercatori.

Una breve descrizione del prezioso sito può evocare, certo solo in parte, il fascino e lo stupore che inevitabilmente colgono chi vi accede per la prima volta, senza eccezione di chi scrive. La prima porta, stretta e discreta, posta al primo pianerottolo dello scalone del Palazzo che conduce al Teatro comunale, incuriosisce fin da subito con una serratura che sa di antico e di mistero. Al di là di questa porta ve n'è un'altra, in legno, bassa e massiccia, sostenuta da due cardini e con un pesante catenaccio in ferro. Aprendosi rumorosamente, essa svela un piccolo ambiente estremamente suggestivo: racchiuso fra un soffitto a volta ribassato e dipinto con stemmi, un arredo decorato a colori vivaci che si allunga per tre pareti, e al centro della stanza lo scrittorio e due panche, anch'essi dipinti, con qualche isolata macchia di inchiostro.

Di fianco alla porta, collocata a parete, si può scorgere una cassetta di legno che reca la scritta "Testamenta Secreta" e che racchiude dei testamenti antichi ancora sigillati. Al di sopra dell'unica finestra, chiusa con doppio scuretto in legno, si identifica un cartiglio dipinto datato 1670. Aprendo con cautela una delle ante dell'antico arredo, all'interno si possono scoprire dei meravigliosi volumi rilegati in pelle che raccolgono gli atti notarili e individuare sul dorso una segnatura che contraddistingue la famiglia di appartenenza del notaio... Pare che in concomitanza ai lavori di recupero e valorizzazione, l'Archivio notarile abbia ispirato alcuni autori locali e sia divenuto l'ambientazione di un romanzo giallo, e questo non stupisce.

È senza dubbio un'esperienza che merita di essere vissuta ed è un "esemplare" del nostro prezioso patrimonio che merita di essere conosciuto e apprezzato, e non solo per l'importanza storico-archivistica del fondo. Questo è il convincimento condiviso dalle istituzioni interessate ed è anche la ragione del complessivo intervento di restauro e valorizzazione dell'Archivio notarile: preservarlo e mantenerlo nel contesto originale, inserendolo in un percorso museale all'interno del Palazzo comunale, accanto al Teatro settecentesco (anch'esso riaperto di recente dopo un consistente restauro) e al Museo della musica e della liuteria che è ospitato nelle sale del Teatro.

Il progetto di restauro, con tutta la complessità degli aspetti del caso (procedurali, diagnostici e metodologici), ha previsto il coinvolgimento di una serie di figure professionali nei vari settori di interesse e competenza. Le condizioni conservative dell'archivio, nel suo insieme, si presentavano discrete, e questo vale in particolar modo per il consistente patrimonio cartaceo (circa ottocento volumi manoscritti oltre a due corposi repertori che distinguono l'attività dei notai in epoche differenti). Una condizione conservativa che era ed è da ritenersi sostanzialmente buona, se si pensa che il fondo non risulta esser mai stato sottoposto a interventi di restauro, ma solo a una disinfezione in tempi recenti, circostanza positiva che va fondamentalmente attribuita alle "naturali" condizioni ambientali esistenti all'interno della saletta dell'archivio, capaci di preservare il materiale cartaceo e mantenerlo a un buon livello di integrità, opponendo una forte resistenza all'inevitabile usura del tempo.

La preziosità di questa documentazione archivistica ha meritato la massima attenzione, sin dalla fase preliminare al restauro. Nell'ambito del progetto "MUSA. Rete intermuseale per la gestione a distanza della conservazione preventiva dei beni culturali" - la cui attività è promossa e sostenuta da oltre un decennio dall'IBC in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (CNR-ISAC) di Bologna -1 è stato possibile operare una serie di misurazioni preliminari alla movimentazione temporanea del delicato cartaceo, per limitare il più possibile i danni da diverso impatto ambientale. I rilevamenti di temperatura e umidità relativa sono stati eseguiti giornalmente per un paio di mesi (con sensori cordless e a trasmissione remota dei dati tramite modem telefonico GSM) sia all'interno della stanza dell'Archivio storico notarile, sia presso gli ambienti della Biblioteca comunale individuati dal Comune come temporaneo deposito, sia all'esterno per rilevare le condizioni atmosferiche. La comparazione delle condizioni microclimatiche dei due ambienti è stata di fondamentale importanza per valutare l'impatto del trasferimento sui documenti cartacei: l'esame ha portato a escludere un locale inizialmente prescelto perché non idoneo e la movimentazione del fondo archivistico ha avuto luogo solo dopo che si è accertata fra gli ambienti, di origine e di destinazione temporanea, una sufficiente stabilità dal punto di vista termoigrometrico.

L'intero materiale cartaceo, una volta trasportato nella sede di deposito temporaneo, è stato altresì sottoposto a un accurato studio conservativo. Affidato alla restauratrice Melissa Gianferrari dal Centro regionale per il catalogo e la documentazione - CRC srl di Bologna, il lavoro ha previsto una ricognizione generale di tutto il materiale cartaceo (repertori, volumi, fogli, faldoni, manoscritti) e la redazione di schede descrittive standard di ogni singolo materiale con i dati necessari per determinarne lo stato di conservazione attuale e gli interventi da programmare nel tempo. Un'analisi dettagliata dei materiali dell'Archivio - che ha compreso l'esame dei supporti (cuoio, pelle, pergamena, carta), delle tecniche esecutive, dei livelli di degrado dell'inchiostro, delle cause di differente degrado - ha delineato un quadro aggiornato della quantità e qualità dei materiali e del loro stato di conservazione, per realizzare in tal modo un piano di manutenzione e conservazione programmata con l'indicazione di interventi "ordinari" e "urgenti" da eseguire nel tempo. Non è superfluo sottolineare l'importanza che tale studio riveste, nell'attualità e in prospettiva, per garantire l'integrità del patrimonio archivistico.

Le attività di restauro degli arredi, delle decorazioni alle pareti e alla volta, e degli ovali cartacei posti al centro delle ante recanti una numerazione romana progressiva e le scritte delle famiglie dei notai quasi sbiadite dal tempo, sono state affidate alle cure del Laboratorio Officinarte di Bologna (restauratrice, Angela Buonamici). Benché, come si è detto, lo stato di conservazione dell'Archivio notarile fosse in generale buono - come conferma la perizia preliminare al restauro redatta dalla restauratrice Marilena Gamberini, che per l'IBC ha operato in qualità di direttore operativo per gli interventi di restauro del Piano museale 2003 - occorre tuttavia evidenziare che si sono rese necessarie delle delicate operazioni di recupero sia dei colori originali dei fondi delle pareti (a causa di sedimenti di polvere), sia della leggibilità del decoro a stemmi sul soffitto, alterato da "vecchi" interventi murali e da pesanti stuccature a cemento che andavano a ricoprire parte della superficie dipinta.

Analoga attenzione è stata posta alle operazioni di restauro degli arredi, in particolare dell'affascinante armadio interamente dipinto e realizzato a doppio ordine di ante sui tre lati della stanza. Sebbene priva di particolari problemi strutturali, l'opera lignea presentava molte fessurazioni provocate dalla dilatazione del legno, e alcuni ammanchi della cornice superiore. Con un'accurata spolveratura e ricoesione della materia pittorica, tutte le superfici decorate a finto marmo con quadrature colorate sui toni del verde, dell'ocra e del viola sono state riportate alle vivaci cromìe originali. L'accurato esame preliminare aveva anche messo in evidenza che l'armadio, costruito in loco, venne realizzato in due momenti successivi e che i due corpi laterali simmetrici aggiunti al corpo centrale sono riconoscibili dall'unione dello zoccolo, da una lieve differenza di stesura pittorica e soprattutto dal dipinto che compare all'interno dello sportello, a chiusura del primo corpo. Si tratta di una gradevole raffigurazione della Madonna con Bambino inscritta nella lettera P, simbolo di Pieve di Cento. In sede di restauro, il distacco degli ovali cartacei posti sulle ante dell'arredo ha permesso di stabilire inoltre che, per struttura e filigrana, la realizzazione degli ovali appare collocabile in un periodo che va dalla seconda metà del Seicento alla prima del Settecento: è dunque coeva alla nascita dell'Archivio; il che porterebbe a dedurre altresì che non deve essere trascorso molto tempo tra l'esecuzione della prima parte dell'arredo e la seconda.

La conclusione del complesso e articolato intervento di restauro ha inoltre previsto l'attività di consulenza tecnica dell'IBC per l'adozione da parte del Comune di un impianto di illuminazione da installare nell'Archivio storico notarile. Dopo accurate valutazioni, confrontate con l'esperienza nel settore di Paolo Mandrioli del CNR, è stato scelto un impianto che fosse, innanzitutto, idoneo ai requisiti di conservazione preventiva, ma che pure si adattasse all'ambiente: per mantenere inalterata anche l'atmosfera di penombra di un tempo che lì sembra essersi fermato.


Nota

(1) MUSA. Rete intermuseale per la conservazione del patrimonio artistico, in 2003: dieci volte restauro, a cura di L. Bitelli, L. Bortolotti, A. Salvi, "IBC", XI, 2003, 1, pp. 70-77.

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