Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, restauri

Dopo una lunga selezione la decisione è presa: la sede italiana dell'Ermitage di San Pietroburgo sarà Ferrara.
Dalla Neva al Po

Cinzia Dal Maso
[giornalista, collaboratrice de "la Repubblica", Roma]

Ha vinto Ferrara. La sede italiana dell'Ermitage di San Pietroburgo sarà nella città estense. Che ha sbaragliato concorrenti validi e autorevoli come Mantova, Verona, Torino, Venezia. È stata una vera disfida su offerte, progetti, idee. Ogni città ha riunito tutte le proprie risorse: istituzionali, scientifiche, finanziarie. E nel maggio 2006 ha ricevuto la visita del "comitato" russo. Proprio come si fa con le candidature per le Olimpiadi o i campionati di calcio. Ma questa volta si trattava di un'istituzione culturale, un museo. Una battaglia per la cultura. Non era mai accaduto prima.

Quest'estate tutti si sono mobilitati. Mantova ha portato in mostra a San Pietroburgo due opere di Mantegna per celebrare anche in riva alla Neva il cinquecentenario dell'artista. Verona, che pareva la favorita, ha lavorato incessantemente al progetto di centro culturale a Castel San Pietro. Torino si è addirittura inventata il premio "Grinzane-Ermitage" per celebrare i protagonisti delle arti, e ha promesso meraviglie egizie in terra di Russia. Ferrara non si è mossa. Semplicemente, al termine della visita del direttore dell'Ermitage Mikhail Piotrovsky, il presidente della Provincia Pier Giorgio Dall'Acqua gli ha detto: "Ora lei ha visto come siamo e cosa abbiamo. Se le piace, Ferrara sarà casa sua". Lo ripete anche oggi, visibilmente emozionato: "Noi non ci siamo dispersi in iniziative poco funzionali allo scopo. Abbiamo cercato di individuare gli obiettivi dell'Ermitage e ci abbiamo lavorato seriamente. Per gettare le basi di una collaborazione che possa continuare nel tempo". Insomma in questa disfida, a differenza di quelle sportive, hanno vinto la pacatezza e il rigore.

Ferrara ha offerto all'Ermitage una sede di rappresentanza di assoluto prestigio, il Castello estense. E una sede operativa in un palazzo di corso Giovecca che sta proprio di fronte all'Università. È poi la città che ospita da anni il Salone del restauro, e nella propria "cordata", oltre all'Istituto regionale per i beni culturali, ha incluso anche l'Opificio delle pietre dure di Firenze (che ha già collaborato con Ferrara e con l'Ermitage per la mostra sugli Estensi del 2004). E ricerca e restauro sono due punti chiave per l'Ermitage, che in Italia non cerca affatto una sede per mostre blockbusters ma piuttosto un luogo funzionale alla collaborazione scientifica con studiosi italiani per la catalogazione, lo studio e il restauro della propria immensa collezione di arte italiana (oltre 5.000 opere).

"I Ferraresi hanno intuito che c'era sintonia tra le esigenze dell'Ermitage e le loro", commenta Maurizio Cecconi di Villaggio Globale, partner italiano dell'Ermitage per questa operazione. "Non è stata comunque una scelta facile. Si è discusso a lungo con diverse votazioni nell'urna. Però è vero che a Ferrara i russi si sono sentiti a casa. Hanno capito che qui tutto si faceva nella convinzione che la ricerca sia una cosa importante e non solo di facciata. E vi hanno trovato stabilità istituzionale e finanziaria". Oltre a grande entusiasmo. Come ama ripetere Dall'Acqua, "il Rinascimento italiano è qui".

 

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