Rivista "IBC" XV, 2007, 4
musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, pubblicazioni
Storia di una collezione. La raccolta del cardinale Gian Maria Riminaldi (1718-1789), aristocratico ferrarese presidente del Collegio dei Riformatori e promotore della riforma dello Studio pubblico che, in Palazzo Paradiso, ospitava il Museo di Ferrara. Nel 1771, su incarico del pontefice Clemente XIV, Riminaldi seppe imprimere una svolta fondamentale alla vita culturale cittadina. In quegli anni si andavano formando grandi progetti: sorgeva nella capitale il Museo Pio Clementino, una delle prime istituzioni museali del mondo, che segnava il passaggio dalla mentalità collezionistica privata alla concezione museale collegata a un più ampio progetto culturale, quello della didattica come momento necessario di crescita.
Il dibattito sulla funzione educativa del museo si estendeva alle città periferiche del dominio pontificio, e non c'è dubbio che l'opera del cardinale riflettesse queste nuove esigenze. Eccolo allora integrare il patrimonio cittadino con donazioni continue di opere d'arte provenienti dalle sue raccolte personali, a partire dal 1763 e fino al 1781. Siamo a metà tra l'ottica precettistica del Seicento e l'impulso educativo del secolo dei Lumi, ma non è certo estranea al nobile prelato l'ambizione del collezionista e il prestigio del porporato. Fu Riminaldi a sollecitare presso il pontefice la riforma e il passaggio alla Legazione dell'università di Ferrara, e nessuno meglio di lui sembrava adatto ad assumere in questo caso un ruolo direttivo. Il Museo ferrarese fu il suo fiore all'occhiello.
Del resto, il cardinale risiedeva a Roma, era vicino al Valenti Gonzaga e gli stravolgimenti culturali che da tempo interessavano la capitale erano sotto i suoi occhi. Così, figlio di collezionisti e collezionista di razza, fu contagiato dalla passione per l'archeologia che animava la Roma di Winckelmann e del pittore Anton Raphael Mengs, con il quale intratteneva rapporti, come con i maggiori intellettuali di quel tempo. Non è un caso che un allievo di Mengs, Anton von Maron, gli facesse il ritratto. Ecco quindi arrivare a Ferrara oggetti strepitosi: la splendida litoteca con un sorprendente campionario di marmi rari e pietre dure, testimonianza della passione antiquaria e scientifica del cardinale; poi bronzetti, medaglioni e la raccolta delle sculture: busti all'antica, pezzi rari e, tra le opere "moderne", il famoso Busto di Cicerone, capolavoro di Bartolomeo Cavaceppi (1667) donato dal segretario del Riminaldi, l'erudito Giuseppe Carli, insieme al proprio patrimonio librario. Perché il cardinale, nella sua veste di riformatore, diede particolare impulso anche alla Biblioteca e all'Accademia, considerate, come il Museo, momenti essenziali della rinnovata struttura universitaria.
Ben presto si rese necessaria una sede adeguata che ospitasse questo eccezionale patrimonio. Fu così che il Riminaldi cominciò a scrivere all'architetto Foschini, incaricato della ristrutturazione di Palazzo Paradiso. Lettere su lettere per decidere la collocazione migliore di ogni singola opera, sia per la corretta fruizione della raccolta che per l'impatto emotivo da suscitare nei visitatori. Non è difficile immaginare l'effetto del tavolo con il piano di ametista o il mosaico con le Colombe di Plinio, replica del celebre pavimento musivo descritto dallo scrittore latino. Non c'è dubbio che il quadro museografico concepito dal porporato avesse infatti una connotazione estetica, che prevedeva in qualche modo una sistemazione anche scenografica dei materiali artistici e degli oggetti di pregio.
Questo patrimonio cospicuo andò a incrementare le collezioni civiche ferraresi, formate nel 1735 con la fondazione del lapidario romano e con l'acquisizione della importante raccolta numismatica Bellini, nel 1758. Dal dicembre 2004 una selezione significativa dalla raccolta Riminaldi, scelta in molti casi dai depositi civici ferraresi, rivive nelle settecentesche sale di Palazzo Bonacossi in un nuovo allestimento. Ambizione della mostra, che non è un evento temporaneo ma una restituzione definitiva, è quella di raccontare l'idea di museo del cardinale. Da questo recupero straordinario prenderanno l'avvio altri appuntamenti, dedicati alle principali acquisizioni che formarono nel tempo il ricco patrimonio dei Musei civici di arte antica di Ferrara (www.artecultura.fe.it). Supporto scientifico all'iniziativa il bel catalogo illustrato, curato da Elena Bonatti e Maria Teresa Gulinelli, introdotto dal direttore dell'istituzione Angelo Andreotti, e corredato da una rassegna di schede critiche e di illustrazioni.
Museo Riminaldi, a cura di E. Bonatti e M. T. Gulinelli, Roma, De Luca Editore, 2006, 271 pagine, 42,00 euro.
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