Rivista "IBC" XV, 2007, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / media, itinerari, progetti e realizzazioni

Il progetto europeo “ROMIT” ripercorre virtualmente gli orizzonti antichi dell’Emilia-Romagna e le loro fonti letterarie.
Ave, nauta!

Fiamma Lenzi
[IBC]

La civiltà romana ha dominato per secoli un'ampia parte dell'Europa, ne ha considerevolmente influenzato non solo la cultura immateriale (lingua, struttura giuridica, tradizioni), ma anche la cultura tangibile, ha modellato profondamente il volto del territorio e del paesaggio consegnando un orizzonte irrinunciabile al nostro presente. Eppure, molte città europee di origine romana assai raramente assumono iniziative fra loro collegate per valorizzare le vestigia della romanità su base sostenibile. C'è di più: il comune retaggio romano che permea la nostra cultura, pur godendo di conoscenze tecnico-scientifiche di alto livello qualitativo, rimane troppo spesso appannaggio esclusivo degli specialisti. Carenze sul piano divulgativo, frammentarietà delle informazioni, non agevole accessibilità dei resti, concentrazione di interesse solo sui siti più importanti, scarsa disponibilità di strumenti tradizionali e digitali facilmente consultabili: tutti questi fattori negativi costituiscono un reale ostacolo alla diffusione del sapere.

La ricerca, in una dimensione transnazionale, di nuovi indirizzi per la conservazione, la valorizzazione e la gestione del patrimonio culturale della romanità, stabilmente integrate nelle politiche locali, è divenuta così il cardine del progetto europeo "ROMIT - Roman Itineraries".1 L'intento era duplice: tracciare un itinerario culturale dei siti romani sorti nelle regioni coinvolte (Emilia-Romagna, Baviera, Achaia, Bulgaria) e costruire un portale graficamente basato sulla Tabula Peutingeriana, copia medievale di una preziosa mappa stradale romana risalente al IV secolo dopo Cristo conservata presso l'Österreichische Nationalbibliothek di Vienna (www.romit.org). Uno degli scopi primari di "ROMIT" consisteva, infatti, nell'agevolare le realtà locali verso un migliore inserimento delle testimonianze della romanità all'interno dei loro piani di potenziamento territoriale ed economico, in modo tale da rafforzarne la manutenzione o il ripristino e favorirne il pieno apprezzamento da parte della comunità, dei singoli cittadini e, più in generale, da parte di coloro che praticano forme di "turismo culturale".

Fra i molti obiettivi previsti c'era la preparazione di un catalogo plurilingue on-line, basato sulla selezione e l'aggregazione di informazioni e dati scientifici relativi alle diverse manifestazioni della civiltà romana nell'area considerata, comprese le evidenze poco o per nulla conosciute, un catalogo nel quale far confluire le conoscenze disponibili rendendole accessibili a qualsiasi tipo di utente e flessibili a ogni sorta di utilizzo mediante modalità semplificate di interrogazione. Tale strumento era destinato a rimanere nel tempo come sussidio permanente a disposizione di chiunque, sotto qualsiasi forma, voglia valorizzare la più antica e diffusa delle identità dell'Europa.

In partnership con FIM - NeuesLernen dell'Università di Erlangen-Norimberga (Germania) e con ADEP - Patras Municipal Enterprise for Local Development (Grecia) l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) ha pertanto realizzato un atlante dei siti romani, immaginato come cuore e fulcro di un vero e proprio sistema informativo nel quale organizzare un ventaglio di risorse informative molto più articolato rispetto a quanto si era prospettato agli inizi, quando fu prescelta come base di lavoro la Tabula Peutingeriana, unico itinerarium pictum pervenutoci dall'antichità e, come tale, per la singolarità e l'ampiezza della sua rappresentazione del mondo abitato in epoca romana, vero filo conduttore di "ROMIT".

È apparso ben presto chiaro, però, che una visione sì globale, ma anche marcatamente selettiva come quella del Codex Vindobonensis 324, non avrebbe portato alla restituzione di un quadro completo, attendibile e ben distribuito del tessuto insediativo che ancora offre un substrato vitale alla nostra contemporaneità. Ne è conseguita la scelta di integrare le informazioni ricavate dalla Tabula, innanzitutto attraverso il raffronto con le altre principali fonti itinerarie antiche; fondamentale è stato poi il ricorso a quanto l'indagine archeologica ha messo in luce negli ultimi decenni, facendo riaffiorare, accanto ai meglio conosciuti centri urbani maggiori, una maglia di realtà minori fortemente compenetrate con il paesaggio rurale e la "fotografia" di una romanità solo apparentemente marginale.

Un accurato rilevamento delle tipologie insediative che accompagnano i processi di appropriazione e di controllo territoriale da parte dei Romani ha visto coesistere grandi siti pluristratificati e vestigia a larga disseminazione territoriale, aree sprovviste di servizi al pubblico e quindi di limitata fruibilità, oppure parchi archeologici dotati delle strutture organizzative e gestionali indispensabili per attuare una valorizzazione integrata. Il censimento ha rappresentato anche un'importante occasione di valutazione e confronto fra concezioni conservative, strategie di comunicazione e approcci didattico-divulgativi assai dissimili fra loro sotto il profilo culturale e tecnico. Al termine della fase di inventario, è stato impostato il sistema informativo vero e proprio, composto da un database centrale e da cinque database complementari consultabili autonomamente, ma simultaneamente correlati alla banca dati principale mediante una serie di link.

La successiva attività di catalogazione ha previsto l'individuazione e il recupero di una mole di dati davvero cospicua, attraverso lo spoglio di una pluralità di risorse informative e di testi tecnici e scientifici. La ricognizione della letteratura archeologica, per un totale di oltre un migliaio di opere, lo spoglio delle fonti itinerarie romane e altomedioevali (I secolo avanti Cristo - X secolo dopo Cristo), la repertoriazione di passi di scrittori latini e greci (circa 230 titoli fra V secolo avanti Cristo e VI secolo dopo Cristo), l'esplorazione delle risorse digitali disponibili sul Web, la consultazione di banche dati on-line specializzate e dei grandi corpora epigrafici, rappresentano alcuni dei filoni di lavoro privilegiati dall'indagine. La raccolta di informazioni, documenti e notizie, attraverso l'assemblaggio di una griglia di dati strutturati, ha permesso di ottenere una buona cognizione complessiva sull'eredità culturale romana, intesa non solo come quanto è direttamente attestato dalle testimonianze archeologiche, ma anche come archeologia del paesaggio e recupero dello spazio geografico della romanità e dei suoi "segni" (la centuriazione, la rete viaria, l'organizzazione urbana).

La capillarità della presenza romana in Emilia-Romagna - una delle aree-chiave italiane donde prende avvio il processo di penetrazione che porterà i Romani a conquistare in rapida successione larga parte dell'Europa - ha indotto ad approfondire la funzionalità del sistema informativo e a realizzare una versione italiana on-line completa, tutta incentrata sulla nostra regione (www.ibc.regione.emilia-romagna.it/romit.htm). Un centinaio di dossier, accompagnati da una bibliografia orientativa e dedicati alle città sorte lungo le principali vie di transito, agli abitati minori, ai villaggi e agli insediamenti rurali, dà corpo a un catalogo ove trovano posto pressoché tutte le testimonianze della civiltà romana nell'arco dei secoli intercorsi fra l'arrivo dei primi coloni e la piena e matura romanizzazione della Regio VIII Aemilia, sino alle soglie dell'altomedioevo. Vi si descrivono i monumenti superstiti e si propongono considerazioni sul ruolo dei vari centri nell'ambito dell'organizzazione territoriale e politica di scala locale e nazionale. Si ricordano gli accadimenti connessi con le vicende civili e militari e le dinamiche culturali della regione. Vengono registrati macroepisodi di valore universale, ma anche frammenti di una storia minore, individuali percorsi destinati poi a rifluire in un più grande affresco d'insieme.

Sfilano sul proscenio della storia i protagonisti del passato: coloro a cui l'Aemilia ha dato natali o dimora, i letterati, gli storici e i geografi che hanno narrato dettagliatamente, o tratteggiato per rapide impressioni, la realtà regionale, gli artisti che con le loro opere conferirono lustro o abbellirono le città romane, lasciandovi memorie imperiture, i condottieri protagonisti di grandi campagne militari, gli intellettuali, i martiri, i magistrati, i sovrani che in forme diverse esercitarono il loro governo e con le loro decisioni impressero decisivi riverberi sulla vita e sull'assetto regionale. Attingendo al database ove sono riunite, con oltre 1500 passi di autori greci e latini, le fonti letterarie antiche concernenti la geografia e la storia della Regio VIII, è stata predisposta per ogni sito una lista di rimandi e citazioni che concorrono a delineare contorni e spazi di ciascun centro antico e delle sue realtà, di volta in volta soffermandosi sulla quotidianità urbana e rurale, rievocando circostanze e figure della vita locale, descrivendone aspetti economici, commerciali, culturali, civili e religiosi, sottolineando peculiarità e notabilia.

Dall'immenso patrimonio epigrafico della romanità sono stati desunti e forniti di traduzione i tituli pubblici o privati che tramandano i nomi degli antichi luoghi della Regio VIII, le iscrizioni commemorative ove si consegnarono alla memoria collettiva i provvedimenti emanati da politici e magistrati, il ricordo di interventi di portata significativa per il tessuto urbano dei singoli centri, la celebrazione di grandi opere infrastrutturali, le parole di commiato a chi, nativo di una delle città dell'Aemilia, andò a morire in terra straniera, o a chi, venuto dai paesi lontani di un impero globale, trovò qui nuova patria e luogo di eterno riposo. Si tratta di una importante sequenza di informazioni, molte delle quali per la prima volta vengono proposte anche in formato digitale e quindi accessibile tramite web, con un notevole sforzo operativo che ha richiesto in taluni casi la scansione di testi di estrema complessità e lunghezza.

La panoramica sulle fonti si spinge parzialmente anche verso la modernità. È parso infatti di una qualche utilità rammentare, per sintesi, quanto è stato scritto sul passato romano o sulle antichità delle città emiliano-romagnole, quali impressioni abbiano suscitato nei viaggiatori e nella gioventù dorata del XVIII e XIX secolo che compiva il proprio viaggio di istruzione e di formazione, così da far emergere anche questo apporto al processo di costruzione della cultura e dell'identità europea moderna.

Non manca una ricostruzione della rete stradale di età romana che alla regione ha apportato l'indispensabile ossatura per le comunicazioni, i commerci, il popolamento, derivandole un nome che costituisce un tutt'uno con quello della sua strada maestra e improntando uno "schema direttore" che ancora adesso mostra la secolare capacità di sostenere l'impatto con stili di vita e bisogni sociali via via sempre più avanzati. Della trama viabilistica si è cercato di cogliere l'evoluzione e lo sviluppo sia in termini infrastrutturali, sia in prospettiva cronotemporale, tenendo conto tanto della viabilità consolare primaria risalente alle fasi d'esordio della colonizzazione e del dominio sul territorio, con le relative modificazioni intervenute nel corso dei secoli, quanto di quella minore a essa collegata.

Una rassegna delle istituzioni museali che conservano patrimonio archeologico mette in risalto, infine, la ricchezza delle testimonianze distribuite nell'area regionale e l'impegno profuso, soprattutto dalle amministrazioni locali, per custodire e far conoscere il passato, valorizzare le radici delle comunità e considerare la padronanza della propria storia l'essenziale premessa di ogni agire pubblico e di ogni programmazione sul territorio. Se "tutto si lega e tutto si tiene col filo della storia", la speranza è che la realizzazione di questo progetto, con la pluralità di spunti e suggestioni che ha fatto emergere, possa davvero restituire un ritratto dell'Emilia-Romagna lungo quasi mille anni.

Nota

(1) Il progetto "ROMIT" è stato realizzato nell'ambito del programma di iniziativa comunitaria Interreg III B CADSES (Central European Adriatic Danubian South-Eastern European Space) con il coinvolgimento della Provincia di Rimini, che ha svolto il ruolo di capofila, dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), della Città di Rimini, di ADEP - Patras Municipal Enterprise for Local Development (Grecia), di FIM - NeuesLernen Universität Erlangen-Nürnberg (Germania), della Technical University of Sofia (Bulgaria), dell'Österreichische Nationalbibliothek - Wien (Austria), e delle società Europa Inform Consulting (Italia) e ZEUS Consulting (Grecia). Per la gestione del progetto l'IBC ha dato vita a uno staff specializzato con il coordinamento di Fiamma Lenzi (responsabile censimento, studio e valorizzazione dei beni e dei musei archeologici) e l'assistenza di Pier Giacomo Sola e Svenja Pokorny (Amitié), staff al quale hanno partecipato Valeria Cicala (collaborazione scientifica), Margherita Spinazzola (gestione progettazione, rapporti con i partner e le autorità comunitarie, supporto organizzativo), Isabella Giacometti e Beatrice Orsini (censimento e catalogazione dei siti archeologici), Giovanni Assorati (censimento e catalogazione delle fonti), Alessandra Cevenini (gestione contabile), Maria Elena Tosi (sviluppo e manutenzione del software applicativo - codice e grafica), Antonio De Bonis (assistenza sistemica).

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