Rivista "IBC" XV, 2007, 3

Dossier: Biblioteche e archivi di ente locale: il censimento 2004

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Il censimento delle biblioteche di ente locale dell'Emilia-Romagna

Vincenzo Bazzocchi
[IBC]
Enzo Colombo
[IBC]
Nicola Pezzi
[collaboratore dell'IBC]

L'acquisizione di informazioni relative agli istituti bibliotecari pubblici è una prassi consolidata fin dai primi anni di attività della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC). Vi è stata un'accumulazione spesso non sistematica ma progressiva delle conoscenze sui complessi documentari, sui servizi e le loro strutture organizzative, diventata concreta esperienza di supporto allo svolgimento delle competenze tecniche e amministrative del servizio di Soprintendenza e all'attività di programmazione della Regione. Non sono mancate infatti, sia prima sia dopo l'avvio della Legge regionale 42/1983, indagini statistiche effettuate da singole amministrazioni comunali o provinciali, analisi specifiche, basate su alcuni indicatori per la valutazione dei servizi, o veri e propri studi di fattibilità per l'applicazione del SBN - Servizio bibliotecario nazionale (Bologna, 1986 e Modena, 1987) o, infine, progetti di sviluppo dell'automazione effettuati da molte province, che hanno richiesto rapporti aggiornati sulla situazione bibliotecaria nei rispettivi territori.

Un quadro coerente a carattere statistico sugli istituti bibliotecari scaturisce dai quattro censimenti regionali, precisamente quelli eseguiti nel 1982, 1990, 1996 e 2004. Si tratta di indagini effettuate, come in altre esperienze amministrative, a ridosso dell'attività legislativa in materia o in occasione di mutamenti socio-culturali che richiedevano risposte politico-amministrative, ma che in generale presentano un buon grado di comparabilità dei dati, in considerazione di una sostanziale omogeneità nella metodologia di ricerca e nei tipi di informazioni assunte. Prima di fornire i dati del censimento 2004, vale la pena riassumere brevemente obiettivi, modalità e maggiori risultati raggiunti dalle precedenti rilevazioni.

I dati dell'indagine del 1982 sono stati pubblicati nel volume Le biblioteche degli enti locali dell'Emilia-Romagna,1 in concomitanza con il dibattito culturale e politico che ha accompagnato il varo della Legge 42/1983. Complessivamente le biblioteche censite erano 425. Sulla base di questi dati, 277 dei 341 comuni dell'Emilia-Romagna (81%) risultavano dotati di una struttura bibliotecaria: l'analisi dell'epoca di fondazione faceva risalire all'inizio degli anni Sessanta - gli anni della "pubblica lettura" - l'istituzione del 75% delle biblioteche attualmente esistenti. La consistenza del patrimonio librario era di oltre 6.000.000 di volumi e 15.500 periodici in corso, con squilibri evidenti nella distribuzione per provincia: il valore medio regionale era di 1,5 volumi per abitante, con una punta massima di 3,6 nel territorio ravennate.

Il censimento del 1990, pubblicato nel 1991 con il titolo Biblioteche in Emilia-Romagna,2 riguardava invece tutte le biblioteche esistenti in regione, indipendentemente dalla loro pertinenza istituzionale. L'obiettivo principale era la verifica della potenzialità di una politica di integrazione delle biblioteche appartenenti ad altre amministrazioni nell'organizzazione bibliotecaria regionale. Il numero delle strutture censite ammontava a 1.300, di cui le biblioteche di ente locale erano 502, con oltre 8.000.000 di volumi posseduti e un rapporto di 2 volumi per abitante.

Il successivo censimento del 1996 torna a riguardare le sole biblioteche di ente locale e adotta gli standard internazionali ISO (International Organization for Standardization).3 La rilevazione implementava il sistema applicativo SIBIB, predisposto dalla Soprintendenza e composto da un insieme di procedure per la gestione dei dati fondamentali. Nonostante la flessione nel numero delle strutture bibliotecarie (442), la consistenza complessiva del patrimonio librario passava a 9.989.105, con un rapporto volumi/abitanti di 2,5. Nel confronto tra questi ultimi due censimenti appariva molto positiva la situazione dei cataloghi presenti nelle biblioteche, con la netta diminuzione delle biblioteche prive di catalogo (51 in tutto): certamente lo sviluppo dei poli SBN, con la maggiore diffusione dell'applicativo SEBINA, era alla base del notevole incremento dei cataloghi compresenti nelle biblioteche di ente locale. In pratica un quarto delle biblioteche censite era dotato almeno dei cataloghi per autori, titolo e soggetti.

 

I dati del censimento 2004

La rilevazione del 2004, condotta in stretta collaborazione con le Province, ha avuto lo scopo di fornire una puntuale ricognizione delle strutture bibliotecarie tramite la rilevazione dei dati attinenti alle loro risorse, servizi e modelli organizzativi, come premessa indispensabile a una più corretta misurazione della loro qualità, efficacia ed efficienza nell'ambito del circuito bibliotecario regionale. L'indagine, nata dall'esigenza di garantire e uniformare la rilevazione dei dati in base a criteri definiti su scala regionale, rappresenta inoltre sia uno strumento essenziale per la verifica e l'applicazione degli standard e degli obiettivi di qualità previsti dall'articolo 10 della Legge regionale 18/2000, sia un supporto conoscitivo all'attività di pianificazione e di intervento dell'amministrazione regionale e di quelle locali.

Dall'indagine risultano 466 unità bibliotecarie. Una prima analisi dei dati evidenzia che:

? la maggior concentrazione delle biblioteche, pari al 58%, ricade nella fascia dei comuni fino a 20.000 abitanti, mentre negli 8 comuni con oltre 100.000 abitanti hanno sede ben 130 biblioteche di ente locale (di varia tipologia) che costituiscono quasi il 28%, con il picco rappresentato dalle 38 strutture di Bologna. Nella fascia tra i 20.000 e i 100.000 abitanti (il restante 14% delle biblioteche) sono presenti realtà di notevole prestigio, dimensione e qualità dei servizi [figura 1];

? l'83% dei comuni possiede almeno una biblioteca, mentre i centri che ne sono privi si contano principalmente tra quelli sotto i 3.000 abitanti. La distribuzione delle biblioteche per provincia rimane inalterata rispetto all'indagine del 1996, salvo il numero di strutture presenti nelle città capoluogo che aumenta del 18% circa [figura 2].

Le osservazioni che seguono si limitano però, per lo spazio a disposizione, ad alcune misure di base, in altri casi all'evidenziazione di indicatori di base o di approfondimento e infine, laddove è sembrato significativo, al confronto con i valori stabiliti dagli standard regionali.

La consistenza complessiva del patrimonio librario [figura 3] sale nel 2004 a 12.379.541 volumi, così l'incremento del patrimonio librario permane nell'ultimo intervallo di tempo del tutto uniforme al periodo precedente. Il rapporto volumi per abitante sale a 2,9. Questo dato è abbastanza confortante se riferito a quanto previsto dagli standard, che fissano a 1,5 documenti per abitante l'indicatore della dotazione documentaria di base. Esso risulta infatti superato da circa il 70% delle biblioteche generali [figura 4]. Da segnalare a tale proposito i 5,3 volumi per abitante della provincia di Ravenna, le cui biblioteche - 49 strutture dislocate in 18 comuni - posseggono 1.964.570 volumi.

A livello regionale, sempre per quanto riguarda il patrimonio librario, il rapporto tra la consistenza del materiale antico (documenti stampati prima del 1830) e quella del materiale moderno (documenti posteriori al 1831) è pari al 9,6%.

Per quanto riguarda la distribuzione delle biblioteche per fasce di consistenza del patrimonio librario, è nella fascia tra i 10.000 e i 50.000 volumi che si ha il maggior numero di istituti e 6 sono nella fascia oltre i 400.000.

La consistenza delle raccolte grafico-iconiche ammonta a oltre 5.000.000 di unità documentarie. È di assoluta rilevanza la dotazione presente nelle province di Bologna (oltre 2.600.000), Reggio Emilia (quasi 1.100.000) e Rimini (oltre 630.000), dovuta alla particolare vocazione di alcune grandi biblioteche come l'Archiginnasio e la Cineteca di Bologna, la Comunale di San Giovanni in Persiceto (Bologna), la Panizzi di Reggio Emilia e la Gambalunga di Rimini. La rilevazione di tale patrimonio segnala un notevole incremento rispetto al 1996, soprattutto per quanto riguarda le raccolte fotografiche.

Circa 360.000 sono poi i documenti del patrimonio audiovisivo, dato comunque da considerarsi sottostimato sia a causa della troppo recente attenzione catalografica dedicata a questa specifica tipologia di materiali, sia per la parziale sovrapposizione con quelli elettronico-digitali.

Se prendiamo in esame un altro aspetto organizzativo degli istituti bibliotecari è sicuramente da sottolineare il dimezzamento del numero delle strutture prive di catalogo (nel 1990 erano 145, nel 1996 erano 51 e 20 nel 2004), indizio questo del processo continuo di automazione delle biblioteche presenti in regione ma anche segnale della continua attenzione a livello biblioteconomico.

Ma il dato in assoluto più significativo per i servizi di automazione [figura 5] non è la loro diffusione, passata dal 60% del 1996 a oltre l'85% del 2004, quanto l'ampia adesione delle strutture a reti bibliotecarie, che dal 28% sale a oltre il 71%, cioè quasi 3 biblioteche su 4 (350) partecipano a un polo SBN o a una rete cooperativa provinciale, come è il caso di Piacenza. Bisogna poi aggiungere alcune biblioteche che aderiscono solo a un catalogo cooperativo tematico o specializzato (IGI, GOT, EDIT 16, ACNP, IMAGO, ecc.). L'incremento è dovuto al notevole sviluppo dei sette poli SBN - grazie anche alla maggiore diffusione di SEBINA - e all'avvio, in anni recenti, del Polo bibliotecario piacentino, gestito in rete territoriale. Tale processo ha favorito l'aumento dell'offerta bibliografica on-line, assicurando contemporaneamente agli utenti un ampliamento degli strumenti di ricerca e recupero delle informazioni archiviate.

I dati riferiti alla situazione delle sedi portano a soffermarsi in particolare sulla superficie destinata al pubblico [figura 6], in quanto direttamente collegata all'organizzazione dei servizi e delle attività offerte agli utenti: il 36% delle biblioteche è compreso nella fascia fino ai 100 metri quadrati (mq), il 30% si posiziona all'interno di quella tra i 101 e i 250 mq, mentre il restante 32% mette a disposizione del pubblico più di 250 mq. A questo riguardo è possibile interpretare il dato come una migliore offerta complessiva di spazi da parte dell'insieme delle strutture bibliotecarie, segnale indiretto del forte incremento di nuove sedi o di interventi di ristrutturazione che si sono registrati in questi ultimi anni. Rimane inoltre pressoché inalterato il rapporto fra spazio a disposizione del pubblico e superficie complessiva, se ovviamente si esclude la fascia oltre i 501 mq che riguarda principalmente i contenitori storici con ingenti patrimoni documentari.

La tradizionale misurazione nei termini del numero dei posti di lettura per abitante non offre risultati particolarmente apprezzabili in quanto si registrano solo 4,5 posti ogni 1.000 abitanti, dato questo fortemente omogeneo nella distribuzione territoriale con scarti sostanzialmente irrilevanti tra le province.

Una considerazione a parte va fatta a proposito del raggiungimento degli standard relativi alla sicurezza delle persone, delle strutture e del patrimonio documentario, dove le biblioteche che soddisfano pienamente gli adempimenti in ordine alle normative nazionali su prevenzione degli infortuni, igiene del lavoro, antincendio e sicurezza impianti sono il 66% e dove, inoltre, il superamento delle barriere architettoniche è raggiunto dal 74% delle biblioteche.

Tra le risorse di cui una biblioteca dispone in rapporto sia all'utenza reale sia a quella potenziale, il numero di ore in cui resta aperta svolge un ruolo fondamentale: è perciò opportuno riferire i dati sulla distribuzione per orario di apertura al pubblico agli indicatori definiti negli standard di qualità, che fissano tre fasce di orari di apertura in base al numero di abitanti dei comuni, cui si aggiunge una fascia relativa a quelli situati in zone svantaggiate. Emerge così che sono 1 su 5 le biblioteche appartenenti a comuni con meno di 10.000 abitanti che aprono per più di 30 ore settimanali, mentre 1 su 4 sono le biblioteche aperte per oltre 40 ore tra quelle nei comuni con più di 10.000 abitanti; ancora 1 su 5 sono le biblioteche delle città capoluogo aperte per oltre 50 ore e, infine, ben 1 su 2 sono le strutture bibliotecarie in zone svantaggiate con un orario di apertura superiore alle 18 ore. Gli obiettivi di qualità che raccomandano di concentrare il maggior numero di ore di apertura nella fascia pomeridiana o comunque nella fascia di maggior affluenza di utenti è raggiunto dal 61% delle strutture, mentre l'apertura serale è garantita da meno del 10% delle biblioteche.

 

L'analisi dei dati relativi ai prestiti, per i quali si assiste a un sensibile incremento rispetto al 1996, riguarda complessivamente tutte le province. Il dato totale risulta più che raddoppiato in otto anni, passando dai circa 2.500.000 del 1996 ai circa 5.400.000 del 2004. Da sottolineare inoltre che il 13,5% della popolazione ha usufruito di almeno un prestito nell'anno di iscrizione (iscritti attivi): indice, questo, che misura il radicamento della biblioteca nel suo territorio di riferimento (indice di impatto). Abbastanza incoraggiante appare poi il dato riferito al rapporto tra il numero dei volumi prestati e quello degli abitanti, attestato su 1,3; un indicatore prossimo a quanto richiesto dagli standard regionali (1,5 volumi per abitante).

Una sensibile crescita si riscontra a proposito dei prestiti interbibliotecari [figura 7] effettuati dalle biblioteche di ente locale: sono stati 83.000, dato da giudicarsi positivo anche nel raffronto con quelli nazionali disponibili, che trova significativa conferma nel 61% di biblioteche partecipanti a questo servizio. Tuttavia va segnalato che le procedure sono fortemente differenziate non solo tra biblioteche ma anche secondo la scala del servizio (locale, all'interno di un polo, tra poli di una regione, nazionale, internazionale).

Il rapporto tra prestiti e iscritti, che misura la frequenza di lettura di un utente e quindi l'indice di fidelizzazione a una biblioteca, evidenzia un aspetto dinamico rappresentato dal dato regionale di 9,7 prestiti per ciascun iscritto. Se i dati dell'indice di fidelizzazione vengono abbinati a quelli dell'indice di impatto è forse una criticità generale del quadro italiano a evidenziarsi: la biblioteca come sistema chiuso, ossia un'eccessiva attenzione a soddisfare il numero limitato di utenti che la frequentano e una difficoltà a raggiungere l'ampia fascia degli utenti potenziali.

La crescente attenzione rivolta ai servizi bibliotecari per la fascia di età dai 0 ai 14 anni, indicazione peraltro avanzata anche dai documenti di programmazione regionale, appare confermata dai dati relativi alle sezioni dedicate ai bambini e ai ragazzi: risultano 281, quindi sono presenti nel 60% delle biblioteche.

Le sezioni locali registrano una notevole crescita, forse naturale evoluzione della molteplicità di fondi già esistenti in molte biblioteche, anche se non organizzati come tali, precisa testimonianza dello sviluppo di un servizio capace di mettere in connessione la sedimentazione documentaria con la storia e la memoria locale.

Significativo è lo sviluppo delle mediateche, con qualunque denominazione siano state definite (videoteche, multimediateche, cineteche, fonoteche, ecc.) e, come già visto nei dati patrimoniali, con una maggiore offerta in termini di contenuti e media. Anche le emeroteche, infine, vedono un notevole incremento in quanto sono presenti in 1 biblioteca su 3.

Il servizio di accesso a Internet offerto dalle biblioteche [figura 8] registra un sensibile incremento: sono ben 313, cioè 2 su 3, le strutture che lo forniscono; sono inoltre 911 le postazioni destinate principalmente alla consultazione on-line. Questi dati riconoscono le biblioteche come il punto di accesso pubblico più capillarmente diffuso sul territorio.

Per ciò che riguarda, infine, il numero degli addetti, si conviene che venga calcolato secondo il metodo del full time equivalent (FTE): una misurazione uniforme che attribuisce un valore alle ore lavorative erogate settimanalmente (1=36 ore). I dati rilevati a livello regionale con questo metodo indicano la presenza di un addetto FTE ogni 4.000 abitanti. In generale, però, pare registrarsi in molti casi uno stato di inadeguatezza rispetto a un corretto indice di dotazione del personale, parzialmente compensato dal buon livello professionale acquisito tramite i molti corsi di formazione e aggiornamento organizzati a livello provinciale.

 

Il nuovo sistema informativo

Il nuovo sistema informativo è costituito da un software per la gestione anagrafica delle biblioteche in grado di implementare - ma anche visualizzare, verificare, correggere e aggiornare - le informazioni relative a una precisa data, quella di riferimento della rilevazione, e di rendere disponibili, in formato XML, i report statistici relativi ai censimenti anche "storici" e l'export dei dati verso analoghi sistemi informativi.

La scheda di rilevamento, predisposta dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari in collaborazione con le Province e coerente con l'insieme di voci definite da un gruppo nazionale - Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU), Istituto nazionale di statistica (ISTAT), Ministero dell'Università e della ricerca (MIUR), Regioni - è suddivisa in sezioni:

a) anagrafica di base (indirizzo, telefono, e-mail, ecc.);

b) anagrafica delle relazioni istituzionali e delle partecipazioni a progetti cooperativi;

c) servizi al pubblico (servizi informativi, orari di apertura, prestiti locali e interbibliotecari);

d) gestione dei cataloghi (collettivi, generali, speciali; formati di accesso, ecc.);

e) gestione del patrimonio (librario antico e moderno, grafico-iconico, audiovisivo, musicale, elettronico, ecc.);

f) gestione della struttura bibliotecaria (sede e superfici, attrezzature e altri spazi per l'utenza, adempimenti relativi alla sicurezza, personale e bilancio).

Il sistema, che ha lo scopo di consentire una gestione collaborativa e coordinata tra Comuni, Province e Regione dei censimenti delle biblioteche di ente locale, prevede che le attività siano definite da profili operativi diversificati. In particolare esisteranno:

? un operatore base del rilevamento, che corrisponde al bibliotecario incaricato del rilevamento dei dati richiesti e garantisce il corretto inserimento;

? un operatore di controllo, che corrisponde al soggetto/ente incaricato di verificare, confermare o correggere i dati rilevati (i servizi tecnici delle Province);

? un operatore di validazione, che corrisponde all'ente incaricato di validare i dati provenienti dagli altri operatori e determinare le elaborazioni complessive (IBC).

Inoltre è previsto un livello "amministratore" (IBC), dove il gestore del software ha la visibilità di tutto l'applicativo e definisce le abilitazioni per ogni funzione. Alle diverse tipologie di operatore corrispondono tre diversi livelli di validità: il primo associato alla biblioteca, il secondo alla provincia, il terzo alla regione.

La consultazione delle informazioni è consentita anche a soggetti abilitati alla sola interrogazione delle schede mediante profili generici, cioè il pubblico. Va infine segnalato che la possibilità di un interscambio delle informazioni del censimento (in formato standard XML) garantisce l'apertura verso altri soggetti. Per esempio alimentare l'anagrafe delle biblioteche italiane dell'ICCU o ricevere dalle banche dati dei poli SEBINA le informazioni relative al posseduto delle monografie e dei periodici. Il nuovo sistema informativo, grazie allo sviluppo della collaborazione interistituzionale e a una più tempestiva raccolta dei dati, potrà contribuire a fornire una maggiore uniformità e continuità alla raccolta dei dati, anche ai fini di una loro comparazione, base sostanziale per ogni efficace misurazione.

 

Note

(1) Le biblioteche degli enti locali dell'Emilia-Romagna, a cura di M. Bova e G. Tonet, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 1984 (Documenti, 20).

(2) Biblioteche in Emilia-Romagna, a cura di E. Colombo, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Edizioni Analisi, 1991 (Emilia Romagna Biblioteche Archivi, 18).

(3) Leggi in biblioteca, a cura di R. Campioni, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Pàtron Editore, 1998 (Emilia Romagna Biblioteche Archivi, 39).

 

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