Rivista "IBC" XV, 2007, 3
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
Antonio Certani fu un eminente violoncellista nato nel 1879 a Bologna, dove visse in prevalenza, salvo alcuni brevi distacchi negli ultimi anni della sua vita. Fu allievo di Francesco Serato e suonò il suo splendido violoncello nei più prestigiosi teatri di mezzo mondo. Di lui si disse che "bella ebbe la vita e bella seppe mostrarla agli altri". Personalità eclettica, esteta dai gusti raffinati, per lui la musica non fu che una delle innumerevoli passioni, da alternare all'arte, alla caccia, alle rilegature antiche. E, soprattutto, ai disegni. La collezione che tra le due guerre riuscì a mettere insieme, muovendosi con sapienza sul mercato antiquario, è impressionante per numeri e nomi: oltre 5.000 fogli firmati dai più importanti artisti emiliani attivi nei secoli d'oro di questa rinomata scuola, comprendenti disegni di figura, di paesaggio, studi architettonici e decorativi, bozzetti per scenografie e allestimenti teatrali. Vastissima la galleria degli autori: Passerotti, Carracci, Reni, Guercino, Torri, Sirani, Cantarini, Pasinelli, Cignani, Franceschini, Dal Sole, Crespi, Creti, i Bibiena, Basoli. Nessuno è escluso dal sorprendente catalogo che già fece molto parlare di sé alla "Mostra del Settecento bolognese" organizzata nel 1935 da Guido Zucchini.
Alla morte del Certani, nel 1952, Bologna si lasciò scappare questo inestimabile patrimonio, e allora ne approfittò Venezia: nel 1963 Vittorio Cini lo assicurò alla Fondazione che ancora porta il suo nome, garantendone così l'integrale sopravvivenza di fronte al rischio di dispersione che ha decretato lo smembramento di tante raccolte nate nel secolo scorso. Nel 2007 Bologna ha in parte rimediato a quella inavvertenza grazie alla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna, che in collaborazione con la stessa Fondazione Cini e con l'Associazione Francesco Francia ha riportato in città parte della collezione nella prima di una serie di mostre previste all'interno del più ampio "progetto Certani" che, già avviato da alcuni anni, prevede la catalogazione, lo studio, la divulgazione di questo tesoro unico nel suo genere, creato da un bolognese per lo più poco noto ai bolognesi. Come prima tappa sono stati scelti i disegni di figura. Poi si proseguirà con gli altri gruppi tematici.
La mostra - "Il segno dell'arte. Disegni di figura nella collezione Certani alla Fondazione Giorgio Cini (1500-1750)", a Casa Saraceni dal 20 aprile al 27 maggio 2007 - è accompagnata da un imponente catalogo che attraverso saggi e interventi di alcuni tra i più noti studiosi di storia dell'arte locale, intende ricostruire per intero la vicenda della collezione e di chi l'ha voluta. Il sentito ricordo di Antonio Certani è affidato a Francesco Paolucci delle Roncole, Presidente dell'Associazione "Francesco Francia", mentre Andrea Emiliani ricorda il suo ingresso nel mondo dell'arte quando ancora studente, alle dipendenze di Cesare Gnudi, entrava in Pinacoteca e per la prima volta veniva a conoscenza della raccolta, illustrandoci poi come essa prese la via di Venezia. La storia dettagliata delle origini e dello sviluppo progressivo della collezione è ricostruita nel lungo saggio di Angelo Mazza attraverso documenti e originali autografi ritrovati nell'archivio di Certani; a Marzia Faietti invece il compito di indagare il fenomeno del collezionismo bolognese in un'ottica più generale, mentre la prima parte del catalogo si chiude con l'interessante saggio di Pierangelo Bellettini sulle filigrane nascoste nei fogli di carta.
Passando al catalogo vero proprio, ogni singola opera è corredata da una dettagliata scheda tecnica compilata anch'essa da un gruppo di rinomati studiosi della materia. Si va da un anonimo artista emiliano dell'inizio del 1500 a Giuseppe Varotti morto a Bologna nel 1780. In mezzo, tutta l'arte emiliano-romagnola che conta (e non solo) tra disegni rifiniti nel minimo particolare, schizzi e bozzetti, cartoni preparatori e taccuini d'appunti con mani e visi, santi e divinità pagane, mitologia e religione, scene di genere, panneggi e teste mostruose, eseguiti a penna o ad acquerello, a sanguigna o a carboncino, a matita o a biacca, a olio o a gessetto, su carta bianca, gialla, seppia, bruna. All'antica disputa su chi tra pittura e scultura avesse il primato delle arti risponde il Pontormo: né l'una né l'altra bensì il disegno che sta alla base di entrambe. Come non dargli ragione?
Il segno dell'arte. Disegni di figura nella collezione Certani alla Fondazione Giorgio Cini (1500-1750), a cura di V. Mancini e G. Pavanello, Bologna, Bononia University Press, 2007, 278 p., _ 30,00.
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