Rivista "IBC" XV, 2007, 3

pubblicazioni, storie e personaggi

S. Pulga, Una foglia di cedrina, Bologna, Azeta Fastpress, 2006.
Profumo di cedrina

Anna Maria Aldrovandi Baldi
[giornalista]

"Ogni volta che passo sotto quel davanzale non resisto al richiamo e colgo una delle sue foglie profumate, la stropiccio leggermente fra le dita per spremerne l'essenza e l'aspiro profondamente [...].La magia esiste; ripeto quel gesto, affondo in quel profumo e un mondo lontano riappare". Così inizia Una foglia di cedrina, di Serena Pulga, un pezzo di vita raccontato con educata e prudente femminilità, fedele al vero e sincero nei sentimenti narrati sottovoce, con parsimonia. Una storia individuale che riflette il percorso di vita di tante donne nate nel periodo fascista, e che si conclude, nel libro, con la fine della guerra.

I primi ricordi sono legati alle lunghe estati felici, passate dall'autrice in Toscana, nell'enorme villa quattrocentesca, "la Smilea", dove i nonni erano custoditi: "È in quel luogo che mi sono aperta alla bellezza, a sentire il passato come un presente carico di messaggi". Il giardino, le statue, la cipressaia, la serra, gli odori, la luce. Il contatto con il mondo contadino, il calore e l'allegria di una grande famiglia, l'incanto del paesaggio. Un mondo immutato per secoli, che dalla fine degli anni Trenta subisce uno sconvolgimento totale: il primo urbanesimo, la guerra, i bombardamenti, lo sfollamento, l'armistizio, le deportazioni, la paura, le stragi di Marzabotto, la fuga sui monti, la fame, il fronte fermo per otto mesi, l'attesa e, finalmente, la fine e il ritorno in città.

Un amarcord straordinario e coinvolgente, tanto da portarmi a volere conoscere l'autrice di questo libro. Incontro così una signora molto speciale. Una ragazza di 84 anni, sorridente e vivace, con gli occhi azzurri sotto un caschetto di capelli grigi, e una voce morbida e garbata, che rivela l'origine toscana. La conversazione inizia dalla fine del libro: il matrimonio, la laurea, l'insegnamento, il contatto con la realtà che evidenziano subito gli obiettivi da privilegiare: dare la scuola a tutti e modificare la condizione della donna. Frequenta il "Circolo di Cultura", partecipa attivamente alle varie iniziative, conosce artisti e intellettuali e assieme al marito Bruno, pittore, allarga la sfera delle amicizie, già iniziate fra il 1945 e il 1946, con la creazione del "Circolo delle Cinque Arti": "Si viveva nell'aspettativa di un mondo nuovo, migliore, per il quale ognuno apportava le proprie idee e le proprie esperienze. La libertà conquistata ci ubriacava. Minguzzi, Vignoli, Mandelli, Rossi, Ciangottini, Puglioli, Vacchi erano presenze assidue, assieme all'architetto Vaccaro, già famoso allora per il suo progetto di case popolari moderne, funzionali, con balconi e servizi mai visti prima. Anni intensi di lavoro, di studi, di rapporti d'amicizia assidua con i giovani intellettuali bolognesi: i tre fratelli Guglielmi, il pittore Romiti e Aroldi, che presto ci lasciò per un importante incarico all'Olivetti".

Negli anni Settanta, assieme a un gruppo di insegnanti volontari, partecipa all'insegnamento serale in una scuola gratuita al Pilastro, aperti agli inurbati dalle nostre campagne, ai primi immigrati, agli analfabeti. Una grande iniziativa privata, laica, antesignana di quelle che poi furono definite le "centocinquanta ore". Più tardi, nell'88, entra a far parte del gruppo "Esse", un collettivo di donne che poi diede vita ad "Alta Marea", un'iniziativa finalizzata a soddisfare bisogni, desideri, curiosità delle donne. Il passo successivo fu la nascita della "Libreria delle donne" che, attraversate varie vicessitudini, è ancora viva e attiva.

Il racconto di Serena Pulga si interrompe qui, frenato dalla riservatezza che già il libro aveva rivelato. Il suo presente è ancora legato al collettivo iniziale, con incontri settimanali di donne che in comune hanno ideali e finalità ma che sono diverse per cultura, lavoro, luogo di provenienza ed età. C'è chi ha due lauree e chi solo la terza media. Non sono ricche ma insieme hanno adottato una bambina kosovara, dietro la quale aiutano un'intera famiglia. Per procurarsi i mezzi tutto il gruppo lavora e ognuna produce secondo i propri talenti. Lei ricama sciarpe, scialli, borsette con perle e fili di seta, un lavoro perfettamente intonato a questa signora che vive nel terzo millennio conservando intatto quel patrimonio di grazia, bravura, operosità femminile, ereditato dalla mamma in tempi lontani. Insieme al ricordo profumato della cedrina.

 

S. Pulga, Una foglia di cedrina, Bologna, Azeta Fastpress, 2006, 187 p., _ 14,50.

 

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