Rivista "IBC" XV, 2007, 3

biblioteche e archivi / didattica, pubblicazioni

H. Tuzzi, Libro antico libro moderno. Per una storia comparata, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2006.
Spalmorum? Psalmorum!

Carlo Tovoli
[IBC]

"Apparentemente, tutti sappiamo che cosa è un libro: saper leggere consente l'accesso al testo, alla sua più o meno superficiale comprensione, e questo è tutto, per molti di noi. Ma in realtà che cosa è un libro?". Questo è l'interrogativo con il quale Hans Tuzzi apre il ciclo di sei lezioni tenute nel 2004 al Master di editoria presso la Scuola superiore di studi umanistici dell'Università di Bologna, diretta da Umberto Eco, e ora raccolte in un volume dal titolo Libro antico libro moderno, pubblicato dalle Edizioni Sylvestre Bonnard. Inizia così un viaggio affascinante intorno all'oggetto libro, dal passaggio, sul finire dell'impero romano, dal rotolo (il volumen) al codex in forma di libro, all'invenzione di Gutenberg verso la metà del XV secolo, che rese possibile la produzione seriale del libro. Tutti libri stampati a mano, almeno fino agli anni Trenta dell'Ottocento, quando i processi di stampa da manuali diventano industriali: è in questo periodo che gli studiosi convenzionalmente pongono il confine tra libro antico e moderno. E arriviamo così al presente, con l'e-book e i testi su elaboratore elettronico, strutturati come i rotoli degli antichi papiri da "svolgere" avanti e indietro. Fine del libro? Nemmeno per idea. Anzi, Tuzzi fa proprio il paradosso di un guru dell'informatica secondo cui, se il libro fosse venuto dopo l'e-book, sarebbe stato salutato come un formidabile progresso. Anche i dati statistici lo dimostrano: si è calcolato che solo nell'anno 2000 sono stati pubblicati quattro miliardi di libri.

Tuzzi è convinto che conoscere come fossero i libri prima della rivoluzione industriale sia utile a meglio comprendere l'editoria odierna. Per questo nelle sue lezioni si sofferma prima sulle tecniche di produzione, dal menabò alla legatura, poi invita a conoscere tutti gli aspetti costitutivi del libro, anche quelli solo in apparenza più ovvii: quando nasce il colophon? Come si numeravano le pagine? Quando compare per la prima volta la virgola in un testo a stampa? E la prima illustrazione a stampa? Fondamentali, a corredo del testo, sono i disegni esemplificativi (difficile capire altrimenti la piegatura e la numerazione di un foglio stampato "in ottavo", per esempio) e le tante illustrazioni (con interessanti confronti di pagine stampate, come l'incipit de Gli Asolani di Pietro Bembo nell'edizione di Aldo Manuzio del 1505, prima e dopo l'intervento del miniatore, e con riproduzioni di fogli di volumi celebri, come Der Elstein, primo libro con figure a stampa, realizzato nel 1461 con diversi passaggi di torchio, tanto che l'immagine, stampata in un secondo momento, si sovrappone in parte al testo). Il volume contiene anche molti aneddoti e curiosità. Tuzzi ricorda, per esempio, che proprio nel più antico colophon a stampa, quello del Salterio, realizzato da Fust e Schoeffer nel 1457, figura il primo refuso nella storia della stampa, "spalmorum" per "psalmorum": un gustoso precedente a consolazione di tutte le successive generazioni di tipografi e correttori di bozze.

 

H. Tuzzi, Libro antico libro moderno. Per una storia comparata, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2006, 208 p., _ 24,00.

 

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