Rivista "IBC" XV, 2007, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, restauri, pubblicazioni

A. Emiliani, La Pinacoteca Nazionale di Bologna. Restauri architettonici e di allestimento 1954-1998, Bologna, Bononia University Press, 2006.
Progetto Pinacoteca

Piero Orlandi
[IBC]

Quello che si realizzò tra il 1953 e il 1973 nella Pinacoteca nazionale di Bologna, per impulso di Cesare Gnudi, Andrea Emiliani e Leone Pancaldi, non è stato solo un grande progetto di restauro, ma, con la terminologia venuta in voga molti anni dopo, un intervento di riqualificazione urbana. Il museo infatti si offriva alla intera città (e oltre), e soprattutto i lavori interessarono un edificio che copre quasi un intero isolato, con una dimensione operativa rara non solo ai tempi ma anche nell'attualità. Un grande restauro architettonico, prima che nelle norme edilizie e urbanistiche venisse teorizzato il restauro scientifico e conservativo, che sottrasse all'architettura un pezzo importante e vitale della sua pratica, il lavoro sull'esistente, attribuendolo alla storia dell'arte e alla pianificazione dei centri storici.

Nel volume La Pinacoteca Nazionale di Bologna. Restauri architettonici e di allestimento 1954-1998 Emiliani racconta bene i modelli e gli antecedenti di metodo e forma di "quegli anni di impegno inarrestabile": Albini a Genova, sia a Palazzo Bianco che al Museo di San Lorenzo, Scarpa alle Gallerie dell'Accademia di Venezia e poi al Castelvecchio di Verona, Detti e Scarpa agli Uffizi; ma ancora, e prima, il naturalismo strutturale di Wright, che qui riecheggia, nell'uso del cemento, e fa del maestro americano un riferimento primario, "più che altri razionali o astratti architetti"; e il liberty celtico di Mac Intosh e Mc Murdo, e anche Guimard e Horta.

Pancaldi è "disinvolto" interprete del difficile rapporto tra ordinatori e progettista, autore di un progetto restio a "contenersi in un aspetto minimale", e capace però di un dialogo talmente serrato con lo spazio che manipola, e con gli oggetti d'arte che vi introduce, da evitare il pericolo di scadere in quella "indiscreta futilità inventiva" che resta comunque la misura in negativo dell'azione dell'architetto, sia che si cimenti nel progetto del nuovo che sull'antico. Il racconto si spinge fino agli anni Novanta, quando su progetto di "Panstudio" si realizza, nei sotterranei, la Sala degli Incamminati; e ripercorre le linee di quell'ampliamento della Pinacoteca che ancora attende di vedere la luce, e che porterebbe il complesso museale a far da ponte e da cerniera tra il cuore della cittadella universitaria e la direttrice moderna della via Irnerio. Si cancellerebbe verosimilmente una delle molte cesure tra parti urbane segnate da storie diverse, e si faciliterebbero senz'altro flussi pedonali utili a rigenerare il quartiere: aprendo collegamenti, disarticolando spazi ingessati, integrando luoghi oggi estranei. Anche la città entra in un museo e ne diviene una giusta chiave di lettura.

 

A. Emiliani, La Pinacoteca Nazionale di Bologna. Restauri architettonici e di allestimento 1954-1998, Bologna, Bononia University Press, 2006, 192 p., euro 40,00.

 

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