Rivista "IBC" XV, 2007, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali

Secondo Hannah Arendt, si padroneggia il passato nella misura in cui si costruisce un racconto di ciò che è accaduto. La Linea Gotica è proprio questo: un grande racconto in cui si possono ritrovare le radici del nostro presente.
Un lungo racconto

Ezio Raimondi
[italianista, presidente dell'IBC]

Da oltre un decennio, come chiarisce il dossier di questo numero, il nostro Istituto si è interrogato sulla possibilità di costruire, intorno a quello che sul fronte italiano fu uno dei capitoli finali della Seconda guerra mondiale, una realtà commemorativa che consegnasse, soprattutto alla memoria partecipe dei più giovani, il senso di un grande evento che ha interessato il nostro territorio tra Emilia e Romagna e in qualche caso ne ha riconfigurato il paesaggio come luogo vivo di uomini e di rapporti vitali. E oggi finalmente sembra che sia giunto il momento per trasformare un progetto di cui si sono elaborate le premesse culturali in un'agenda di lavoro che le comunità montane della regione assumono come uno dei propri programmi nel prossimo futuro: tutti i luoghi coinvolti nella fattualità storica della Linea Gotica si dichiarano pronti a partecipare alla elaborazione di un discorso comune, dove ogni episodio trovi finalmente il suo senso e la sua luce conveniente.

Così un grande momento della nostra storia viene riconosciuto nella sua importanza e collocato all'interno del nostro paesaggio come un elemento essenziale che lo individua e ne definisce un carattere profondo. Un paesaggio, come ci è stato insegnato, è sempre la sua storia; sta a noi, mentre lo percorriamo e lo viviamo, di ritrovare al suo interno il segno ancora eloquente delle generazioni che ci hanno preceduto, delle loro ansie e del loro dramma. Diceva Hannah Arendt che si padroneggia il passato nella misura in cui si costruisce un racconto di ciò che è accaduto: la Linea Gotica vuole essere per l'appunto questo grande racconto, nel quale si ritrovano le radici del nostro presente, se noi siamo capaci di interrogarle con animo libero e generoso, non dimenticando nulla di ciò che è accaduto perché tutto appartiene alla nostra comunità e al coraggio e all'acutezza del suo ricordo.

È naturale poi che quello che per le comunità montane è il piano di valorizzazione storica e territoriale della Linea Gotica si apra su un orizzonte internazionale, e divenga un capitolo complesso e significativo della Seconda guerra mondiale. Sulla Linea si scontrarono gli eserciti, ma si espressero anche nuovi rapporti umani, con tradizioni e costumi differenti che impararono a conoscersi, vincendo secolari ignoranze e pregiudizi. Alla fine anche un paesaggio invaso dagli orrori della guerra torna a diventare un luogo umano, dove al conflitto si sostituisce il rapporto, lo scambio, il dialogo vario e civile della pace. Non resta ora che ricomporre questo lungo racconto e restituire a ogni luogo il suo ruolo in quegli anni cruenti ormai lontani, che non dobbiamo dimenticare e che chiedono di essere assunti come una parte preziosa, e insieme dolorosa, della nostra identità civile, della nostra appartenenza a questa vecchia terra di Emilia e Romagna, tra fertile pianura e aspro e intimo Appennino. Conoscere, per citare ancora la Arendt, può essere un modo per riconciliarci con il passato, per vederlo ancora intorno a noi, parte del nostro presente.

 

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