Rivista "IBC" XV, 2007, 1

Dossier: La storia torna a scorrere

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Territori liquidi

Franco Farinelli
[docente di Geografia all'Università di Bologna]

L'idea che oggi abbiamo del territorio si fonda in maniera implicita sul dominio delle vie terrestri, sulla sintassi cioè dei percorsi di terra, dei cammini fissi e rigidi costituiti dalle strade battute, dagli assi solidi e costanti in stabile e invariabile relazione tra loro. Si tratta, per quanto strano e sorprendente possa sembrare, di un'idea molto recente, di un'immagine che inizia ad affermarsi soltanto negli ultimi tre secoli della nostra storia, e la cui egemonia, che appartiene ai giorni nostri, dipende dallo sviluppo della motorizzazione di massa. In realtà la prima definizione di percorso terrestre, con la distinzione dei vari tipi di strade, si deve all'illuminismo, e si trova nell'Encyclopédie.

Controprova: si cerchi una qualsiasi via di terra su di una qualsiasi rappresentazione cartografica presettecentesca. Si scoprirà con meraviglia che le strade così come oggi noi le intendiamo sono rarissime, e presenti soltanto nelle pochissime carte di esclusivo uso militare. Si apra per esempio il primo moderno atlante della penisola, L'Italia di Giovanni Antonio Magini (1620). Le sue tavole raffigurano un paese, il nostro, affascinante e straordinario perché irriconoscibile, e irriconoscibile perché al suo interno tutte le città appaiono connesse, eccezion fatta per la via Emilia, soltanto da vie d'acqua, da fiumi, canali e laghi, come se anche sulla terra ci si spostasse da un paese all'altro soltanto seguendo il filo delle correnti.

L'Italia del Magini venne concepita, realizzata e stampata a Bologna. Non fu un caso. Così come non per caso un secolo dopo fu un bolognese, Luigi Ferdinando Marsili, a fondare con la sua Histoire physique de la mer (1725) la moderna oceanografia. In realtà la cultura emiliano-romagnola appare fin dalle origini connessa in modo costitutivo al carattere strutturalmente anfibio della regione, la più ricca di depressioni umide di tutt'Italia. Perciò essa elegge la regimentazione idrologica come chiave di volta del proprio modo di produzione territoriale, e il regime idrico come modello delle proprie funzioni superiori.

In altri termini. Si è fin qui ripetuto che l'originalità della regione emiliano-romagnola dipende anzitutto dalla sua posizione geografica, e di conseguenza dalla sua funzione di cerniera tra Nord e Sud, tra Mediterraneo ed Europa continentale, riconoscendo al capoluogo regionale il ruolo di principale relais per la comunicazione tra codesti ambiti. Tutto ciò è vero ma ormai non spiega più nulla di nuovo. Se qualcosa ha davvero distinto in passato l'Emilia-Romagna e Bologna è stata invece l'elaborazione di un sapere (pratico e insieme teorico) organicamente inteso alla conciliazione e anzi alla fusione di due differenti stili territoriali: quello terrestre e quello idrico.

La stessa centuriazione romana, cui si deve il primo volto umanizzato della regione (e vera matrice del "modello emiliano" perché è a essa che risalgono gli assetti all'origine delle economie esterne che spiegano fin ai tempi più recenti la fortuna di quest'ultimo) si regge sulla sottomissione delle vie d'acqua e di terra allo stesso identico ordine, su una sorta di equilibrato connubio, tra logica dell'elemento liquido e logica dell'elemento solido, affatto distintivo se rapportato alle altre situazioni regionali interessate dalla pianificazione latina. Connubio al cui interno la rete dei percorsi d'acqua funziona da paradigma rispetto a quella stradale, che ne riprende e segue la disposizione. Questo per quanto riguarda il modo di produzione territoriale, strettamente connesso al modo di produzione delle merci e al loro scambio, al cui interno la cultura bolognese è in grado di mettere a punto soluzioni altamente originali per quanto riguarda l'utilizzazione del reticolo acquifero.

Ma non basta. La cultura bolognese, ed emiliana in generale, inventa letteralmente le acque, poiché è al suo interno e in riferimento a essa che in epoca moderna vengono elaborati alcuni tra i modelli più originali e pervasivi per la descrizione, rappresentazione e comprensione dell'elemento idrico e delle forme che lo distinguono. Sotto tale profilo la circolazione delle acque funziona da vero e proprio incubatore nei confronti della vena economica più tipica e originale della regione e di Bologna, la cui crescita ha fin dall'inizio obbedito (molto più precocemente rispetto a qualsiasi altra realtà europea) al ciclo "scambio d'informazione / commercio / scambio d'informazione specializzata", e si è imperniata dunque sullo sviluppo delle funzioni urbane quaternarie legate alla messa a punto e in circolazione di materiali e immateriali modelli di interpretazione e organizzazione del mondo.

In tal senso, nell'estrema diffusività e nell'intenso grado di circolazione, nel continuo e sistematico "scorrimento" dell'informazione specializzata, i cui canali di diffusione ricalcano il funzionamento del dispositivo delle acque correnti, il reticolo idrico diventa il modello delle funzioni superiori che danno vita alla regione e alla sua capitale. Un modello di cui è urgente la ricomprensione, oggi che in Internet, non a caso, si "naviga": oggi cioè che il regime territoriale - al tempo della modernità "liquida", come direbbe Zygmunt Bauman - non appare più obbedire alla sintassi della modernità fondata sulla continuità, l'omogeneità e l'isotropismo, ma sembra seguire invece dinamiche molto più fluide e intermittenti.

 

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