Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

Dossier: Una rete di cataloghi - La catalogazione informatizzata nei musei

musei e beni culturali, dossier /

Conoscere prima di tutto

Patrizia Tamassia
[IBC]

Divulgare e far conoscere l'attività di catalogazione informatizzata svolta in questi anni dal nostro Istituto è la ragione prima di questo dossier, che intende fornire anche qualche spunto di riflessione e chiave di lettura sui risultati ottenuti fino a oggi da questo complesso lavoro che, per sua stessa natura, non potrà mai dirsi concluso. La conoscenza del patrimonio culturale è alla base di ogni attività di valorizzazione, promozione, tutela e conservazione: la catalogazione, come processo di organizzazione sistematica delle informazioni, ne costituisce l'indispensabile premessa.

Proprio intorno ai censimenti e alle catalogazioni come metodo di ricerca nasce l'Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), in quegli anni Settanta che, applicando la nozione di bene culturale, allargano ad ambiti completamente nuovi l'interesse delle istituzioni secondo la lezione di Lucio Gambi e Andrea Emiliani. Nasce un approccio metodologico rivolto alla conoscenza del territorio che si sviluppa districandosi tra concretezza dei materiali e complessità delle relazioni. Allora la scheda era cartacea, le foto erano in bianco e nero e il ricercatore aveva di fronte una realtà di cui interpretare le stratificazioni, dalla quale trarre e selezionare le informazioni: si andavano costruendo, nella prassi quotidiana, una modalità di analisi e delle regole di descrizione catalografica.

La catalogazione ha continuato il suo percorso producendo una grande mole di schede ma il cambiamento davvero epocale è avvenuto con l'ingresso della tecnologia informatica e con le possibilità di applicazione che essa è stata in grado di offrire anche allo specifico ambito della catalogazione dei beni culturali. La necessità di un'operatività organizzata e specificamente dedicata alle attività catalografiche informatizzate ha portato la nostra Regione alla creazione, nel 1990, di un'apposita società, il Centro regionale per il catalogo e la documentazione (CRC), che ha realizzato e tuttora realizza gli interventi finanziati garantendo l'omogeneità della raccolta e del trattamento dei dati (www.crc-bologna.com).

L'IBC ha iniziato a organizzare le schede prodotte con il lavoro di catalogazione nei musei, in una banca dati su supporto informatico, con la Legge regionale 20 del 1990 "Norme in materia di musei di enti locali o di interesse locale". Nell'ambito dei finanziamenti regionali stanziati da questa prima legge di settore, dedicata alla programmazione delle attività a favore dei musei emiliano-romagnoli, si è sviluppato il percorso per la realizzazione del Catalogo informatizzato del patrimonio culturale regionale, a partire proprio dalle collezioni museali. Si è trattato, dunque, sia di catalogare materiali non inventariati e studiati, che di informatizzare e di aggiornare schede cartacee prodotte nel corso degli anni precedenti. Sono state prodotte, finanziate dalla Legge 20, circa 20.000 schede catalografiche di precatalogo, corredate dalla relativa documentazione fotografica.

In attuazione del Decreto legislativo n. 112/1998 l'IBC e le Regioni hanno siglato un accordo con il Ministero per i beni e le attività culturali per la catalogazione dei beni culturali (provvedimento 1 febbraio 2001). Successivamente, nel novembre 2003, l'IBC ha stipulato una specifica convenzione, su base regionale, con le soprintendenze del territorio. Da questa collaborazione si è avviato il recupero e il completamento (con il collegamento testo-immagine) delle schede catalografiche prodotte in numero ingentissimo in seguito ai diversi accordi ministeriali di programma degli anni Novanta (Legge 84/90; Legge 145/92; 1993: "Programma organico di catalogazione dei beni a maggior rischio"), in modo da fare convergere queste schede - insieme alle campagne di catalogazione che l'Istituto ha promosso direttamente sui beni culturali del territorio emiliano-romagnolo e sul patrimonio dei musei appartenenti alla rete museale regionale - in un sistema informativo-informatico unitario, capace appunto di colloquiare con il sistema informativo nazionale.

Con l'attuale legge regionale di settore (18/2000, "Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali"), l'attività di catalogazione nei musei prosegue e si va arricchendo sempre di più il numero dei soggetti coinvolti e delle schede prodotte. Fin dall'inizio, nella nostra regione, la catalogazione è stata caratterizzata da un alto livello di compartecipazione tra i diversi soggetti istituzionali presenti sul territorio e questa continua a essere la modalità operativa. Anche per quel che riguarda i musei non si è lavorato pianificando a tavolino un piano di interventi ma si è preferito offrire un servizio che andasse incontro alle diverse esigenze, a partire da quelle dei possessori dei beni. E dunque si è proceduto, di volta in volta, alla informatizzazione e revisione di schede cartacee già presenti, al completamento di documentazione fotografica laddove era mancante o di qualità insufficiente, alla schedatura inventariale complessiva di raccolte composite e stratificate (situazione che si verifica più di frequente in ambito etnografico, dove l'accumulo di materiale è, nella prima fase, un semplice immagazzinamento che richiede una successiva selezione e un riordino anche a fini di esposizione museale).

Nei primi cinque anni di programmazione, con la collaborazione delle nove amministrazioni provinciali, sulla base delle richieste e dei fabbisogni segnalati dagli enti titolari dei beni sono stati approvati e finanziati, nell'ambito dei piani museali annuali, gli interventi di catalogazione del patrimonio museale regionale. Fino a oggi sono state realizzate circa 50.000 schede: l'attività programmata è in pieno svolgimento e quindi la quantità di schede e di soggetti coinvolti complessivamente non è quantificabile con precisione dato che quotidianamente si va accrescendo.

È importante sottolineare quanto sia determinante il supporto informatico, non solo per il lavoro di catalogazione, ma per una diffusione la più ampia possibile della conoscenza del nostro patrimonio culturale: divulgare e far conoscere la banca dati che contiene il Catalogo è un elemento fondamentale di una politica culturale che ha tra i suoi obiettivi quello di una conoscenza diffusa e diretta del patrimonio culturale da parte, oltre che delle istituzioni preposte, anche dei singoli cittadini. La banca dati dei musei dell'Emilia-Romagna, presente nel sito Internet dell'IBC, mette a disposizione, mano a mano che si conclude il complesso iter di archiviazione e controllo, le schede relative ai numerosi musei che sono stati fino a oggi oggetto di interventi di catalogazione e che conservano le tipologie più varie di materiali, catalogati attraverso schede differenziate per categorie di oggetti (www.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.exe/amuseier). Tutte le fotografie pubblicate in questo dossier provengono dalla banca dati e vorrebbero renderne, almeno in parte, la grande varietà: si coglie l'occasione per ringraziare, qui, tutti i fotografi del loro prezioso lavoro e tutti i musei per aver messo a disposizione le immagini delle opere da essi conservate.

Il Catalogo regionale non è solamente la somma delle singole catalogazioni ma un nuovo soggetto che moltiplica la conoscenza attraverso le relazioni e i confronti: è un tentativo di ricomposizione di quanto la storia e il tempo hanno sparso nei nostri musei. Per realizzarlo occorre lavorare con metodo, attraverso un impegno quotidiano, quasi nascosto, in un'epoca di "beneculturalismo" e di ricerca dell'evento straordinario; Ezio Raimondi ci ricorda che "proprio in un orizzonte così dilatato diventa più necessaria un'educazione alla misura e alla sensibilità del quotidiano, all'attenzione alle cose, alla percezione viva delle forme e della loro complessità": "nella luce ordinaria che gli compete il lavoro dell'IBC va in questa direzione".

 

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