Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

musei e beni culturali / media, mostre e rassegne, pubblicazioni

Radio FM 1976-2006. Trent'anni di libertà d'antenna, a cura di P. Ortoleva, G. Cordoni, N. Verna, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2006.
Senza chiedere permesso

Carlo Tovoli
[IBC]

Fu nel bel mezzo dell'estate 1976, e precisamente il 28 luglio, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 202, fece uscire dalla clandestinità le trasmissioni radiofoniche private, purché a copertura locale. Era la fine di un monopolio, quello pubblico, nato cinquant'anni prima e in più occasioni messo in "pericolo" da tanti pionieri dell'etere, inseguiti dagli uomini dell'Escopost, l'ufficio del Ministero delle poste delegato alla vigilanza sulle radiofrequenze e addetto al sequestro anche del più artigianale tra i trasmettitori. La sentenza, del resto, legalizzava una realtà, quella delle radio "pirata", già diffusa in molte regioni italiane. Basti pensare che alla fine del 1975 riviste specializzate come "Millecanali" segnalavano la presenza di oltre 100 radio private.

È difficile stabilire quale sia stata la prima esperienza di radio libera in Italia. Sicuramente è da ricordare Radio Libera Partinico, nata per iniziativa di Danilo Dolci, tra i padri fondatori della cultura nonviolenta in Italia, e in onda per soli due giorni tra il 25 e il 26 marzo 1970. Furono meno di trenta le ore di emissione prima della chiusura da parte delle polizia ma riuscì a dare voce ai terremotati del Belice e a lanciare un forte messaggio di denuncia dell'accaparramento da parte della mafia dei soldi destinati alla ricostruzione dopo il terremoto del 1968. Nasce la radio come strumento di lotta, che vuole dare voce agli esclusi; nell'aria risuonano le parole di una celebre canzone di Giorgio Gaber del 1973: "la libertà non è uno spazio libero / libertà è partecipazione".

"Dare la parola ai soggetti tradizionalmente esclusi dalla radio e dalla televisione: studenti, operai, consigli di quartiere e di fabbrica [...] con l'idea di opporre ai messaggi dell'informazione verticale, ovvero del potere, un nuovo modo di fare informazione": così Roberto Faenza ricorda l'esperienza di Radio Bologna, da lui fondata il 23 novembre del 1974 con sede "mobile", una roulotte sulle colline bolognesi, per sfuggire ai controlli. Una radio "dimostrativa", senza pretese di durare nel tempo, che metteva in pratica ciò che Faenza aveva appreso durante un soggiorno a Washington, sperimentando nuove tecnologie di comunicazione (ne fece anche un libro dal titolo emblematico: Senza chiedere permesso). Saranno molti, di lì a poco, a seguire l'esempio di Faenza: è la "stagione dei cento fiori".

Contrariamente a quanto in generale si pensi su quel periodo, le emittenti a carattere esplicitamente politico furono solo una minoranza, anche se agguerritissima. Lo scrive Peppino Ortoleva nell'introduzione al volume Radio FM 1976-2006 che ripercorre trent'anni di libertà d'antenna: "Se guardiamo all'insieme del panorama, un numero assai maggiore di emittenti nacque da finalità diverse, associazionistiche e culturali, commerciali e di semplice divertimento". Un ruolo fondamentale ebbe per esempio la musica rock, trasmessa raramente dalla RAI, "la vera cultura condivisa delle nuove emittenti e dei loro ascoltatori, indipendentemente dalle tradizionali divisioni geografiche del paese". In pochi anni, e in maniera esponenziale dopo la legittimazione della Corte costituzionale del 1976, l'ascolto delle radio "libere" entra a far parte delle abitudini dei giovani. E così le voci degli speaker iniziano a diventare sempre più familiari: si consolida la figura del "disk jockey". Tra i primi: Albertino, Claudio Cecchetto, Gerry Scotti, e anche Vasco Rossi nella piccola Punto Radio di Zocca, in provincia di Modena.

Per raccontare questa storia il volume, ricchissimo di informazioni, ha scelto di dare la parola ai protagonisti dell'epoca, ricostruendo la "biografia" di oltre settanta radio, da sud a nord, attraverso diciotto regioni. Per l'Emilia-Romagna impossibile non ricordare l'esperienza di "Radio Alice", mitica voce della rivolta studentesca bolognese, nata nel febbraio 1976 e chiusa "in diretta" dalla polizia il 12 marzo 1977 (nel volume la trascrizione degli ultimi minuti di vita della radio, ripresi anche dal film Lavorare con lentezza di Guido Chiesa). E, ancora, la bolognese Radio Città, una delle radio libere italiane più longeve, mentre vita brevissima (poco più di un mese) ebbe Radio 88, raro esempio di unione tra diverse emittenti, circa 50, che nel 1983 furono zittite dal pretore di Bologna perché i loro ponti radio (88, da qui il nome) e le loro frequenze "disturbavano" le strumentazioni dell'aeroporto di Bologna. Ospitate dal ponte radio di Nettuno Onda Libera, diedero vita a una sorta di "cooperativa", alternandosi un'ora al giorno pur di continuare a esistere.

Il volume contiene anche una amplissima documentazione fotografica con molto materiale d'archivio e un reportage del fotografo Andrea Samaritani (anch'egli disk jockey, alla fine degli anni Settanta, per Radio Città di Cento, in provincia di Bologna) realizzato nel 2005 negli studi delle maggiori stazioni radiofoniche italiane. "Radio FM 1976-2006" è anche una mostra itinerante che ha avuto la sua prima tappa a Bologna, città di Guglielmo Marconi, nel settembre 2006, per concludersi a Roma nell'ottobre 2007. L'allestimento ripercorre cronologicamente questi ultimi trent'anni attraverso fotografie, suoni, musica, filmati, oggetti storici: dai primi trasmettitori agli adesivi delle radio, dalle cover dei dischi alla riproduzione dei jingle più famosi, con una particolare attenzione allo slang utilizzato, ancora oggi di uso comune tra i giovani. Sul sito www.30annidiradiofm.it, oltre a visualizzare le tappe della mostra e tutte le iniziative collaterali, è possibile arricchire la narrazione inviando segnalazioni e materiale. Il tutto per festeggiare una realtà che conta oggi circa 1.200 emittenti e 37 milioni di ascoltatori. La radio è viva e viva la radio!

 

Radio FM 1976-2006. Trent'anni di libertà d'antenna, a cura di P. Ortoleva, G. Cordoni, N. Verna, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2006, 448 p., euro 49,00.

 

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