Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / convegni e seminari, progetti e realizzazioni

In vista del nuovo Museo della psichiatria di Reggio Emilia, l'IBC e il Centro di documentazione "San Lazzaro" hanno messo a confronto cittadini, amministratori, studiosi e responsabili di musei analoghi in Italia e in Europa.
Il museo dell'anima

Laura Carlini
[IBC]

Il 27 settembre 2006, a Reggio Emilia, si è svolto il convegno internazionale "Il museo della psichiatria a Reggio Emilia e l’esperienza europea, dal Padiglione Lombroso al Museo nazionale", organizzato dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) nell’ambito della settimana della salute mentale (24-30 settembre). Pubblichiamo l’intervento di Laura Carlini, responsabile del Servizio musei e beni culturali dell’IBC.

Il convegno aveva quattro obiettivi principali. Innanzitutto presentare alla comunità locale l’idea del nuovo museo, che troverà collocazione nel ristrutturato padiglione "Lombroso", e illustrare l’ingente patrimonio culturale sulla storia della psichiatria conservato al Centro di documentazione "San Lazzaro". Configurarsi come momento d’incontro e di dibattito tra i diversi portatori d’interesse – amministrazioni, centro di documentazione, servizi sanitari, università, associazioni, attori socio-economici, esperti e cittadini, media – per creare coinvolgimento e consenso sulla realizzazione del museo. Comporre un quadro di riferimento, attraverso la presentazione di casi di studio nazionali e internazionali di alcuni dei più rilevanti musei della psichiatria in Europa (Roma, Venezia, Heidelberg, Berna, Ghent), per acquisire esperienze utili alla progettazione del futuro museo, alla sua organizzazione e gestione. Instaurare, infine, una prima forma di collaborazione con i musei invitati, con i quali sviluppare ulteriori, stabili e duraturi rapporti di ricerca e lavoro.

 

Proprio perché il museo contemporaneo non è più soltanto il classico "tempio delle muse" – il "contenitore della memoria", la cui finalità era raccogliere, conservare, studiare, esporre e comunicare le collezioni – ma evolve verso un nuovo ruolo sociale, che lo sta trasformando da "elemento di welfare" ad "attore dello sviluppo" per il territorio, ho ritenuto opportuno che questa giornata fosse un’occasione di dibattito, un forum nel quale confrontare ipotesi e prospettive, anche alla luce di accreditate teorie, come quella delle reti socio-tecniche, per la quale un’innovazione, nel nostro caso la creazione e il mantenimento di un nuovo museo, ha tante più possibilità di realizzarsi con successo e di durare nel tempo quanto più riesce a collocarsi al centro di un dispositivo che permette a una serie di attori eterogenei di far convergere le loro aspettative, i loro interessi e i loro punti di vista, anche contrastanti, verso lo stesso "oggetto", che deve essere a sua volta capace di coordinarli e federarli con la finalità della realizzazione del progetto in questione. Per gli studiosi di questa teoria il museo è un "catalizzatore" (boundary object), che deve tendere a proporsi quale centro di relazioni e creatore di convergenze.1

Sono debitrice in tal senso alle persone che ho incontrato nel corso delle riunioni per la messa a punto del programma della settimana della salute mentale poiché, occupandomi di musei e non di psichiatria, non avevo idea della grande ricchezza e varietà di pratiche esistenti. Desidero pertanto esprimere la mia gratitudine ai diversi soggetti reggiani, di cui ho potuto ascoltare storie, esperienze e proposte e che mi hanno ispirato anche nella messa a punto di questa relazione.

Il mio contributo è incentrato sui quattro punti. Il quadro di riferimento generale costituito dagli standard di qualità per i musei della regione, entro il quale vanno collocati tutti i progetti di sviluppo di musei, biblioteche e archivi. Una descrizione concisa delle dotazioni attuali del Centro di documentazione di storia della psichiatria "San Lazzaro" di Reggio Emilia e delle attività realizzate dall’IBC a favore dell’istituzione. Un’analisi dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce del futuro museo al "San Lazzaro" (analisi SWOT). Una breve illustrazione del questionario ideato dall’IBC per sondare l’opinione del pubblico sui contenuti e le attività del futuro museo, al fine di dare vita a un’istituzione più vicina alle aspettative e alle preferenze della comunità.

 

Gli standard di qualità

A seguito del ruolo più attivo attribuito al museo quale centro di relazioni e attore di sviluppo sociale, si è determinata l’esigenza di definire standard di qualità per valutare l’adeguatezza dell’operato del museo rispetto alla domanda di servizi culturali, ed è in questa prospettiva che, come previsto dalla legge regionale 18/2000, l’IBC – in concerto con i referenti di province, enti locali, musei, università, associazioni di settore, e del Ministero per i beni e le attività culturali – ha definito gli standard e gli obiettivi di qualità ai quali fare riferimento nella gestione degli istituti.2

Si tratta di migliorare in ogni sfera d’attività: dall’assetto di governo alla gestione, dall’adeguamento delle strutture e degli impianti alla sicurezza di persone e cose, dalla documentazione e ricerca alla conservazione e cura delle collezioni, dalla formazione e aggiornamento del personale ai rapporti con il pubblico e con il territorio. Gli ambiti di applicazione degli standard di qualità – i cui requisiti andranno rispettati nell’implementazione e gestione anche del futuro museo della psichiatria – sono i seguenti:

• Status giuridico (assetto istituzionale e modello organizzativo).

• Assetto finanziario (modello gestionale).

• Strutture e sicurezza del museo (accessibilità, adeguatezza, sicurezza di persone e cose).

• Personale (funzioni di: direzione, conservazione e cura delle collezioni e del patrimonio, educazione e didattica, sorveglianza e custodia).

• Gestione e cura delle collezioni (documentazione, conservazione e ricerca).

• Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi (apertura regolamentata e garantita, servizi di accoglienza, educativi, studi sui visitatori, ecc.).

• Rapporti del museo con il territorio (capacità relazionale nei confronti di altre istituzioni).

I casi di studio di musei che operano nello stesso settore potranno fungere da termine di paragone e, laddove possibile, da guida per individuare le soluzioni ottimali da scegliere per il "San Lazzaro".

 

Il patrimonio del "San Lazzaro"

Questa scheda delle dotazioni del "San Lazzaro", data la sintesi, non restituisce la ricchezza e il pregio del patrimonio, ma può rendere l’idea delle sue potenzialità. L’istituzione è dotata di una sede storica presso l’ex Istituto neuropsichiatrico "San Lazzaro" di Reggio Emilia, istituito nel 1821, ma risalente al 1217, quando aveva funzioni di lebbrosario. Conta su un patrimonio archivistico, bibliografico, oggettuale e iconografico costituito da circa 4.000 opere d’arte dei ricoverati, da una cospicua raccolta di strumenti scientifici e di contenzione, da un fondo fotografico di circa 1.700 immagini, da un archivio clinico e amministrativo con migliaia di cartelle.

Il "San Lazzaro" comprende la Biblioteca specializzata "Carlo Livi" (il cui nucleo storico risale al 1871) che conserva 14.000 volumi e 150 periodici scientifici correnti, accessibili mediante un database del catalogo, e il Fondo Antico con 741 periodici cessati (fino 1970), repertoriati. Svolge attività culturali attraverso il Centro di documentazione di storia della psichiatria, istituzione scientifica sorta nel 1991 per garantire la conservazione, la salvaguardia e il riordino del patrimonio, favorirne la conoscenza, la valorizzazione e l’utilizzazione, e, infine, sviluppare una riflessione sui problemi dell’esercizio e della pratica della psichiatria e dei saperi affini, sulla loro storia e sulla loro situazione attuale ( www.ausl.re.it/biblioteca).

L’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna è socio fondatore del Centro, con l’Azienda unità sanitaria locale (AUSL), il Comune e la Provincia di Reggio Emilia, e l’Università di Modena e Reggio Emilia. L’IBC ha curato il riordino e l’inventariazione dei materiali dell’archivio clinico e amministrativo dal 1820 al 1996, e la loro relativa informatizzazione; ha predisposto il sistema informativo e ha curato il primo nucleo di catalogazione informatizzata del patrimonio: 394 opere d’arte e 184 strumenti scientifici e di contenzione. Ha partecipato al programma europeo "Cultura 2000", con il progetto "PAPHE. Il patrimonio ospedaliero in Europa presente e futuro", con attività di studio, documentazione e valorizzazione degli aspetti inerenti l’architettura storica degli ospedali.

L’IBC, inoltre, ha organizzato il seminario "I patrimoni culturali delle aziende sanitarie in Emilia-Romagna" per suscitare e rafforzare la consapevolezza dell’importanza di questo settore. Ha curato e finanziato il restauro degli apparati decorativi all’interno della chiesa del "San Lazzaro", e ha realizzato il CD-ROM La storia della psichiatria in Emilia-Romagna, nell’ambito del progetto di valorizzazione del patrimonio delle AUSL della regione ( www.ibc.regione.emilia-romagna.it/psichiatria/intro.html).

 

L’analisi SWOT

Questo esame consiste nell’analisi complessiva del caso di studio al fine di individuare i punti di forza sui quali puntare e i punti di debolezza da sanare o comunque di cui ridurre l’impatto, gli scenari con le opportunità di sviluppo che possono prefigurarsi e i rischi del contesto, che potrebbero rallentare o impedire il raggiungimento degli obiettivi. Si tratta di uno strumento da utilizzare come bussola per orientare la navigazione del progetto.

 

Punti di forza

• La notorietà nazionale e internazionale dell’ex Istituto neuropsichiatrico "San Lazzaro" quale centro di ricerca e di sperimentazione di rilevanza storica.

• La presenza di collezioni storiche che rendono il "San Lazzaro" un esempio di eccellenza nel settore.

• Un sistema di documentazione informatizzato delle collezioni adeguato agli standard di qualità.

• L’ubicazione nella struttura architettonica del comprensorio storico di San Lazzaro, con la coincidenza di contenuto e contenitore.

• La futura sede rispondente agli standard di sicurezza e accessibilità (padiglione "Lombroso").

• Forti competenze ed esperienza nell’ideare e gestire manifestazioni.

• Collaborazione stabile e continuativa con musei, centri culturali e altre istituzioni.

 

Punti di debolezza

• Una posizione decentrata rispetto alla città (non gode della rendita di posizione di una struttura centrale, con molto passaggio).

• L’ubicazione in una città non a vocazione turistica (necessità di forti investimenti in promozione per avere visibilità).

• Forma istituzionale, modello organizzativo e piano di gestione non ancora definiti.

• Spazi limitati in rapporto alle dimensioni delle collezioni e delle attività (probabilmente non tutti i materiali potranno essere trasferiti nel padiglione "Lombroso").

 

Opportunità

• Partecipare stabilmente a una rete di musei e organizzazioni affini in ambito regionale, nazionale e internazionale.

• Divenire il centro studi di riferimento per la messa in rete del sistema delle conoscenze e dei materiali per la storia della psichiatria italiana e internazionale.

• Rafforzare e ampliare la collaborazione con gli istituti culturali locali, con il campus universitario, con le strutture sanitarie e con le associazioni per iniziative rivolte alla cittadinanza.

• Fungere anche da punto d’incontro tra la comunità e le strutture sanitarie, in grado di fornire informazioni e materiali sui servizi per la salute esistenti.

 

Minacce

• Possibile mancanza di coordinamento tra i diversi stakeholders (portatori d’interesse) che collaborano all’iniziativa.

• Limitata conoscenza del proprio pubblico e delle sue aspettative (rischio di "recinto autoreferenziale").

• Difficoltà nel reperimento di risorse pubbliche e private per la gestione.

• Problemi di conservazione (movimentazione esterna e interna) e di aumento dei costi nel caso di rotazione frequente delle collezioni, determinata dalla limitatezza degli spazi.

 

Il questionario

Se il nuovo ruolo del museo è profondamente improntato al rapporto con la collettività, la conoscenza del pubblico diventa un elemento cruciale da tenere in considerazione nel momento in cui si progetta un nuovo istituto. Conoscere il pubblico significa offrire una gamma di esperienze in cui ogni visitatore possa ritrovarsi: ricreative, socializzanti, educative, estetiche, celebrative, emozionanti.3

L’idea che ancora oggi molti associano ai musei, tuttavia, è improntata allo stereotipo del "tempio delle muse", che "nel vissuto degli intervistati risulta legato in maniera molto stretta alle attività di studio, per lo più considerate prive della componente di divertimento".4 Molti vedono ancora il museo "come un luogo frequentato da persone mature, che non amano ciò che è moderno e attuale", associandogli termini come: "arte, cultura, antichità, storia, passato, interessante, istruttivo", ma anche: "vecchio, buio, chiuso, muffa, polveri, austerità".5 Rovesciare quest’immagine è uno degli impegni più ardui per i musei e scalfire la perdurante visione del museo come luogo destinato a chi "ha una preparazione culturale adeguata" rimane ancora, in molti casi, un obiettivo da conquistare.

Proprio per dare un contributo alla conoscenza dei potenziali fruitori – o, come si preferisce definirli oggi, dei "partner" – l’IBC ha predisposto un questionario. Si tratta di uno strumento diretto a verificare quali siano gli orientamenti del pubblico che prende parte alla settimana della salute mentale nei confronti del futuro museo, e di conseguenza quali potrebbero essere eventuali assi privilegiati lungo i quali procedere nell’allestire la struttura e predisporre le attività. In altri termini, l’analisi tenta di stabilire se il gradimento del pubblico vada a un modello di museo ove prevalgano gli aspetti di conservazione, o di ricerca, o di relazione.

Considerato che il museo è tenuto in ogni caso a contemperare le diverse aspettative ed esigenze, i risultati potrebbero essere utili a fornire le prime indicazioni sul punto di equilibrio tra le diverse possibili configurazioni. Concludo questo intervento con l’impegno a presentare un rapporto sugli esiti della rilevazione in un futuro incontro, con l’auspicio che possa risultare vantaggioso per individuare un’identità distintiva del museo coerente con i valori della collettività, che ne rispecchi la complessità e gli interessi multidisciplinari.

 

Note

(1) F. Panese, Musées et dépendances, "museums.ch", 2006, 1, pp. 8-12; S. Leigh Star, J. Griesemer, Institutional Ecology, Translations, and Boundary Objects: Amateurs and Professionals in Berkley Museum of Vertebrate Zoology, 1907-1939, "Social Studies of Science", 19, 1989, 3, pp. 387-420.

(2) Si vedano: Ministero per i beni e le attività culturali, Criteri tecnico-scientifici e standard per i musei, Atto d’indirizzo firmato il 10 maggio 2001, frutto del lavoro di una commissione paritetica Stato-Regioni, in attuazione dell’articolo 150 del Decreto legislativo n. 112/1998; L. Carlini, Musei locali - Regione Emilia-Romagna, in Strumenti di valutazione per i musei italiani. Esperienze a confronto, a cura di A. Maresca Compagna, Roma, Gangemi Editore, 2005, pp. 292-298; L. Carlini, Musei e autovalutazione, "Museoinforma", 2004, 21, pp. 4-5.

(3) N. Kotler, P. Kotler, Marketing dei musei. Obiettivi, traguardi, risorse, Torino, Edizioni di Comunità, 1999, p. 48.

(4) L. Solima, Il pubblico dei musei. Indagine sulla comunicazione nei musei statali italiani, Roma, Gangemi Editore, 2000, p. 90.

(5) Gli italiani & l’arte, "ART’È Monitor", supplemento "ART’È", 1998, 2, pp. 11-14 ( www.artespa.it/ita/sec/comunicazione/dossier.pdf).

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