Rivista "IBC" XIV, 2006, 2
musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, restauri
A Roma, fra gli ultimi e beneauguranti eventi del 2005 vi è stata la nuova sistemazione, all'interno di uno spazio finalmente adeguato per dimensioni e luminosità, della statua di Marco Aurelio, nell'hortus romano riallestito ad ampliamento dei Musei Capitolini. Nel giardino coperto a pianta ellittica sormontato da un'alta cupola vetrata che permette alla luce naturale di inondare le statue, opera di Carlo Aymonino, trovano posto, quasi in muto colloquio, altri grandi bronzi dell'antichità: i resti della colossale statua bronzea di Costantino (la testa, la mano e il globo) e l'Ercole dal Foro Boario. Ma l'esedra rappresenta solo il perno della più ampia risistemazione che ha consentito l'apertura di una nuova ala della raccolta pubblica più antica del mondo.
Nei 3.000 metri quadrati ora aggiunti sono stati risistemati, oltre alla statua equestre dell'imperatore, anche la collezione "Castellani" di vasi greci e italici e i capolavori provenienti dagli Horti Esquilini. Ma soprattutto si è riusciti a valorizzare l'imponente platea di fondazione di quello che rappresenta il più venerato santuario della romanità: il tempio di Giove Ottimo Massimo Capitolino. Accanto ai suggestivi blocchi in cappellaccio sono esposti, oltre a una splendida ricostruzione, i reperti recuperati dai recenti scavi dell'area che rivelano, per il colle, una continuità abitativa dall'età del Bronzo Medio (XVII-XIV secolo a.C.).
Si tratta quindi di un passaggio decisivo verso la creazione di quei Grandi Musei Capitolini che nei prossimi anni dovrebbero includere anche gli spazi del Palazzo Senatorio e creare probabilmente il più prestigioso polo museale della Capitale. Questo nuovo esaltante risultato si deve in particolare alla inesausta sapienza e capacità organizzativa della direttrice Anna Sommella Mura che, in questi ultimi anni, ha saputo trasformare una gloriosa, ma un po' sonnacchiosa istituzione, in uno dei musei più visitati d'Italia, dotato di ottimi servizi e dall'intensissima attività espositiva.
Ricordiamo solo, per il successo dell'operazione, il trasferimento alla Centrale Montemartini di parte della collezione statuaria: collocazione che doveva avere carattere temporaneo, ma che si è trasformata, per l'ininterrotto gradimento del pubblico, in un nuovo spazio museale acquisito definitivamente alla città. In un'epoca in cui i nostri beni culturali si ritrovano, come di routine, a interpretare il loro ruolo di Cenerentola nei bilanci delle pubbliche amministrazioni, questo nuovo significativo risultato dell'amministrazione capitolina va segnalato come un successo tanto più prezioso in quanto costituisce il frutto più appariscente di anni di ricerche e scavi scientificamente inappuntabili.
Restano da segnalare, per dovere di cronaca, gli unici immancabili mugugni nei confronti della pedana che ora sostituisce la tribuna michelangiolesca che reggeva la statua dell'imperatore al centro del litostrato capitolino. Critiche probabilmente inevitabili: troppo radicata nella nostra memoria l'immagine tradizionale di questo monumento, che rappresenta, assieme forse al solo Colosseo, il più celebrato dei mirabilia urbis. Eppure il 22 dicembre, entrando nell'esedra vetrata che lo ospita, comune a tutti noi è stata la meraviglia, il compiacimento per il ritrovarci di fronte a tanta bellezza, così conosciuta eppure nuovamente riconosciuta con autentica emozione. L'imperatore era di nuovo là, nella sua majestas irraggiungibile, ma completamente addolcita da una serenitas della quale vorremmo che ci facesse partecipi, almeno a intermittenze.
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