Rivista "IBC" XIV, 2006, 2
musei e beni culturali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, storie e personaggi
A maggio 2006 Bologna si è arricchita di una nuova raccolta di opere d'arte: la donazione fatta dal pittore Ugo Guidi alla Fondazione del Monte di Bologna, una ricca e preziosa selezione di oltre cento opere che sono esposte in via delle Donzelle 2, compatibilmente con le iniziative temporanee della Fondazione (www.fondazionedelmonte.it). Un regalo per la città e la garanzia, per il generoso donatore, di non vedere disperso e smembrato il suo patrimonio artistico.
A maggio, dunque, cinquanta opere di Guidi, scelte con criterio antologico, hanno lasciato il luminoso attico-studio affacciato sulla collina bolognese, per trasferirsi in pieno centro storico. A questo significativo nucleo di lavori, accumulati in sessant'anni di pittura e scultura, Guidi ha affiancato la sua collezione privata, raccolta nel tempo con appassionata ricerca. Un patrimonio scelto con cura, che esprime tutta la stima e l'affetto dell'allievo per coloro che lui, con orgoglio, definisce i suoi maestri: Romagnoli, Protti, Pizzirani (che per anni ha frequentato) e i più lontani Luigi e Flavio Bertelli, Alessandro Scorzoni, Antonio Mancini. Fanno parte della raccolta, inoltre, anche alcune acqueforti di Carlo Leoni, d'incomparabile bellezza e poesia.
Al di là del gesto di generosità, alla donazione di Guidi si può attribuire il valore di una ideale conclusione del ciclo pittorico di tradizione bolognese, legato a questi maestri del Novecento. Mode e tendenze non hanno mai interessato questo artista, ma il suo segno suscita ancora emozioni profonde: immediato, fresco, inconfondibile, impetuoso a volte come una sciabolata. Per lui è ancora attuale il termine "talento", desueto e dimenticato dall'arte di oggi, orientata in assoluta libertà verso nuove ricerche.
Guidi, pittore per vocazione manifestatasi fin dai primi anni di vita, affronta la tela con veemente aggressività, astraendosi da tutto quanto lo circonda. Nascono così quei piccoli e grandi capolavori che ha tenuto a lungo nascosti nella sua galleria personale. Essere ammessi nel suo mondo è stato sempre un privilegio di pochi. Una donna, un paesaggio, una natura morta, un mazzo di fiori appena colti, tutto è descritto da Guidi con naturale semplicità, in un linguaggio accessibile a tutti. I suoi ritratti non sono fotografie ma, rubando una bella definizione già utilizzata per Reynolds, "salienti e sofisticate biografie per immagini". Sempre elegante nell'esecuzione e acuta nelle analisi, la pittura di Guidi è un sapiente assemblaggio di estro e sintassi, realizzato in un linguaggio personale di tocchi nervosi e improvvisi, "tra Boldini e gli schizzi di Degas, che dovevano piacergli non poco", come di lui scrive Eugenio Riccomini.
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