Rivista "IBC" XIV, 2006, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Mimmo Jodice. Light, Bologna, Damiani Editore, 2006.
Jodice si fa luce

Michele Tosi
[docente di Storia dell'arte all'Istituto tecnico "Luxemburg" di Bologna]

Negli anni Settanta, gli anni dell'impegno politico e sociale, vidi una fotografia che mi colpì in modo particolare: si trattava dell'immagine di un operaio dell'Italsider con una maschera a filtri che, fotografato in bianco e nero, con un taglio particolare e un'accentuazione netta dei toni chiaroscurali, diveniva un drammatico pulcinella, si tramutava in un'allucinata parodia del mitico personaggio napoletano, raccogliendo tutto l'effetto di straniamento della maschera, ma anche il suo carico di dolore. Fu così che conobbi l'opera del fotografo Mimmo Jodice, percorrendo i suoi reportage sociali in cui, dalla religione al lavoro, alla sanità, rappresentava le tante facce della sua Napoli e, più in generale, del nostro meridione. Erano foto amare, talvolta violente, sempre emozionanti, rese con un rigoroso bianco e nero che favoriva il fotografo nella sua ricerca delle ambiguità del reale.

Il bianco e nero ha caratterizzato nel tempo tutta la produzione di Jodice, dalle sue incursioni museali, con le sue foto per il Museo archeologico di Napoli o quelle per la mostra di Canova tenutasi presso il Museo Correr di Venezia nel 1992, fino agli episodi recenti dei suoi volumi Mediterraneo, Eden, Old Calabria e altri dove, attraverso il filtro dell'obiettivo, indaga le realtà più riposte della civiltà mediterranea. Colpisce perciò la realizzazione di una mostra come "Light", organizzata per la Galleria d'arte moderna di Bologna dal critico Valerio Dehò nella sede espositiva di Villa delle Rose dal 28 gennaio al 26 febbraio 2006, una mostra in cui Jodice fa parlare le sue fotografie attraverso il colore.

Le immagini di Mimmo Jodice sono visioni interiori e così è da intendersi anche l'uso del colore nel suo lavoro, mai legato ad una resa naturalistica del soggetto. La mostra, come del resto il volume che la racconta restituendone il fascino misterioso e sottile, non ha un vero e proprio centro tematico, né è stata improntata come sequenza cronologica di immagini; è una sorta di montaggio, di riassemblaggio di immagini che toccano i vari temi cari all'artista. È come se Jodice avesse tenuto, nel tempo, un archivio parallelo in cui alcune delle sue immagini in bianco e nero si trovano occasionalmente stampate a colori, pur non mutando in alcun modo il senso della rappresentazione.

Le opere di Jodice, da più di trent'anni, mostrano le incongruenze del presente, il dolore o la malinconia del passato, l'enigma del futuro. Sono come il velo di Maya che si scosta lievemente lasciando intravedere la verità. Emozionano. Sempre. Ancora. Siano esse in bianco e nero o, come queste ultime, a colori. Che si innestino crudamente nel reale o che ci trasportino nei tempi sospesi del sogno. Non è poco. Vorrei chiedergli di fotografare il vuoto. Sono certo che accetterebbe la sfida.

 

Mimmo Jodice. Light, Bologna, Damiani Editore, 2006, 144 p., _ 45,00.

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